Recensione World War Z
Una moltiplicazione di zombi tendente a infinito
Di giochi legati al concept ormai strautilizzato degli zombi ne abbiamo visti veramente tanti, inutile negarlo, e ognuno di loro è stato in grado di proporsi al pubblico in qualche modo, sfruttando all’occorrenza una struttura ludica preparata ad hoc per valorizzarne i contenuti e le idee alla base. Oggi accade più o meno lo stesso in merito a concept e gameplay, seppur un elemento sembra colpire oggettivamente per la sua complessità: lo “swarm engine” messo in piedi nello sparatutto cooperativo sviluppato da Saber Interactive appare come un meccanismo del tutto inedito, capace di spostare sullo schermo contemporaneamente una quantità di zombi impressionante.
Roba da lasciare chiunque a bocca aperta, sentendosi quasi nei panni di un sornione Brad Pitt a Gerusalemme nel film omonimo che ha dato i natali al gioco.
CAOS PER LE STRADE
Come avrete immaginato dal nostro incipit, World War Z è un videogioco pensato con lo scopo di farci vivere un’avventura inedita sulle strade di quattro diverse ambientazioni cittadine (Gerusalemme, Mosca, Tokyo e New York), suddivise in missioni per un totale di undici capitoli da giocare tutti d’un fiato sia in modalità offline, supportati quindi da compagni guidati dall’IA, che online, dove a vincere è sicuramente una buona cooperazione tattica tra i membri gruppo.
Tralasciando quindi la parte puramente storica, che in questo caso fa davvero da contorno a uno sparatutto che cerca schiettamente di farci consumare il più ampio numero di proiettili contro una folla di zombi inferocita, il giocatore viene pertanto coinvolto in una serie di scontri adrenalinici enfatizzati dall’epicità di una battaglia impari contro quelle orde che ci avevano colpito positivamente nel film. Il focus della produzione è indubbiamente questo, e lo si nota maggiormente spulciando tutti gli aspetti articolati di un gameplay poco pretenzioso, che mette davanti a ogni cosa l’azione.
Ogni capitolo presenta degli scenari più o meno grandi divisi per micro-aree in cui si respingono le ondate di zombi, giungendo infine alla parte dove bisogna difendere per qualche minuto una zona di interesse così da poter accedere, finalmente, al rifugio sicuro successivo.
A complicare il lavoro troviamo le classiche creature potenziate, pensate per costituire una minaccia maggiore da non prendere assolutamente sottogamba: i corpulenti poliziotti in tenuta antisommossa fanno una carica verso di noi per poi sbatterci ripetutamente a terra fino a ucciderci, gli screamer sono letteralmente degli urlatori che attirano l’attenzione degli altri zombi generando ondate più numerose, mentre i lurker spuntano da dietro gli angoli mirando direttamente alla nostra giugulare, un modo pensato presumibilmente per scoraggiare il gioco individuale. Se da un lato queste presenze riescono un minimo a rendere il gameplay un briciolo più differente, dall’altro dispiace appurare che una maggiore personalizzazione di queste tipologie speciali di nemici avrebbe sicuramente giovato di più alla longevità del prodotto.
A variare questa struttura che, alla lunga, forse serve il fianco a un vero e proprio idillio della ripetitività ci sono i molteplici livelli di difficoltà, un modo come un altro per aumentare il livello di sfida al fine di rigiocare gli scenari in cooperativa.
DIVERSO È BELLO
Uno degli aspetti cruciali della produzione riguarda la caratterizzazione dei personaggi, pensata seguendo un semplice schema di suddivisione per skin e background narrativo. Ognuno dei sedici personaggi presenti nel roster può essere selezionato secondo l’ambientazione di appartenenza e non inficia, in alcun modo, sulla selezione della classe da giocare nello scenario designato.
La parte interessante emerge proprio grazie a quest’ultimo elemento, se non altro perché ognuna delle classi disponibili nel gioco, per un totale di sei, ha una discreta utilità se utilizzata in simbiosi coi membri del team. Avere un medico in squadra garantisce un maggior indice di sopravvivenza, specialmente perché a un determinato livello può sbloccare interessanti boost per la cura del party, finanche dimezzare i tempi di recupero con cui quest’ultimo può rianimare i compagni. Il macellaio è ottimo per le uccisioni corpo a corpo, ma non disdegna l’utilizzo di gadget utilissimi contro i nemici speciali, dato che in dotazione vanta un particolare taser capace di immobilizzare anche una piccola orda di zombi. Nei momenti più “affollati” l’utilizzo di uno tra i tanti gadget disponibili, utilizzabili a seconda della classe scelta, garantisce un buon livello di sopravvivenza, a patto che come al solito funzioni prima di tutto la comunicazione nel gruppo di gioco.
Sinceramente abbiamo avuto un po’ di difficoltà nel giocare sia in solitaria che in gruppo con giocatori veri, principalmente perché spesso molti giocatori non tengono sotto controllo il party, fiondandosi sui punti di interesse senza tenere conto dei compagni di squadra. Sappiate inoltre che tergiversare nella mappa non farà altro che aumentare le orde di zombi in arrivo, fattore che non garantisce in alcun modo un cumulo di punti esperienza extra alla fine della missione. La dipartita dell’intero gruppo decreterà il game over definitivo, che fortunatamente regalerà comunque un piccolo quantitativo di esperienza.
Il level up dei personaggi segue il solito sistema reiterato per questo genere di giochi e concede, al raggiungimento del nuovo livello, la possibilità di sbloccare un’abilità spendendo la valuta in game guadagnata alla fine dello scenario. La stessa valuta serve inoltre per comprare i potenziamenti delle armi, che anch’esse possono salire di livello sbloccando interessanti mod utili ad aumentare rateo di fuoco, danni e capienza munizioni.
Chiaramente all’inizio è bene scegliere una classe preferita da implementare, se non altro perché potrebbe risultare molto più utile potenziare prima un’arma al massimo piuttosto che sbloccare dei talenti utili in una fase successiva. Potenziare più classi regala al giocatore un discreto divertimento in qualunque scenario, se non altro perché magari ha più senso giocare un medico nelle retrovie, così da curare i compagni quando necessario, mentre demolitori e macellai possono divertirsi a rompere le fila degli zombi.
Da notare che oltre alle armi base, suddivise per livelli di danno, ci sono anche delle armi speciali che possono compiere delle vere stragi in massa di zombi, chiaramente per un lasso di tempo molto breve dato che i colpi non possono essere ricaricati nelle stazioni dedicate alle armi standard.
Oltre alla modalità campagna cooperativa il gioco ne offre anche una competitiva, suddivisa in cinque esperienze differenti che sondano gli ormai reiterati schemi già visti in altre produzioni. Oltre al solito Deathmatch troviamo anche Re della Collina, Dominazione Orda, Approvvigionamento e Caccia al Vaccino, tutte modalità pensate per giocare in squadre 4vs4 dove a giocare una variabile imprevedibile sono gli zombi, che possono comparire all’improvviso creando scompiglio e disagio. La parte online garantisce un sistema di progressione separato dalla campagna, oltre ad avere dieci classi tra cui scegliere, ma è comunque doveroso sottolineare come gli sviluppatori abbiano prodigato un discreto impegno nel confezionare un prodotto trasversale, pensato per intrattenere i giocatori che cercano diverse tipologie di svago.
Tecnicamente il gioco si difende bene, anche se su console Xbox One ha mostrato qualche imperfezione a livello di dettagli, specialmente nelle fasi più caotiche.
Versione Testata: Xbox One
Voto
Redazione
World War Z
Anche se il gioco sviluppato da Saber Interactive non brilla per originalità, rimane comunque un prodotto derivativo che riprende le buone idee sviluppate per il genere (Left 4 Dead è il primo pensiero) cercando di difendersi come può sia per quanto riguarda la campagna, che per la modalità competitiva. Il prezzo accessibile decreta da una parte la sua piccola vittoria personale sul mercato, anche se alcune incertezze tecniche sono visibili e penalizzano lievemente l'avanzamento insieme a una campagna non proprio entusiasmante.