Renegade Racers

di Redazione Gamesurf
Le considerazioni positive fin qui esposte costituiscono quindi un'analisi soltanto parziale, che va completata con alcune lacune, se pur poche, che impediscono a Renegade Racers di definirsi un capolavoro. La prima é senz'altro il limitato numero di power up, peraltro scontati e poco originali, che non contribuiscono affatto ad incrementare il divertimento, semmai inseriscono elementi di deja vù in un titolo che ne avrebbe fatto sicuramente a meno. La giocabilità, che si mantiene comunque alta, risente purtroppo di uno scarso spessore nei modelli di guida: nessuno si sognerebbe di pretendere una simulazione rigorosa, non é questa la sede, tuttavia il diverso campo "di battaglia" non influisce minimamente col comportamento di guida; che ci si trovi su superfici solide o "liquide", su terra o su mare, le traiettorie vanno prese nello stesso identico modo, laddove a titolo di esempio il bellissimo Diddy Kong Racing per N64 offriva una varietà di guida di tutt'altro spessore. Il comparto sonoro é inoltre molto "molle", non amplifica per nulla le emozioni date da quello grafico che deve integrare, a partire dagli effetti sonori fino alle inesistenti musiche di sottofondo, riducendo di fatto quella frenesia che tanto contribuisce ad accrescere il divertimento in questo genere di giochi. Il difetto più grave é comunque la mancanza di una certa varietà dei livelli: sebbene siano ben costruiti, la perenne presenza dell'acqua sulla superficie di gioco ha un effetto di ripetitività che alla lunga (ma anche prima) non può che stancare sia il giocatore occasionale che quello abituale: ci si trova in una situazione in cui si spera continuamente di avere qualcosa di diverso, ma che purtroppo non arriverà mai. Viene così vanificato lo straordinario lavoro realizzato in fase di progettazione dei personaggi che non bastano, da soli, ad assicurare un'appetibilità degna dei suoi maggiori concorrenti. Per finire una struttura di gioco tanto gerarchica é, alla luce delle esperienze passate, del tutto fuori luogo: non viene data la minima libertà di scelta se affrontare questa o quella ambientazione (anche perché sono quasi tutte uguali) dovendo invece sottostare all'ordine imposto dal campionato