Recensione Soulstice: l'anima italiana al suo meglio
Quella volta in cui l’Italia incontrò gli hack’n’slash vecchio stampo e ne tirò fuori una splendida avventura
Potrebbe sembrare un discorso trito e ritrito, ma ultimamente ci troviamo sempre più spesso nella posizione di confermare un notevole interesse in ambito videoludico, capace di vedere come protagonista anche il nostro bel paese. Sono state molteplici le produzioni pubblicate sul mercato di riferimenti negli ultimi tempi, motivo che ci ha sicuramente spinto a tenere sotto la lente d’ingrandimento l’ultimo lavoro dei Reply Game Studio, gli stessi alle spalle di titoli come l’incarnazione virtuale dei libri di Lupo Solitario e l’esperienza virtuale Theseus.
Due giochi che hanno avuto un enorme potenziale e che, probabilmente, sono serviti per spianare la strada a Soulstice, un hack’n’slash ricco di elementi pregevoli, capace insomma di incarnare diverse glorie del passato, rimodellandone i connotati al fine di renderli più godibili e appassionanti.
MEDIOEVO FANTASY?! MI PIACE!
Ci sono ambientazioni che sembrano fatte apposta per emozionare: non importa quante volte vengono utilizzate come mezzo per enfatizzare un racconto, in qualche modo riescono sempre a colpire nel segno, riuscendo nell’arduo compito di risultare “fresche” anche se viste centinaia di volte. Il fantasy medievale fa sicuramente parte del discorso, e nel caso di Soulstice, grazie alla stesura di una narrazione davvero incalzante, finisce col prendere il giocatore aldilà dello schermo sin dalle prime battute.
Il regno di Keidas è minacciato da un particolare potere malvagio e le uniche a poterlo proteggere sono le Chimere, meglio identificate da due persone che stringono un legame di sangue unico nel suo genere, dato che una delle due deve sacrificare la propria vita per fondersi con l’altra. Nel nostro caso, il nostro alter ego femminile è Briar, una ragazza forte che agisce in compagnia della sorella Lute, trasformata appunto in uno spirito che accompagna costantemente la protagonista, aiutandola persino in combattimento grazie all’utilizzo di abilità speciali.
Le sorelle iniziano la loro avventura a Ilden, un luogo dove sembra essersi aperto uno squarcio nel velo che separa il regno reale da quello spirituale. Detto così sembra quasi di leggere una trama molto simile a quella di Berserk, dove i nemici sono gli apostoli e il protagonista è Gatsu accompagnato dall’elfo Pak. Tralasciando il discorso al fine di non aprire ferite, possiamo tranquillamente affermare che Soulstice riesce a creare un’ottima ambientazione dark fantasy, incapace però di spiccare come dovrebbe per colpa di una scrittura un po’ troppo lineare.
NON CHIEDERE NULLA, AGISCI E BASTA
Dopo avervi parlato della storia, e scusateci se non approfondiremo al fine di evitare spoiler, è arrivato il momento di approfondirvi il discorso sul gameplay, capace di enfatizzare appieno tutte le caratteristiche degli action in terza persona. Il sistema di combattimento è probabilmente la vera punta di diamante di Soulstice, se non altro perché sembra realizzato così bene che riesce perfettamente ad adattarsi a ogni stile di gioco.
La creazione della Chimera, come essere composto da due entità, garantisce al giocatore la possibilità di alternare attacco e difesa a seconda delle necessità: Briar è l’anima più bruta, perciò si concentra sull’attacco grazie all’utilizzo delle armi bianche, suddivise tra lo spadone a due mani (pure qui, un po’ ricordiamo Berserk) e le armi secondarie che potranno essere sbloccate durante tutto l’avanzamento del gioco. Lute è invece la componente difensiva del gameplay, dato che è in grado di creare dei campi di protezione rappresentati da cupole colorate, rosse o blu, che servono a rendere vulnerabili i nemici corrispondenti. Oltre alla vita, la cosa più importante da tenere in considerazione è la barra di Coesione, un contatore che si abbasserà ogni volta che alzeremo gli scudi di Lute, ma che potrà essere massimizzata mettendo in fila degli attacchi in combo, così da arrivare a sbloccare infine uno stato di Furore, così distruttivo da risultare tremendamente efficace.
La difesa di Lute prevede anche una meccanica piuttosto interessante, meglio rappresentata dalla capacità dello spirito di attaccare in automatico, nonché di difendere Briar grazie alla possibilità di premere un tasto dedicato al momento opportuno. Questo genere di caratteristiche rendono molto piacevole il susseguirsi dell’azione sullo schermo, soprattutto quando si cerca di gestire la maggior parte dei nemici presenti contemporaneamente sullo schermo. Oltre al combattimento nudo e crudo, Soulstice offre anche qualche puzzle ambientale, seguito da bossfight ben articolate.