Resident Evil 6
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La serie di Resident Evil sin dalla sua prima uscita - nel non troppo lontano 1996 - é riuscita ad ammaliare milioni di giocatori che si sono fatti coinvolgere, con centinai di ore passate insonni, nel cercare di vendere cara la pelle contro una famelica orda di zombie. Altrettanto innegabile é il fatto che da Resident Evil 4 il trend si sia incredibilmente spostato verso una componente action sempre più forte e tangibile. Trasformazione che, dopo le avvisaglie percepite in Resident Evil 5, mira a completarsi definitivamente in questo sesto capitolo.
Trama Hollywoodiana
É bene dirlo sin dall'inizio, senza paura e con la schiettezza che ogni fan di questa serie, giustamente, merita: Resident Evil 6 non é un survival horror. Usando le stesse parole del producer del gioco (Hirabayashi San) pronunciate durante un'intervista di qualche mese, il titolo si può definire un action dramatic horror. Il termine dramatic é molto importante, perché spiega la massiccia introduzione di scene squisitamente cinematografiche e ricche di sparatorie, esplosioni e distruzione da rendere felice anche un produttore come Jerry Bruckheimer.
Il gioco, ad onor del vero, non cerca di nascondere questa sua natura e sin dal prologo giocato con Leon e la sua compagna Helena Harper, sbatte in faccia al giocatore la nuova natura del prodotto. Ma cerchiamo di andare con ordine.
La storia, ambientata quindici anni dopo l'incidente di Racoon City, ci porta all'interno di un contesto abbastanza tumultuoso, in cui il presidente degli Stati Uniti d'America, per lavare l'onta che aleggia sulla testa del suo paese, decide di raccontare la verità su quanto é accaduto in quella città. A rompere le uova nel paniere ci penserà però, una nuova organizzazione bio terroristica che grazie ad una versione mutata del virus (virus C) sta mettendo in pericolo diverse paesi del mondo, tra cui l'America ma anche il nordest europeo e la Cina.
Il giocatore si trova quindi a vivere questo improvviso conflitto da tre punti di vista totalmente differenti: Leon, Chris e Jake; con i tre protagonisti che dispongono infatti di una campagna unica che, proprio come un puzzle, tra flashback e presente, mette insieme i tasselli di una vicenda dai contorni sempre più opachi. La così detta ciliegina sulla torta é data dalla presenza della Dottoressa Ada Wong, che una volta completate le tre campagne principali, sarà possibile impersonare. Con quest'ultima rivivremo parti di storia già giocate con i precedenti personaggi, ma da un punto di vista totalmente inedito che svelerà retroscena e risponderà a quesiti che i fan più accaniti sicuramente si porranno.
L'aspetto narrativo del titolo, se vogliamo, é proprio quello che più ha convinto. Nonostante la deriva “caciarona” e alcuni leggeri buchi - comunque tollerabili - , la trama si dimostra un giusto traino a voler scoprire di più sulla vicenda narrata. Tutto merito dall'amalgama che gli sviluppatori sono riusciti a creare tra le quattro differenti campagne che grazie a entrate di scena, intrecci credibili e un plot che funziona in maniera ottimale, spinge il giocatore a voler scoprire da dover arriva e come si può sconfiggere questo virus C. Inoltre, la presenza di alcune scene forti tra cui particolari boss fight e l'ormai famosa scena di Leon che spara al presidente degli Stati Uniti, non fanno altro che aumentare il pathos.
Quando il virus ti influenza il gioco
Se quindi della trama possiamo rimanere soddisfatti, non tutti i fan potrebbero invece apprezzare la deriva presa dal gameplay che a conti fatti propone un titolo che, pur non staccandosi ancora totalmente da quello che la serie cercava di regalare in passato in termini horror - vedi la campagna di Leon -, cerca di offrire tramite Jake e Chris una fortissima componente action votata sopratutto alla collaborazione tra personaggi. Quel che ne esce é un guazzabuglio di generi e meccaniche di gioco in grado, più di una volta, di disorientare il giocatore.
Se giocando con Leon gli sviluppatori hanno cercato di inserire elementi che richiamano molto da vicino i primi capitoli della serie come il numero limitato di munizioni, l'atmosfera cupa, i classici enigmi e una serie di nemici che ricorda più da vicino i cari vecchi zombie; con Chris e Jake il discorso é completamente diverso. Il nuovo virus infatti non muta completamente l'infetto ma lo trasforma in una sorta di mostro mutaforma, chamato Jav'o, che varia il suo aspetto in base al tipo di danno subito . A cambiare la forma e la sostanza del nemico ci penseranno arti superiori che si trasformano in scudi, gambe che diventano zampe simil cavallette e altro ancora. Ovviamente, oltre alla forma, cambia anche il pattern di attacco, trasformano gli scontri in valzer di proiettili e tattica di approccio, che stacca completamente il giocatore dal filone horror, a causa di un ritmo sempre molto elevato. Ai nemici più classici se ne alterneranno altri più particolari e boss fight con mostri dalle dimensioni importanti. Sotto questo aspetto quindi la varietà sembra non mancare.
Purtroppo però quella che non convince é una giocabilità che, il più delle volte, ci é sembrata legnosa. L'introduzione delle coperture, rilevanti visto che i nemici nella loro forma umana possono utilizzare armi da fuoco, risultano troppo macchinose frammentano l'azione di gioco. A questo si aggiunge un approccio nel corpo a corpo modificato dalla barra della stamina che ci permetterà di eseguire delle mosse per uccidere i nemici ravvicinati. Sebbene l'aggiunta possa anche essere gradita, quelle ad essere fuori contesto sono le mosse utilizzate dai personaggi che li fanno assomigliare più a dei wrestler che a degli agenti speciali. In particolare, nella campagna di Jake si potrà uitlizzare il corpo a corpo come vera e propria arma a nostra vantaggio, snaturando completamente l'approccio classico.
Trama Hollywoodiana
É bene dirlo sin dall'inizio, senza paura e con la schiettezza che ogni fan di questa serie, giustamente, merita: Resident Evil 6 non é un survival horror. Usando le stesse parole del producer del gioco (Hirabayashi San) pronunciate durante un'intervista di qualche mese, il titolo si può definire un action dramatic horror. Il termine dramatic é molto importante, perché spiega la massiccia introduzione di scene squisitamente cinematografiche e ricche di sparatorie, esplosioni e distruzione da rendere felice anche un produttore come Jerry Bruckheimer.
Il gioco, ad onor del vero, non cerca di nascondere questa sua natura e sin dal prologo giocato con Leon e la sua compagna Helena Harper, sbatte in faccia al giocatore la nuova natura del prodotto. Ma cerchiamo di andare con ordine.
La storia, ambientata quindici anni dopo l'incidente di Racoon City, ci porta all'interno di un contesto abbastanza tumultuoso, in cui il presidente degli Stati Uniti d'America, per lavare l'onta che aleggia sulla testa del suo paese, decide di raccontare la verità su quanto é accaduto in quella città. A rompere le uova nel paniere ci penserà però, una nuova organizzazione bio terroristica che grazie ad una versione mutata del virus (virus C) sta mettendo in pericolo diverse paesi del mondo, tra cui l'America ma anche il nordest europeo e la Cina.
Il giocatore si trova quindi a vivere questo improvviso conflitto da tre punti di vista totalmente differenti: Leon, Chris e Jake; con i tre protagonisti che dispongono infatti di una campagna unica che, proprio come un puzzle, tra flashback e presente, mette insieme i tasselli di una vicenda dai contorni sempre più opachi. La così detta ciliegina sulla torta é data dalla presenza della Dottoressa Ada Wong, che una volta completate le tre campagne principali, sarà possibile impersonare. Con quest'ultima rivivremo parti di storia già giocate con i precedenti personaggi, ma da un punto di vista totalmente inedito che svelerà retroscena e risponderà a quesiti che i fan più accaniti sicuramente si porranno.
L'aspetto narrativo del titolo, se vogliamo, é proprio quello che più ha convinto. Nonostante la deriva “caciarona” e alcuni leggeri buchi - comunque tollerabili - , la trama si dimostra un giusto traino a voler scoprire di più sulla vicenda narrata. Tutto merito dall'amalgama che gli sviluppatori sono riusciti a creare tra le quattro differenti campagne che grazie a entrate di scena, intrecci credibili e un plot che funziona in maniera ottimale, spinge il giocatore a voler scoprire da dover arriva e come si può sconfiggere questo virus C. Inoltre, la presenza di alcune scene forti tra cui particolari boss fight e l'ormai famosa scena di Leon che spara al presidente degli Stati Uniti, non fanno altro che aumentare il pathos.
Quando il virus ti influenza il gioco
Se quindi della trama possiamo rimanere soddisfatti, non tutti i fan potrebbero invece apprezzare la deriva presa dal gameplay che a conti fatti propone un titolo che, pur non staccandosi ancora totalmente da quello che la serie cercava di regalare in passato in termini horror - vedi la campagna di Leon -, cerca di offrire tramite Jake e Chris una fortissima componente action votata sopratutto alla collaborazione tra personaggi. Quel che ne esce é un guazzabuglio di generi e meccaniche di gioco in grado, più di una volta, di disorientare il giocatore.
Se giocando con Leon gli sviluppatori hanno cercato di inserire elementi che richiamano molto da vicino i primi capitoli della serie come il numero limitato di munizioni, l'atmosfera cupa, i classici enigmi e una serie di nemici che ricorda più da vicino i cari vecchi zombie; con Chris e Jake il discorso é completamente diverso. Il nuovo virus infatti non muta completamente l'infetto ma lo trasforma in una sorta di mostro mutaforma, chamato Jav'o, che varia il suo aspetto in base al tipo di danno subito . A cambiare la forma e la sostanza del nemico ci penseranno arti superiori che si trasformano in scudi, gambe che diventano zampe simil cavallette e altro ancora. Ovviamente, oltre alla forma, cambia anche il pattern di attacco, trasformano gli scontri in valzer di proiettili e tattica di approccio, che stacca completamente il giocatore dal filone horror, a causa di un ritmo sempre molto elevato. Ai nemici più classici se ne alterneranno altri più particolari e boss fight con mostri dalle dimensioni importanti. Sotto questo aspetto quindi la varietà sembra non mancare.
Purtroppo però quella che non convince é una giocabilità che, il più delle volte, ci é sembrata legnosa. L'introduzione delle coperture, rilevanti visto che i nemici nella loro forma umana possono utilizzare armi da fuoco, risultano troppo macchinose frammentano l'azione di gioco. A questo si aggiunge un approccio nel corpo a corpo modificato dalla barra della stamina che ci permetterà di eseguire delle mosse per uccidere i nemici ravvicinati. Sebbene l'aggiunta possa anche essere gradita, quelle ad essere fuori contesto sono le mosse utilizzate dai personaggi che li fanno assomigliare più a dei wrestler che a degli agenti speciali. In particolare, nella campagna di Jake si potrà uitlizzare il corpo a corpo come vera e propria arma a nostra vantaggio, snaturando completamente l'approccio classico.