Recensione Saturnalia: Benvenuti a Gravoi

Approcciarsi a un videogioco, con l'intento di scriverne poi una recensione, richiede un certo livello di attenzione utile a separare il giocatore dal critico. Sulla carta Saturnalia ha il un fascino davvero molto particolare, complice un’ambientazione geograficamente molto vicina a noi, data la location fittizia collocata nella bella Sardegna, terra dei nuraghi, dei malloreddus, nonché covo di un numero significativo di credenze popolari. Ah, per la cronaca è anche la patria del nostro Luca, pace al Lord.

In questa cornice ricca di mistero, troviamo spazio anche per una storia ideata dagli italiani di Santa Ragione, un gruppo indie che da zero ha messo in piedi un survival horror molto particolare. Saturnalia porterà alla mente degli studiosi i rituali rivolti al dio Saturno, con tanto di richiami a maschere e creature infernali, il perfetto mix se si vuole pensare, per l’appunto, a un survival horror.

Recensione Saturnalia: Benvenuti a Gravoi

Della serie: poteva adarci pure peggio. Eppure....

Gli elementi necessari al funzionamento di un survival horror sono quasi sempre gli stessi, e si possono elencare alla Alessandro Borghese, quando nel suo taccuino dei voti indicava punteggi ben precisi: serve insomma una buona location, un background ben scritto dei personaggi che andremo a interpretare, una (o più) creature che ci danno la caccia e la giusta dose di componenti audio e video necessarie per imprimere meglio le dinamiche del racconto.

Sul primo passo ci siamo. Gravoi, città inventata della Sardegna, ospita una piccola comunità di persone rimaste quasi totalmente ancorate al passato. I vicoli di questo borgo sono piccoli, le case non ricordano nemmeno lontanamente i condomini delle grandi città e i punti di interesse del luogo si contano sulle dita di una mano. La chiesa è il primo luogo, un cult per racconti basati sull’esoterismo, sebbene a Gravoi troviamo anche spazio per piccoli rivenditori, come ferramenta, bar, farmacie e quant’altro. Il tipico borgo medievale di una volta, tanto per intenderci.

Qui facciamo la conoscenza dei protagonisti, quattro personaggi distanti tra loro ma accomunati da un filo invisibile che li conduce a Gravoi. Anita è incinta di Damiano, un cittadino del luogo, Claudia è una ragazza tenuta all’oscuro di un segreto di famiglia, come Sergio, mentre Paul è alla ricerca del padre ormai perduto da tempo. Sembrano poche informazioni, ma si sa, la struttura di una narrazione che vuole invogliare il giocatore a procedere è strutturata in questo modo, richiede tempo e volontà al fine di essere sviluppata nel modo giusto. 

In Saturnalia il punto di partenza è buono, grazie ai flashback pensati a regalare un minimo background a ognuno dei personaggi utilizzati, ma durante il gameplay non si avverte l’urgenza di completare ognuna delle quest-line pensate per i protagonisti. L’ordine di sblocco di quest’ultimi è a discrezione del giocatore, il che è un bene, ma come accennato poc’anzi a mancare è proprio l’empatia nei confronti di ognuno di loro.

Ci si scorda presto che Anita è incinta, o almeno la cosa non sembra pesare nel computo totale della vicenda, la stessa Claudia è poco più di una bambina, gli unici forse in grado di sorreggere la tensione della vicenda potrebbero essere Paul o Sergio, ma alla fine ci si accorge che i nostri alter-ego non sono altro che modelli con abilità uniche a corredo da utilizzare a discrezione del caso.

Non abbandonare la speranza. Al massimo dattela a gambe...

Location e background, fatti. Manca la creatura, al singolare, un essere umanoide coperto da una maschera, il classico esempio di creatura mitologica perfetta per l’occasione, ma occhio a guardarla in faccia, pena il passaggio nella prigione (come a Monopoli). In Saturnalia l’esplorazione di Gravoi la si fa col peso di questi incontri fortuiti, momenti in cui il suono dei campanacci, quasi a ricordarci sottopelle la radio di Silent Hill, richiama l’arrivo di questo mostro senza nome e senza anima. 

L’unica cosa che puoi fare è scappare. Oppure scattargli una foto col flash, a patto che tu sia Paul, perché gli altri non sembrano assumere l’informazione al punto di decidere di tenere la macchina fotografica a turno. Ma questo fa parte degli horror, anche nei videogiochi, e la scelta non sembra mai essere quella logica. Qui la formula viene gestita con il classico sistema con visuale in terza persona, elemento forse meno immersivo, ma comunque positivo quando si tratta di esplorare Gravoi o fuggire dalla creatura.

Recensione Saturnalia: Benvenuti a Gravoi

Nel mondo di gioco ci sono un sacco di indizi e il modello di catalogazione scelto da Santa Ragione richiama un po’ la mappa mentale dei titoli su Sherlock Holmes, tranne per il fatto che il collegamento tra un oggetto, una location o un personaggio viene segnato completamente in automatico. Attenzione, questo avviene selezionando la difficoltà Standard, altrimenti il gioco permette anche un approccio più hardcore e masochista, come la Italian Extreme o la modalità Detective, nel quale ogni indizio va indirizzato e compreso direttamente dal giocatore. 

Scegliere una di queste modalità dopo la prima run può divertire solo se non si sono letti i collezionabili, altrimenti tutto diventa quasi meccanico e diretto. Ci si ritrova facilmente nei passi già compiuti. Le meccaniche più divertenti sono il permadeath e il reshuffle del villaggio, due condizioni che mettono certamente pepe all’esperienza, ma che non denotano alcun tipo di miglioramento alla condizione di paura o suspense provata durante il gioco. Saturnalia pecca anche in questo, non fa paura e la creatura, al netto dei suoi sforzi, non riuscirebbe a impensierire perfino il più codardo della comitiva.

I personaggi potranno utilizzare diversi oggetti, come fiammiferi per illuminare l’ambiente (sono limitati a Standard), bibite energetiche per ricaricare la stamina, necessaria per correre più veloce, e gettoni per comprare i suddetti ai distributori di riferimento. Tornando alle abilità dei personaggi, queste vengono suddivise per mera utilità: Anita ha il dono dell’orientamento, perciò, riesce più facilmente a trovare la strada tra un luogo e l’altro, Paul può fare delle fotografie per raccogliere indizi unici, Sergio ha la barra della stamina doppia e un telefono portatile, un po’ inutile, mentre Claudia ha il potere migliore di tutti, quello di indossare una maschera che la rende meno rilevabile dalla creatura.

Recensione Saturnalia: Benvenuti a Gravoi

L'abilità di fare paura. Non per tutti 

Saturnalia soffre un po’ in quello che dovrebbe essere il suo punto di forza: a tutti gli effetti, non riesce a spaventare. Mentre lo si gioca non si avverte purtroppo alcun senso di paura o di tensione, si procede in maniera piuttosto libera per la cittadina di Gravoi in attesa della comparsa del mostro, che può essere facilmente evitato scappando verso zone conosciute (o al massimo nascondendosi negli hideout pensati per l’occasione).

Certo ogni tanto può capitarvi di rosicare perché finite in un vicolo, motivo di condanna a morte immediata, oppure perché il suono della creatura potrebbe indicarvi una direzione sbagliata, così che correndo alla cieca potreste finire per cadergli direttamente tra le braccia. In alcune situazioni è possibile salvare il vostro alter ego, in altre se non state attenti la morte è immediata, tipo nel nostro caso in cui Claudia e Anita ci sono morte una dopo l’altra. Claudia è finita imprigionata, senza possibilità di liberazione, e Anita, beh, lo scoprirete anche voi quando vi capiterà.

Detto questo, a mancare è la paura, che in un survival horror non è proprio un bene. Ma Gravoi riesce a mantenere un suo fascino, complice forse questa grafica molto anni ’90, con questi poligoni poco morbidi e questo contrasto dei colori che spesso verte al viola, un po’ come a indicare l’innaturale condizione di una location che sembra disegnata con dei pastelli a cera. D’altronde siamo di fronte a una produzione indie, un prodotto low budget che non cerca assolutamente di strafare, ma che comunque porta con sé delle buone basi in previsioni future, vista soprattutto l’originalità del racconto, qui coadiuvata anche da un buon level design.

Anche sul comparto audio ci sono alcune criticità, non esiste una funzione di doppiaggio dei personaggi, i quali recitano dei bisbigli durante i dialoghi o i pensieri ad alta voce. Si fa difficoltà a percepire l’ambiente negativo che pesa su Gravoi, e questo è assolutamente un peccato, soprattutto in funzione del fatto che Saturnalia ha tutte le carte per sfondare.

Recensione Saturnalia: Benvenuti a Gravoi

Saturnalia

Versione Testata: PC

7.5

Voto

Redazione

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Saturnalia

Saturnalia è il primo prodotto sul genere survival horror sviluppato da Santa Ragione, un prodotto che denota tutte le difficoltà di una produzione indie, ma che in qualche modo riesce nell’impresa di risultare interessante, anche in funzione delle situazioni espresse in sede di recensione. Le basi ci sono, si vede, come la voglia di fare, e si può dire che forse la sua accessibilità finisce per essere uno dei suoi talloni d’Achille.

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