Resident Evil 2
di
Silenzio Claire, silenzio Leon. Vedete? Sentite? Sta succedendo qualcosa di strano, qualcosa di fin troppo spiegabile, qualcosa che ha trasformato di nuovo la vostra Raccon City in un poco invitante formicaio di zombie. Non potete gridare - nessuno vi sentirebbe -, non potete scappare - il paese é circondato -, potete solo cercare. Cercare il motivo, la causa profonda della sciagura che vi ha coinvolto, e nel contempo un buon modo per salvare la vostra vita. Dimenticavo: potete anche estrarre le pistole che albergano sui vostri scintillanti cinturoni e puntarle sugli antropofagi morti viventi... qualche colpo e via, zombie o non zombie, soccomberanno. Inesorabilmente
Quando approdò su PlayStation, il titolo Capcom destò subito scalpore. Era violento, macabro, splatter, incredibilmente d'atmosfera. In altre parole, era Resident Evil. La critica lo accolse calorosamente e non diversa fu la reazione del pubblico, che lo identificò immediatamente come l'esponente per eccellenza della categoria dei survival horror game. L'originalità, tuttavia, non era l'asso nella manica del prodotto partorito da Shinji Mikami, tanto che taluni lo definirono malignamente mero clone dell'agghiacciante Alone in the Dark. Un fondo di verità nelle parole di quei detrattori effettivamente c'era: l'impiego delle telecamere statiche per riprendere l'azione dalla prospettiva ritenuta più suggestiva fu una delle principali peculiarità, oltre che di RE, anche del titolo Sierra, che riusciva in questo modo a trasmettere intense emozioni da pellicola horror senza richiedere all'hardware uno sforzo eccessivo. Ma per il resto era Resident Evil, ovvero zombie, sangue e terrore inscindibilmente uniti in un terrificante sodalizio videogiocoso
Il tempo passa e urgono un secondo, e poi un terzo episodio. La ricetta non muta e chef Mikami ripete in ogni incarnazione del suo titolo di maggior spicco il successo del capostipite. In principio per PlayStation, poi per PC, per Dreamcast ed ora per Nintendo 64, con la conversione di quel Resident Evil 2 che, in sé ottimo gioco, fu accusato di peccare di scarsa originalità e di riprendere il prequel in tutto e per tutto. Cambiava l'ambientazione, cambiavano i protagonisti, non cambiava la sostanza. Questa volta però ad ospitarlo é il Nintendone e come novità, diciamocelo molto schiettamente, basta e avanza
Quando approdò su PlayStation, il titolo Capcom destò subito scalpore. Era violento, macabro, splatter, incredibilmente d'atmosfera. In altre parole, era Resident Evil. La critica lo accolse calorosamente e non diversa fu la reazione del pubblico, che lo identificò immediatamente come l'esponente per eccellenza della categoria dei survival horror game. L'originalità, tuttavia, non era l'asso nella manica del prodotto partorito da Shinji Mikami, tanto che taluni lo definirono malignamente mero clone dell'agghiacciante Alone in the Dark. Un fondo di verità nelle parole di quei detrattori effettivamente c'era: l'impiego delle telecamere statiche per riprendere l'azione dalla prospettiva ritenuta più suggestiva fu una delle principali peculiarità, oltre che di RE, anche del titolo Sierra, che riusciva in questo modo a trasmettere intense emozioni da pellicola horror senza richiedere all'hardware uno sforzo eccessivo. Ma per il resto era Resident Evil, ovvero zombie, sangue e terrore inscindibilmente uniti in un terrificante sodalizio videogiocoso
Il tempo passa e urgono un secondo, e poi un terzo episodio. La ricetta non muta e chef Mikami ripete in ogni incarnazione del suo titolo di maggior spicco il successo del capostipite. In principio per PlayStation, poi per PC, per Dreamcast ed ora per Nintendo 64, con la conversione di quel Resident Evil 2 che, in sé ottimo gioco, fu accusato di peccare di scarsa originalità e di riprendere il prequel in tutto e per tutto. Cambiava l'ambientazione, cambiavano i protagonisti, non cambiava la sostanza. Questa volta però ad ospitarlo é il Nintendone e come novità, diciamocelo molto schiettamente, basta e avanza