Red Dead Revolver
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RDR è quindi uno sparatutto in terza persona puro e, volendo essere sinceri, o forse pignoli, bisogna notare come si accontenti di far parte di questa categoria senza aggiungere nulla di nuovo. Il gameplay è quello classico senza nessuna deformazione, attribuendo valore zero ad alcune piccole trovate che lasciano il tempo che trovano. Lo scibile del videogiocatore non viene modificato, giusto una rinfrescata di memoria se questi ha passato le ultime cinque decadi su marte, o un totale senso di stupore se sia la prima volta che prende il joypad in mano dai tempi della PSX. Novità? Assenti. È sempre la solita storia: muoviamo il nostro eroe, stavolta lungo delle lande semi deserte, e spariamo i nemici di turno, magari scegliendo l'arma tra un arsenale che viste le limitazioni dell'ambientazione si dimostra tutt'altro che vario. E' possibile trovare riparo per evitare i proiettili, è possibile effettuare qualche capriola veloce e poi celermente sparare, ma sa tutto di già visto, e a dirla franca, dopo aver assistito alle funamboliche acrobazie del principe di Persia, vedere questi movimenti quasi blocchettosi lascia l'amaro in bocca. Touchè, qua siamo nel west? Ok, mozione respinta. Lascia invece soddisfatti la possibilità di colpire i nemici in determinate parti del corpo con le conseguenze del caso, mentre alcuni problemi di IA spesso e volentieri ci rendono la vita troppo semplice.
RDR non è un gioco difficile, ma la difficoltà è davvero ben calibrata e aumenta andando avanti nell'avventura. Volendo essere pignoli, in sporadiche occasioni il sistema di controllo dimostra una certa inadeguatezza, con i movimenti del mirino troppo lenti e macchinosi e il controllo difficoltoso del pistolero da muovere, ma sono comunque casi sporadici perché nel 90% delle volte risulta perfetto, semplice e immediato da padroneggiare. Eppure si ha l'impressione che il prodotto, chiuso nelle anguste esperienze degli sparatutto in terza persona, già dopo le prime ore risulti ripetitivo, con azioni che si susseguono l'un l'altra e le novità praticamente assenti. E la foga dei primi minuti di gioco si estenua pian piano nella ripetitività di un gameplay, legato ai canoni di un genere incapace da tempo di rinnovarsi, con la presenza di una sorta di bullet time in veste di "trovata che si adegua al vento che tira" e di altri personaggi per affrontare alcuni livelli, che non apportano nessuna modifica se non a livello puramente estetico. Ovvero, cambiano i personaggi, ma il tutto rimane invariato, con l'eccezione delle "mosse speciali" che comunque non rivitalizzano certo la situazione.
Alcuni stage, un po' stringati e decisamente corti, appaiono sottotono, alternandosi ad altri che si dimostrano originali almeno dal punto di vista delle location. Questi si susseguono in modo rapido, hanno semplice conformazione e in generale hanno il vantaggio di non lasciare intrappolato per ore il giocatore, lasciandogli al contrario una discreta continuità ludica. Red Dead Revolver, pur non concedendo la stessa cura per tutti gli stage, si dimostra generalmente buono dal punto di vista squisitamente grafico, con un frame rate costante in quasi tutte le occasioni (60 fps contro i 30 della versione PS2) e dei modelli poligonali dei nemici sopra la sufficienza. Alcuni filtri che sembrano conferire all'immagine il caldo di quelle aride regioni sono un piccolo tocco di classe, così come la cura nel ricreare il pistolero Red: faccia di cuio, stivali, fondina con pistola e cappellone da tenere con la mano sinistra. Il reparto sonoro, grazie all'abuso di numerosi motivetti presi in prestito da svariati film famosi risulta perfettamente a tema (carinissima la musica di "Lo chiamavano Trinità"), senza dimenticare le musiche di Ennio Morricone, ed è coadiuvato da effetti sonori perfettamente ricreati. Tecnicamente, riesce quindi nell'impresa di farsi apprezzare, ma purtroppo risulta un gioco semplice e immediato macchiato da un costante senso di ripetitività che andando avanti nei livelli risulta davvero fastidioso. Nemmeno la modalità multiplayer (rigorosamente offline) con le sfide fino a un massimo di 4 giocatori, e una buona rigiocabilità (con alcuni extra da sbloccare), riescono a far lievitare il voto, che comunque rimane più che dignitoso.