Recensione Resident Evil Remastered

Il primo incubo, ora su Switch

di Fabio Fundoni

Millenovecentonovantasei. Se volete vi faccio anche lo spelling, ma il succo non cambia: ero un giovincello di sedici anni e i videogame in tre dimensioni stavano iniziando ad entrare nelle case di migliaia di persone, il tutto grazie alla mitica PlayStation (la prima) e prendevano forma brand che avrebbero fatto la storia del nostro passatempo preferito. Tra questi si va a prendere un posto di riguardo, senza alcun dubbio, Resident Evil. Provate a immaginare di essere sempre vissuti nutriti a pane e pixel e a trovarvi di colpo davanti a una grafica incredibilmente realistica rispetto a quanto visto sino a quel momento. Ok, abbiamo diversi titoli che potrebbero fregiarsi dello stesso merito, ma Resident Evil è stato il primo gioco che ha portato nelle case di innumerevoli videogiocatori il terrore in 3d. Potrei stare qui a raccontarvi di pomeriggi o, ancora peggio, nottate passate a giocare in coppia. Nel senso che ci si ritrovava in due amici con uno che giocava e l’altro impegnato a dare supporto morale. "Corri, scappa, c’è il Nemesis": e beccatevi questa super citazione, anche se il capitolo in questione è un altro. Lo so bene che con il passare degli anni vi siete e ci siamo abituati praticamente a tutto e anche che le nuove generazioni si fanno impressionare raramente, ma per noi Resident Evil ha realmente segnato un’epoca.


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Ok: che per uno come me il titolo in esame abbia significato realmente qualcosa, lo avete perfettamente capito. Senza alcun dubbio il discorso si può traslare ad una marea di gamer e se avete qualche dubbio a riguardo vi basti andare a vedere quante volte è stato riproposto tra remastered, remake, director’s cut e via dicendo. Si perde quasi il conto a cercare di fare un riepilogo e non poteva mancare l’edizione dedicata al Nintendo Switch che, infatti, potete trovare sullo store digitale della console giapponese a un prezzo che sfiora i trenta euro. Poche righe e abbiamo già toccato il tasto dolente della situazione. Per un titolo visto e giocato su praticamente qualsiasi console in commercio e non, una simile richiesta ci è parsa immediatamente esagerata, a prescindere da qualsiasi “operazione nostalgia”.

Abbiamo voluto mettere immediatamente sul tavolo il fattore che maggiormente ci ha interdetto riguardo questa nuova edizione di RE, perché va detto che la trasposizione del gioco è davvero pregevole in ogni suo elemento. Alla base c’è una trama che ha stregato generazioni di videogiocatori, con l’ingresso nella villa abbandonata (eh, insomma…) e la battaglia per sopravvivere agli zombi e cercare di venire a capo di un intricato mistero, fatto di esplorazione e enigmi ambientali. Non staremo qui a parlarvi di una trama che anche i muri conoscono, ma possiamo assolutamente rassicurarvi sulla bontà della conversione su Switch che gode di tutte le opzioni che abbiamo apprezzato nelle ultime incarnazioni del gioco, tra cui spiccano un ottimo impianto audio (importantissimo nei survival horror) e la possibilità di adattare lo schermo agli odierni 16:9, per un impianto tecnico di tutto rispetto che non mostra il fianco e mantiene un frame rate stabile.


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Il gameplay, ovviamente figlio dell’originale, si sposa per bene con il controller “mobile” della Switch, per quanto riteniamo abbastanza leggero il feedback dato dal (pochissimo) peso dei joy-con staccati dalla console, che danno invece il meglio se collegati ad essa e impostando sul gioco non su televisore ma sullo schermo nativo della Switch. D’altro canto avere un titolo simile sempre pronto per essere portato in giro al massimo delle sue possibilità, è un bonus da non sottovalutare, sebbene vada detto che andando a giocare su uno schermo più piccolo di quello televisivo e lontano dal nostro impianto 5.1, l’impatto della tensione è stato decisamente minore. Persino un giocatore pavido come me è riuscito a giocare senza il minimo problema. Problemi che ancora oggi, dopo decine e decine di “run” a Resident Evil sulle più disparate piattaforme, la formula originale di Capcom riesce a darmi grazie a un sapiente mix di tensione e horror puro. Se volete godervi le avventure di Chris e Jill in modalità portatile, vi consigliamo di mettervi sotto le coperte e spegnere tutte le luci.

Come avrete capito, questa ennesima edizione di Resident Evil ci è piaciuta, un po’ per i bei ricordi che il titoli ci stimola, un po’ per le indiscusse qualità che il gioco continua ad avere anche dopo ventitre anni di vita, un po’ per il buon lavoro svolto da Capcom. Certo, va anche detto che siamo davanti a un prodotto visto e rivisto in ogni salsa e che, a conti fatti, la grande novità di questa edizione è insita nel fatto che potrete utilizzare la Switch in modalità portatile. Volete rivivere delle emozioni indimenticabili o siete curiosi di scoprire un gioco che ha fatto la storia e che per qualche motivo vi siete persi? Benvenuti, ma sappiate che il prezzo monetario da pagare per sentire i brividi del vero terrore, non è poi così basso come l’età del gioco potrebbe far pensare. Magari, ad un primo ribasso, la battaglia contro l’Umbrella Corporation avrà ancora più senso.


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