Resident Evil 2 Remake
Guardare avanti, tenendo i piedi ben piantati al presente, ma con quel tocco retrò che tanto piace ai giocatori di vecchia data. La sfida di Capcom con Resident Evil 2 non era delle più semplici, fin dall’inizio. Un inizio che, è bene ricordarlo, è macchiato dal nostro glorioso tricolore, dal momento che proprio dall’Italia arriva lo spunto di rifare quello che è considerato il miglior Resident Evil di sempre sfruttando i dettami introdotti da Resident Evil 4, un altro “crack” dell’infinita saga zombesca. Era il 2014 quando un piccolo team romano rilasciava sulla rete una demo che mostrava i primi stralci seminali di un Resident Evil 2 tirato a lucido, visuale in “seconda” persona, ambienti di gioco riconoscibilissimi ma splendidi nella nuova veste grafica e, soprattutto, quel clima che riesce a prenderti in zona pelvica costringendoti a giocare, anche se una parte di te ti urla di smettere.
Forse Capcom aveva già in mente una soluzione del genere, questo non possiamo saperlo, ma fatto sta che i giovani vengono richiamati all’ordine dall’headquarter nipponico che, in gesto di riconoscenza, li ospita nella Wonderland dall’altra parte del mondo, permettendo loro di vedere dove e come si crea la magia, dandogli al contempo una pacca sulla spalla e dicendo “Grazie, ma da ora facciamo noi”. E quel “ora” è durato ben 5 anni, per arrivare al Resident Evil 2 che tra qualche giorno potrete trovare su tutti gli scaffali e che abbiamo potuto testare nel corso di un week end all’insegna del sangue e della tensione. Perché di sangue e tensione, qui ne troverete davvero tanto.
Partiamo subito con il dire che a livello di trama il moderno RE2 non si discosta da quello uscito nel 1998 e ci vede ancora una volta affrontare una situazione di estremo pericolo all’interno di Raccoon City, la piccola (e fittizia) cittadina del MidWest americano che funge da palcoscenico ai due attori principali: Leon e Claire. Entrambi coinvolti loro malgrado nello sfortunato incidente che ha la malefica “Umbrella” come responsabile principale, costringendoli ad una notte di combattimenti senza quartiere, fughe a perdifiato e a far fronte alle loro più profonde paure. Quello che cambia, rispetto all’episodio originale è sicuramente il rapporto che i due hanno con i personaggi comprimari del gioco. Il nuovo Resident Evil 2 tira a lucido anche gli ego di Ada Wong e Sherry Birkin, dando loro nuova linfa vitale e rendendoli in qualche modo protagonisti di una vicenda che fino ad ora li aveva relegati ad un ruolo piuttosto marginale.
Quello che è sicuro è che fin dal primo momento anche i giocatori di vecchia data si sentiranno come a casa. Il cambio di prospettiva è uno di quei pegni da pagare al voler svecchiare la formula, ma se escludiamo il recente Resident Evil 7, giocato tutto in prima persona, gli ultimi episodi della saga zombesca Capcom hanno posizionato la telecamera di gioco immediatamente alle spalle del protagonista, per cui non è niente a cui non siamo già abituati da tempo. Dopo un piccolo preambolo giocato, non presente nell’episodio d'origine, il giocatore viene guidato all’interno della centrale di polizia, vero teatro della maggior parte dell’avventura. I due protagonisti vengono subito separati e dipenderà da voi scegliere con chi iniziare. Anche in questo caso, i due personaggi vengono differenziati nelle caratteristiche primarie. Leon è più resistente agli attacchi dei nemici ma avrà accesso solo ad armi non particolarmente devastanti. Claire è sicuramente meno forte rispetto alla sua controparte, ma il suo è un arsenale di tutto rispetto, il che potrebbe rendere più semplice la sua permanenza a Raccoon City. Non c’è traccia, invece, dell’abilità assegnata proprio a Claire, che la vedeva come un’abile scassinatrice, abilità assimilata dal padre che, come sapremo poi grazie ai romanzi dedicati alla saga, era un noto criminale.
La nuova visuale, contrariamente all’impostazione classica, consente armi alla mano di poter mirare a specifiche parti dei nostri avversarsi, lasciando al giocatore la scelta di puntare al bersaglio grosso, mirando alla testa (ricordatevi la regola aurea: per eliminare uno zombi dovete fargli saltare il cranio, o farlo flambè), oppure renderlo inoffensivo per qualche tempo, mirando alle gambe e mettendolo fuori gioco per un breve lasso di tempo. Attenzione però a sottovalutare la fame “primaria” dei vostri avversari. Anche senza gambe o altri arti (si, qui potrete anche staccare le braccia ai vostri avversari), gli zombi cercheranno sempre di raggiungervi e saranno sempre in grado di arrecarvi dei danni. E se nel titolo originale potevate essere sicuri che, una volta eliminati, gli zombi sarebbero rimasti a putrefare sul pavimento, a questo giro Capcom ha deciso di rendere le cose più complicate, perché non è detto che di punto in bianco uno zombi crivellato di colpi non ritorni in vita affamato del vostro cervello. Particolare importanza hanno assunto anche le armi secondarie. Bombe a mano, coltelli da battaglia o flashbang non solo potranno essere utilizzate in qualsiasi momento, ma in caso di incontro troppo ravvicinato con un avversario, potrete utilizzare l'arma in vostro possesso per crearvi una immediata via di fuga, seguendo semplicemente l'indicazione a schermo.
La gestione del menù del giocatore, altro marchio di fabbrica della saga, è stato leggermente rivisto e velocizzato, pur non raggiungendo i livelli molto più arcade di Revelations. Gli oggetti curativi, per esempio, non potranno essere raccolti e consumati quasi in contemporanea, ma dovranno prima passare dal menu dove saranno prima depositati, quindi selezionati e usati. Un buon compromesso tra passato e presente, insomma. Sono cambiati, invece, i puzzle ambientali, snelliti nella formula, ma non nella sostanza, tra specifiche chiavi da trovare, scaffali da spostare e combinazioni da dedurre. Il tutto nel rispetto di un rinnovato approccio che tende a voler dare maggiore dinamicità all’azione di gioco. E in effetti sia Leon che Clarie sono sicuramente più agili e scattanti rispetto alle controparti del 98, anche se rispettano sempre i dettami del genere che gli impedisce di essere votati totalmente alle abilità action viste in altri giochi. Dobbiamo dire, però, che quello trovato da Capcom è un compromesso che ben si sposa con le esigenze di un survival horror moderno, rispettando però il mood dell’originale.
Ed è qui che Resident Evil 2 riesce a vincere la sua personale battaglia. Il rischio legato alla nuova prospettiva di gioco e ad una formula sicuramente più veloce e figlia del nostro tempo poteva mettere in secondo piano l’aspetto principe per cui un giocatore si metta alla prova su un titolo del genere: la paura. Ok, forse non proprio paura, ma sicuramente tensione. Ecco, il nuovo Resident Evil 2 riesce a trasmettere quel continuo clima di tensione che deriva dall’essere totalmente immersi in un ambiente ostile, non importa se tecnicamente eccelso, ricolmo di creature ululanti, che ti aspettano alla fine di un corridoio in penombra o, ancora peggio, che riesci a percepire chiaramente mentre strisciano verso di te. Anzi, questa volta gli zombi saranno anche capaci di aprire le porte, quindi non vi libererete di loro semplicemente cambiando ambiente. Inoltre, come da tradizione, da un certo punto del gioco sarete costantemente inseguiti da un Tyrant che sarà praticamente impossibile da seminare e che vi si parerà di fronte sempre nei momenti meno opportuni. Potete evitarlo facendo molta attenzione ai suoi passi, affidandovi al vostro udito nel percepire i suoi passi in lontananza dalla vostra posizione. Sappiate solo che non potete sconfiggerlo ma solo rallentarlo, per cui valutate con attenzione se riversargli addosso notevoli quantità di munizioni oppure semplicemente cercare la fuga lontano da lui.
Armi e munizioni sicuramente non mancano in questo remake ma il tutto è bilanciato con un conteggio dei nemici sicuramente superiore rispetto al passato e, soprattutto, viene tenuta in considerazione la maggiore difficoltà nell’eliminarli una volta per tutte. I salvataggi sono stati recuperati nella loro componente originale solo nella difficoltà più elevata, quella che non solo prevede il recupero del famoso nastro inchiostrato e il successivo salvataggio presso la macchina da scrivere, ma che taglia completamente anche l'autosalvataggio. Un'opzione attiva, invece, nelle difficoltà media, che preserva il giocatore dal dover ripercorrere nuovamente porzioni di mappa già esplorata in precedenza. Forse un’opzione avrebbe accontentato chi magari avrebbe voluto anche giocare con un grado di difficoltà inferiore, ma con il vecchio metodo di salvataggio, ma diciamo che alla fine Capcom è stata capace di accontentare un pò tutti.
Gli ambienti di gioco sono stati ovviamente ripresi da quanto già visto nell’episodio originale, anche se le tecniche moderne riescono a dare al tutto l'aspetto di un inedito deja vu. In generale tutti gli ambienti sono stati arricchiti in termini di dettagli e dovranno essere esplorati a fondo per riuscire a scovare tutti gli elementi disseminati, utili non solo per la soluzione dei puzzle, ma anche per la vostra semplice sopravvivenza. Esteticamente il gioco ha conosciuto anche un impressionante (e ci mancherebbe) update poligonale, che lo rende estremamente realistico in tutte le sue componenti, anche se non abbiamo potuto fare a meno di notare alcune texture non esattamente in linea con la generale pulizia dell’immagine, ma in generale la grafica di questo remake rappresenta un sicuro step evolutivo per l’intera saga. Ottimo anche il bilanciamento dei colori e l’utilizzo dei contrasti di luci e ombre (fondamentali in un survival horror). In secondo piano, invece, la componente sonora che, al contrario, non riesce a sottolineare a dovere i passaggi più significativi del gioco privandolo di un fondamentale risalto, presente invece nel gioco originale. La longevità complessiva del gioco si assesta attorno alla ventina di ore complessive, considerando la sommatoria dei due scenari. Anche se, com’è logico aspettarsi, il secondo scenario vi porterà negli stessi ambienti del primo, e conoscendo già i vari percorsi e la natura dei puzzle, vi permetterà di venirne a capo come maggior sicurezza e minor dispendio di tempo ed energie. Ad ogni modo è da premiare la volontà di Capcom di dare uguale spessore ad entrambi i personaggi, prevedendo alcuni percorsi inediti per entrambi alternati a rassicuranti incroci, anche se fa storcere un po' il naso il fatto che ci siano punti fermi, quali i boss, che per logica avrebbe comunque dovuto differenziarsi.