Resident Evil 3: Nemesis
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Come nella più classica tradizione della serie creata da Capcom, l'azione sarà spesso intervallata da alcuni enigmi che, anche qui in linea con lo spirito di Resident Evil, non saranno mai troppo difficili da risolvere (nell'intera serie solo alcuni tra quelli presenti nella prima avventura erano realmente impegnativi, in effetti). Diciamo che vi basterà analizzare con la dovuta attenzione le locazioni per racimolare i pezzi necessari alla risoluzione di questo o quel puzzle, operazione resa forse più semplice del necessario dai programmatori che hanno spesso evidenziato in maniera eccessiva gli hot spots nei quali andare a cercare (senza considerare che, comunque sia, gli oggetti poligonali utilizzabili da Jill risaltano -per ovvie ragioni- sui fondali statici del gioco), e l'unica reale difficoltà starà nel trovare il modo di fare tutto ciò senza essere assaliti alle spalle da orde di mostruosità aberranti. Questo, se da un lato aumenta la frenesia dell'azione, dall'altro mina piuttosto pesantemente la longevità: giocando a livello difficile (lasciate perdere il settaggio facile, datemi retta), Resident Evil 3 vi durerà al massimo una settimana, dopodiché dovrete tirare avanti con il sottogioco dei mercenari e con i numerosi segreti (costumi, armi supplementari, finali alternativi) di cui la Capcom ha come al solito infarcito il gioco. Altro piccolo difetto che diminuisce l'appetibilità del tutto é che, a differenza del precedente capitolo della saga, una volta ottenuta un'arma con le munizioni infinite (e, utilizzando il già citato sottogioco dei mercenari, non é poi una cosa così difficile) la si può tranquillamente usare per fare a pezzi Raccoon City senza per questo abbassare la propria valutazione finale: pessima scelta visto che, per quanto possa essere divertente spazzare via gli zombie con centinaia di razzi, manca del tutto la tensione che si provava in Resident Evil 2 quando si doveva ricorrere a tutte le proprie risorse per limare qualche secondo dal tempo totale di gioco