Remothered: Tormented Fathers
Uno dei processi più incredibili che avvengono in natura è quello della metamorfosi. Biologicamente parlando questo passaggio naturale indica, per alcune creature del mondo animale, una trasformazione di forma e struttura che avviene alla fine dello sviluppo.
Parallelamente alla biologia il concetto di metamorfosi, o (se vogliamo) trasformazione, è applicabile anche ai cambiamenti della psiche umana. Graduali o violenti che siano, questi processi determinano chi siamo o cosa diventiamo, regalando persino contesti o argomenti di dibattito, spesso utilizzati nel campo della scrittura.
Qualcosa in tal senso deve averla sfruttata anche Chris Darril, catanese di nascita, nel suo Remothered: Tormented Fathers, poiché il titolo horror uscito in questi giorni sulla piattaforma Steam sembra giocare proprio sulla dualità della psiche umana, lanciando delle piacevolissime strizzate d'occhio a esoterismo, ipnosi ed estremizzazione religiosa.
Survival Horror vecchio stampo
Rosemary Reed è un'affascinante donna di 35 anni e vuole far luce, per ragioni a noi ignote, sulla scomparsa della piccola Celeste, una bambina fuggita dalla casa di un notaio di nome Richard Felton. La donna viene accolta in casa da Gloria, l'infermeria che sembra occuparsi dell'uomo malato, ma quando Rosemary rivela le sue vere intenzioni qualcosa sembra riaffiorare nella mente del suo interlocutore, innescando una serie di eventi imprevedibili.
I nemici presenti nella trama sono gli abitanti della villa che, da persone comuni si trasformano in personaggi terrificanti a seguito di particolari eventi e, come posseduti da qualche strana entità, cambiano il loro carattere in modo radicale rivelando terribili segreti e inattesi risvolti.
Perché Celeste, la figlia del notaio, è fuggita dalla casa prima della sua scomparsa? Cosa si nasconde dietro alle attività di Richard Felton? Chi è Gloria? Dove si trova Arianna, la moglie del notaio?
Tutti questi interrogativi troveranno una risposta, a patto che Rosemary riesca a sopravvivere a questo orribile incubo. Con qualche difficoltà e molta pazienza, il giocatore si trova suo malgrado a risolvere una serie di enigmi ambientali piacevolmente complessi, resi ancora più ardui da decifrare per colpa degli inquilini della villa, sempre pronti a spuntare fuori quando meno te lo aspetti.
Il gameplay ricorda per struttura e grafica giochi come Clock Tower, da cui Darril ha tratto ispirazione, tant'è che la protagonista può muoversi all'interno dell'ambientazione sfruttando una visuale in terza persona, interagendo con l'ambiente correndo, chinandosi o nascondendosi. Gli oggetti interattivi sono contrassegnati da un puntino bianco, che si trasforma in un'icona contestuale quando siamo abbastanza vicini per usarli.
Alcuni sono delle armi bianche con cui è possibile rallentare, ma non uccidere, i nemici all'interno della villa, altri servono come diversivo per attirare la loro attenzione in un luogo deciso da noi e gli ultimi, più importanti, sono quelli contrassegnati dalla tessera di un puzzle, che servono appunto per risolvere un enigma ambientale. La natura hide&run del titolo si mostra subito dalle prime fasi del gioco, dalle quali si può constatare l'ottima cura con cui Darril ha costruito la storia, inserendo nel contesto delle cutscene cinematografiche utili a mettere in piedi una storia realistica quanto complessa.
Doveroso sottolineare come gli sviluppatori abbiano fatto attenzione a riprodurre un ambiente di gioco unico ed esplorabile senza noiose attese o fasi di caricamento tra una zona e l'altra. Per incentivare le meccaniche horror, senza quindi fare totalmente affidamento ai soliti jumpscare, gli ambienti di gioco puntano a essere claustrofobici e restrittivi, coadiuvati peraltro dal fatto che i nostri inseguitori percepiscono il rumore intorno a loro a 360°. Questa caratteristica regala ulteriore suspense all'avventura, dandoci la sensazione di essere continuamente braccati anche in luoghi dove non c'è nessuno oltre a noi (la villa è suddivisa su tre piani).
Apprezzabilissima la scelta di ridurre all'osso l'interfaccia di gioco, tant'è che la barra di vita o quella di vigore per la corsa vengono completamente eliminate, lasciando al giocatore il compito di decifrare il linguaggio del corpo della protagonista per scoprire se il prossimo colpo sarà letale o meno. Gli autori delle musiche del gioco, che vantano nomi quali Nobuko Toda e Luca Balboni, rendono l'esplorazione accattivante quanto spaventosa, regalandoci una colonna sonora azzeccata e ricca di pathos.
Questa tipologia di caratteristiche aiuta il giocatore a godersi il titolo nella sua interezza e il nostro consiglio più spassionato è quello di prendervi tempo esplorando il più possibile la villa, andando così a caccia dei documenti sparsi al fine di conoscere nel dettaglio la storia della famiglia Felton. Qualora decidiate di tirare dritto, senza quindi preoccuparvi di altro, il gioco può essere concluso in appena quattro ore.
La difficoltà del gioco resta costante, anche se l'asticella tende a salire leggermente verso la parte finale, dove è necessario sfruttare con intelligenza l'ambiente per evitare spiacevoli dipartite (splatter a più non posso).
Tecnicamente il titolo fa affidamento al motore grafico Unreal Engine, che riesce ad esprimersi ottimamente grazie a requisiti tecnici piuttosto nello standard. Certo, qualche imperfezione la si nota, magari in sede di animazioni e motion capture, ma il resto funziona egregiamente, regalandoci un'illuminazione eccellente dell'ambiente di gioco (importantissima per i titoli horror).
Voto
Redazione