Redemption Reapers: la recensione!
Redemption Reapers: lo strategico dai nobili natali
Nell’affollatissimo Febbraio videoludico, con svariati pezzi da novanta in uscita, un titolo dai natali molto più modesti aveva attirato la mia attenzione sin dai primi annunci. Parlo di uno strategico a turni che tra i propri sviluppatori annovera nomi di prim’ordine, basti citare Masayuki Horikawa (Fire Emblem, Kingdom Hearts 3), Tomokazu Fukushima (Metal Gear Solid) o Rei Kondoh (anche lui Fire Emblem lato musiche). Cosa sarà nato da questo crogiuolo di talenti? Andiamo a scoprirlo con la nostra recensione di Redemprion Reapers!
Da pochissimo disponibile su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC, noi abbiamo deciso di provarlo proprio su personal computer e non abbiamo avuto problemi a farlo girare sul nostro Ryzen 7 5700x con GeForce RTX 3060 12 giga e 16 giga di ram, d’altro canto le specifiche minime dichiarate sono un Intel i5, GeForce 1060 e 8 giga di ram: praticamente per chiunque. Il gioco è un tradizionale strategico a turni e non ci si poteva attendere altro visti i nomi coinvolti, ma non aspettatevi il classico setting nipponico, per quanto potrete decidere se avere il doppiaggio in giapponese o inglese, con tante voci note già sentite in vari videogame e anime.
Se siete appassionati del fantasy classico sappiate che è proprio qui che vanno a parare le atmosfere, con la trama di Redemption Reapers che ci porta in un mondo oscuro devastato da una guerra in cui gli uomini cercano disperatamente di resistere ai Mort, una vera e propria orda fatta di mostri in stile orchi e abomini simili. I nostri protagonisti sono i Falchi Cinerei, una compagnia di mercenari dove spiccano cinque eroi: Sarah con le sue daghe, Karren esperta di archi, Urs muscoloso e armato di ascia, lo spadaccino Glenn e Lugh, un adorabile lanciere che sembra vivere unicamente per massacrare i propri nemici e farsi il bagno nel loro sangue. Questo è il cast principale e sebbene ci saranno altre figure che compariranno nella storia o saranno guidate dalla IA sul campo di battaglia, saremo limitati a giocare coi cinque già citati.
Con pochi fronzoli veniamo gettati sul campo di battaglia, come da tradizione suddiviso da una griglia di quadrati e dovremo mettere in gioco tutto quello che potremo per riuscire ad avere la meglio nelle varie missioni. Che nel gameplay di Redemption Reapers ci sia un forte influsso derivato da Fire Emblem è indubbio, ma non mancano alcune importanti differenze. Già il fatto che i personaggi utilizzabili siano solo cinque risalta immediatamente e qualora uno di questi dovesse cadere in battaglia lo ritroverete nella missione successiva: niente morti permanenti, anche visto l’esiguo numero di eroi (che poi proprio eroi non sono). Presenti le armi consumabili e che quindi potranno essere usate solo per un limitato numero di colpi: una volta arrivate a zero diventeranno inutili e andranno fatte aggiustare da un apposito mercante… ma perché farlo, se aggiustarle costa più che comprarle nuove? Bella domanda, ma torniamo comunque al gameplay che in questa situazione più che mai ci vede giocare come in una scacchiera soprattutto nel concetto di base. Questo dipende dal fatto che il meccanismo principale del combattimento è che i nostri personaggi avranno la possibilità di effettuare attacchi aggiuntivi quando colpiranno un avversario che sarà a tiro di altri compagni. Per fare un esempio pratico, se Sarah sarà in una casella adiacente a un Mort e Lugh attaccherà quest’ultimo, premendo un apposito tasto con il giusto tempismo dopo l’attacco di Lugh arriverà anche quello della bella combattente.
Combo in stile strategico: bastano a salvare il gameplay?
Dopo un paio di missioni capiremo l’importanza fondamentale di padroneggiare questo sistema, visto che andando a posizionare attorno un nemico tutti i nostri personaggi, colpendolo con uno di essi andremo a creare una catena di attacchi che non gli lasceranno scampo. Il gameplay di Redemption Reapers è in gran parte racchiuso in questa meccanica e sarà nostro interesse sviluppare le abilità speciali dei personaggi in relazione all’attacco multiplo. Sarah ad esempio ha a disposizione una skill che le permette di attaccare senza subire contrattacchi, un metodo perfetto per infliggere danni e posizionarsi al fianco di un avversario, così da potersi scatenare quando un compagno ferirà il Mort che avremo preso di mira.
Non attendetevi una lista infinita di abilità, ma ce ne sono diverse che se verranno utilizzate con intelligenza riusciranno a rendervi la vita molto più facile. Altro fattore da tenere a mente è che ogni personaggio ha una singola possibilità di curarsi per ogni missione e una volta esaurita l’unico modo per aumentare i propri punti vita sarà quello di toccare alcune zone della mappa che permetteranno sia di ripristinare il potere curativo, sia di donare una guarigione istantanea. Tutto questo è ovviamente soggetto a una regola generale, cioè che ogni personaggio ha a disposizione un turno in cui muoversi a piacimento in un range di caselle e poi spendere i propri punti azione in attacchi, difese, guarigione e raccogliere tesori o documenti trovati sulla mappa.
Il livello di difficoltà è singolo e non è particolarmente elevato, sino a quando il gioco non decide di far comparire nemici sul campo per aumentare la sfida in una maniera abbastanza raffazzonata che va a ledere le velleità strategiche del titolo. Certo, da secoli giochi simili utilizzano questo escamotage, ma qui si tratta praticamente dell’unico meccanismo che mette un po’ di pepe all’azione. Paga tantissimo attendere gli avversari, magari mettendo un unico personaggio in difesa nel loro raggio d’azione, per poi farsi raggiungere e scatenare un attacco multiplo sul malcapitato Mort e i sui suoi compagni.
Il gioco prova a mitigare il sistema regalando punti esperienza di gruppo (utilizzabili sui singoli tra una missione e l’altra) in base alla rapidità con cui avremo finito un livello, ma la meccanica non regge: si continua ad attendere i Mort e per far aumentare il livello dei propri personaggi si possono rigiocare le missioni già finite. Il gameplay di Redemption Reapers quindi parte da buone basi ipotetiche, ma non riesce a renderle proprie, rinunciando a morte permanente, triangolo delle armi e a un qualsiasi sistema di debolezze o resistenze. Si deve semplicemente conoscere le abilità dei propri personaggi, attendere di stanare un Mort, capire di che tipologia è il nostro avversario e poi scatenare tutti gli attacchi che possiamo. Davvero un po' troppo poco per i talenti presenti nel team di sviluppo.
Il comparto grafico è poi abbastanza anonimo, per quanto sia comprensibile che volendo rappresentare un universo ai limiti del collasso, si sia scelta una scala di tinte tendenti al grigio, con i biondi capelli di Karren che paiono una delle rare concessioni ai colori accesi. Il fatto che su PC non ci siano praticamente opzioni grafiche è un chiaro segnale che il gioco sia stato sviluppato in modo standard, così da calzare senza problemi su PlayStation 4 e soprattutto Swirch. Le musiche non sono male, ma da Kondoh ci si attendeva un lavoro molto meno ripetitivo.
Come detto, buono il doppiaggio e un plauso alla localizzazione in italiano dei tanti testi che, grazie ai documenti che potrete trovare nelle missioni, vanno a creare una discreta lore che i filmati e i dialoghi da soli avrebbero lasciato monca. La trama è abbastanza lineare e mancano alcuni spunti che l'avrebbero resa interessante. Per lungo tempo vi limiterete a sapere che sono arrivati i Mort, che sono brutti e cattivi e che dovremo massacrarli al comando di un manipolo di guerrieri dai caratteri stereotipati e con pochi guizzi sebbene, come già detto, Lugh ha fatto breccia nel nostro cuore con la sua lancia imbevuta di sete di sangue. Arrivati alla fine del viaggio ci troviamo a dispiacerci per l’occasione persa, perché coi nomi in gioco ci si aspettava tanto di più. Intendiamoci, non stiamo parlando di una insufficienza e nemmeno di una sufficienza risicata, ma i nomi coinvolti nel progetto lasciavano sperare qualcosa di memorabile, peccato!
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Redemption Reapers
Redemption Reapers, lo ammetto, sin dai primi annunci aveva attirato davvero tanto la mia attenzione, ma una volta arrivato sul mio personal computer ha mostrato il fianco a diversi problemi. La resa tecnica è adeguata a uno strategico in tempo reale indipendente, con il plus di avere un ottimo doppiaggio anglogiapponese e tutti i testi in italiano, nonostante le musiche potessero dare di più. Il gameplay invece parte da una base strategica all'apparenza ottima, ma si perde appena si va a guardarne i dettagli. Manca un vero e proprio rapporto di debolezze e resistenze e tutto si limita all'uso delle abilità e al riuscire a raggiungere la giusta posizione sulla griglia, cercando di non dividere mai i propri protagonisti. Alcuni spunti sono interessanti, ma manca un po’ d’impegno per raggiungere livelli migliori. Trama e caratterizzazione non aiutano, per quanto chi ama l’ambientazione fantasy classica potrebbe trovare spunti di interesse. Insomma, il voto parla chiaro: più che sufficiente, ma non quello che speravamo in molti.