Resident Evil 7
di
Luca Gambino
Lo avevamo detto anche nella recensione di The Evil Within: gli standard dei giochi horror sono cambiati rispetto ai canoni classici, ed é arrivato il momento che i publisher tripla A abbraccino il cambiamento in atto, adeguando i propri modelli. Detto, fatto. Da lì a qualche tempo, Capcom pubblica le prime informazioni su Resident Evil 7, evidenziando il deciso cambio di rotta. La seconda persona adottata da Resident Evil 4 in poi si traduce in una visuale in soggettiva che sicuramente aumenta il fattore di immersività, ma che di fatto taglia fuori tutti quelli che mal digeriscono il first person.
Anche di fronte alle richieste dei giocatori di inserire la classica visuale in terza persona, Capcom tiene duro e dice di no. E fa bene. Anche se, in tutta onestà, la prima uscita della demo fa un po' storcere il naso. Troppo diverso dalle tematiche classiche, troppo poco pathos, troppo poco Resident Evil. Poi però le cose cambiano, la demo si aggiorna, vengono man mano introdotti nuovi elementi e dettagli e, soprattutto, i nemici. E ora, trovandoci di fronte alla versione finale del progetto, non possiamo non sottolineare il fatto che gli amanti del genere, DEVONO giocare a Resident Evil 7, perché sarebbe un vero peccato non vivere questa avventura a tinte forti. Fortissime.
Lo diciamo subito, questo nuovo corso di Resident Evil non é per tutti. Se non apprezzate la violenza estrema e senza filtri, se non sopportate la tensione costante, che vi si insinua nel cervello, allora lasciate perdere. Questo gioco non fa per voi. Resident Evil7 é la summa di tutti i titoli horror apparsi sul mercato nell'ultimo periodo, ma riesce a spingersi in territori ancora inesplorati, riuscendo però a non tradire le proprie origini.
Capcom ha fatto i compiti, e li ha fatti molto bene. Contrariamente ad altri, ha osservato a lungo i nuovi esponenti dell'horror "moderno", pianificando, progettando e sperimentando. Ricordate il progetto segreto: The Kitchen che solo dopo si é rivelato essere in realtà RE7? Già da allora Capcom aveva le idee ben chiare sulla direzione da intraprendere e su come terrorizzare vecchi e nuovi utenti.
Dicevamo poc'anzi sull'abilità della casa nipponica di dare nuova vita al brand senza rinunciare all'identità, perché se togliamo la visuale in prima persona e un approccio meno cartoonoso rispetto al passato, anche la vecchia guardia affezionata agli esordi della serie ritroverà pane per i suoi denti. Nel suo peregrinare per l'immensa magione, il nostro Ethan troverà i puzzle da risolvere, le chiavi da trovare, le porte da sbloccare e, ovviamente, armi da portarsi dietro e munizioni centellinate. Troverete anche gli amati/odiati bauli magici, i punti di salvataggio e tanti altri elementi old school che ovviamente ci lasciamo il piacere di scoprire da soli.
Per fortuna RE7 si tiene lontano da tutti quegli elementi introdotti in questo genere che hanno reso alcuni survival horror “appiattiti” verso gli action games. Non esistono, per esempio, i banchi da lavoro per l'upgrade delle armi, non ci sono recuperi miracolosi della salute o vendor sparsi per la mappa di gioco per acquistare armi o munizioni. Resident Evil 7 é volto al realismo e usa tutti i trucchi del mestiere per regalarvi una tensione costante a cui si aggiungono alcuni “jump scares” davvero ben piazzati. Soprattutto, nella villa dei Baker, niente vi viene dato in regalo. Ogni piccolo successo ottenuto é solo per vostro merito, per la vostra volontà di esaminare, di approfondire e di non dare mai niente per scontato. E, si, diciamolo, per il vostro voler proseguire anche se una parte di voi vorrebbe staccare tutto e prendersi un attimo di relax.
Capcom mette le cose in chiaro fin dall'inizio, proponendo una trama inizialmente molto distante dalla classica narrazione “Eviliana”, mettendo in scena Ethan, alla ricerca della moglie che credeva ormai scomparsa da oltre tre anni. Le sue indagini lo portano all'interno della magione dei Baker, ed é da qui che inizia il suo viaggio all'inferno. Si, perché i Bakers non sono quelli che possono definirsi come la perfetta famiglia americana, quanto piuttosto un mix tra “non aprite quella porta” e un “tranquillo weekend di paura”. In mezzo ci siete voi, che da una parte deve sfuggire alle attenzioni dei membri della famiglia, da cui dovete nascondervi almeno fino al momento giusto, e dall'altra deve affrontare a suon di pistolettate gli altri esseri che vivono e si nutrono all'interno della villa.
Si evince quindi che il gameplay di Resident Evil ha subito un profondo cambiamento rispetto al passato, unendo alle classiche fasi action molto adrenaliniche (qui aiutate anche dalla visuale in prima persona), ad altre dove conviene non esporsi troppo e cercare un riparo sicuro. Anche perché, almeno nella primissima parte del gioco, non avrete assolutamente nessuna arma con voi. E se vi state chiedendo se mai l'Umbrella possa avere qualche ruolo in questo disastro, sappiate che anche se non possiamo rispondervi direttamente, possiamo comunque dirvi che si parla comunque di agenti infettivi e cose simili, per cui non andiamo troppo distante da temi cari alla letteratura tanto cara a Resident Evil.
1
La ricerca di un mood molto più realistico rispetto al passato é da ricercarsi anche nella grafica degli ambienti e dei personaggi, consentendovi di sentirvi veramente dentro il gioco. E' difficile riuscire a spiegare a parole la sensazione di sporco e di profondamente “malato” che proverete praticamente lungo tutto il corso della vostra avventura. E a proposito di “corso”, dobbiamo segnalare che abbiamo portato a termine il gioco in poco più di 11 ore a difficoltà media. Un lasso di tempo adeguato a cui forse si può imputare una parte finale troppo stiracchiata, perché dopo aver svelato il retroscena principale, si passa forse un po' troppo tempo a cercare e distruggere l'ultimo boss, per poi arrivare al colpo di scena finale che, ovviamente, non vi sveliamo.
Alcuni colleghi che hanno affrontato il gioco in modalità facile hanno portato a casa l'avventura in circa dieci ore, ma il nostro consiglio é quello di osare un po' di più, soprattutto perché la visuale in stile FPS tende a semplificare un po' le cose a chi ha una certa dimestichezza nel genere, soprattutto nelle fasi di shooting. Il “gun game” messo in scena da Capcom tende infatti a premiare in modo significativo l'headshot e quindi gli amanti del genere faranno davvero in fretta a prendere le misure alle creature e ai boss che troveremo lungo il nostro cammino.
Ma, quindi, la visuale in prima persona può rappresentare il futuro della saga o, più in generale, del genere? Ci dispiace per gli amici che non possono godersi il First Person Horror, ma la risposta é si. Se già Outlast e Alien avevano gettato le basi per una nuova ottica sul survival horror, Resident Evil 7 ne rappresenta l'evoluzione, e si pone come punto di riferimento per i giochi che seguiranno. E se siete alla ricerca dell'immersività totale, allora cercate di procurarvi un caschetto VR, perché in questa veste il titolo Capcom diventa quasi illegale.
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Anche di fronte alle richieste dei giocatori di inserire la classica visuale in terza persona, Capcom tiene duro e dice di no. E fa bene. Anche se, in tutta onestà, la prima uscita della demo fa un po' storcere il naso. Troppo diverso dalle tematiche classiche, troppo poco pathos, troppo poco Resident Evil. Poi però le cose cambiano, la demo si aggiorna, vengono man mano introdotti nuovi elementi e dettagli e, soprattutto, i nemici. E ora, trovandoci di fronte alla versione finale del progetto, non possiamo non sottolineare il fatto che gli amanti del genere, DEVONO giocare a Resident Evil 7, perché sarebbe un vero peccato non vivere questa avventura a tinte forti. Fortissime.
Lo diciamo subito, questo nuovo corso di Resident Evil non é per tutti. Se non apprezzate la violenza estrema e senza filtri, se non sopportate la tensione costante, che vi si insinua nel cervello, allora lasciate perdere. Questo gioco non fa per voi. Resident Evil7 é la summa di tutti i titoli horror apparsi sul mercato nell'ultimo periodo, ma riesce a spingersi in territori ancora inesplorati, riuscendo però a non tradire le proprie origini.
Capcom ha fatto i compiti, e li ha fatti molto bene. Contrariamente ad altri, ha osservato a lungo i nuovi esponenti dell'horror "moderno", pianificando, progettando e sperimentando. Ricordate il progetto segreto: The Kitchen che solo dopo si é rivelato essere in realtà RE7? Già da allora Capcom aveva le idee ben chiare sulla direzione da intraprendere e su come terrorizzare vecchi e nuovi utenti.
Dicevamo poc'anzi sull'abilità della casa nipponica di dare nuova vita al brand senza rinunciare all'identità, perché se togliamo la visuale in prima persona e un approccio meno cartoonoso rispetto al passato, anche la vecchia guardia affezionata agli esordi della serie ritroverà pane per i suoi denti. Nel suo peregrinare per l'immensa magione, il nostro Ethan troverà i puzzle da risolvere, le chiavi da trovare, le porte da sbloccare e, ovviamente, armi da portarsi dietro e munizioni centellinate. Troverete anche gli amati/odiati bauli magici, i punti di salvataggio e tanti altri elementi old school che ovviamente ci lasciamo il piacere di scoprire da soli.
Per fortuna RE7 si tiene lontano da tutti quegli elementi introdotti in questo genere che hanno reso alcuni survival horror “appiattiti” verso gli action games. Non esistono, per esempio, i banchi da lavoro per l'upgrade delle armi, non ci sono recuperi miracolosi della salute o vendor sparsi per la mappa di gioco per acquistare armi o munizioni. Resident Evil 7 é volto al realismo e usa tutti i trucchi del mestiere per regalarvi una tensione costante a cui si aggiungono alcuni “jump scares” davvero ben piazzati. Soprattutto, nella villa dei Baker, niente vi viene dato in regalo. Ogni piccolo successo ottenuto é solo per vostro merito, per la vostra volontà di esaminare, di approfondire e di non dare mai niente per scontato. E, si, diciamolo, per il vostro voler proseguire anche se una parte di voi vorrebbe staccare tutto e prendersi un attimo di relax.
Capcom mette le cose in chiaro fin dall'inizio, proponendo una trama inizialmente molto distante dalla classica narrazione “Eviliana”, mettendo in scena Ethan, alla ricerca della moglie che credeva ormai scomparsa da oltre tre anni. Le sue indagini lo portano all'interno della magione dei Baker, ed é da qui che inizia il suo viaggio all'inferno. Si, perché i Bakers non sono quelli che possono definirsi come la perfetta famiglia americana, quanto piuttosto un mix tra “non aprite quella porta” e un “tranquillo weekend di paura”. In mezzo ci siete voi, che da una parte deve sfuggire alle attenzioni dei membri della famiglia, da cui dovete nascondervi almeno fino al momento giusto, e dall'altra deve affrontare a suon di pistolettate gli altri esseri che vivono e si nutrono all'interno della villa.
Si evince quindi che il gameplay di Resident Evil ha subito un profondo cambiamento rispetto al passato, unendo alle classiche fasi action molto adrenaliniche (qui aiutate anche dalla visuale in prima persona), ad altre dove conviene non esporsi troppo e cercare un riparo sicuro. Anche perché, almeno nella primissima parte del gioco, non avrete assolutamente nessuna arma con voi. E se vi state chiedendo se mai l'Umbrella possa avere qualche ruolo in questo disastro, sappiate che anche se non possiamo rispondervi direttamente, possiamo comunque dirvi che si parla comunque di agenti infettivi e cose simili, per cui non andiamo troppo distante da temi cari alla letteratura tanto cara a Resident Evil.
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La ricerca di un mood molto più realistico rispetto al passato é da ricercarsi anche nella grafica degli ambienti e dei personaggi, consentendovi di sentirvi veramente dentro il gioco. E' difficile riuscire a spiegare a parole la sensazione di sporco e di profondamente “malato” che proverete praticamente lungo tutto il corso della vostra avventura. E a proposito di “corso”, dobbiamo segnalare che abbiamo portato a termine il gioco in poco più di 11 ore a difficoltà media. Un lasso di tempo adeguato a cui forse si può imputare una parte finale troppo stiracchiata, perché dopo aver svelato il retroscena principale, si passa forse un po' troppo tempo a cercare e distruggere l'ultimo boss, per poi arrivare al colpo di scena finale che, ovviamente, non vi sveliamo.
Alcuni colleghi che hanno affrontato il gioco in modalità facile hanno portato a casa l'avventura in circa dieci ore, ma il nostro consiglio é quello di osare un po' di più, soprattutto perché la visuale in stile FPS tende a semplificare un po' le cose a chi ha una certa dimestichezza nel genere, soprattutto nelle fasi di shooting. Il “gun game” messo in scena da Capcom tende infatti a premiare in modo significativo l'headshot e quindi gli amanti del genere faranno davvero in fretta a prendere le misure alle creature e ai boss che troveremo lungo il nostro cammino.
Ma, quindi, la visuale in prima persona può rappresentare il futuro della saga o, più in generale, del genere? Ci dispiace per gli amici che non possono godersi il First Person Horror, ma la risposta é si. Se già Outlast e Alien avevano gettato le basi per una nuova ottica sul survival horror, Resident Evil 7 ne rappresenta l'evoluzione, e si pone come punto di riferimento per i giochi che seguiranno. E se siete alla ricerca dell'immersività totale, allora cercate di procurarvi un caschetto VR, perché in questa veste il titolo Capcom diventa quasi illegale.
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Resident Evil 7: Biohazard
9
Voto
Redazione
Resident Evil 7: Biohazard
Capcom cambia forma all'orrore. Non é solo una nuova inquadratura a fare un nuovo videogioco: la prima persona é solo il punto di partenza per un cambiamento radicale, che però non tradisce le origini della saga. Capcom é stata davvero molto breve a trovare un punto d'equilibrio perfetto tra vecchio e nuovo, proponendo un gioco capace di terrorizzare, appassionare e mettere il giocatore nella scomoda posizione di voler sfidare le proprie paure per vedere “cosa c'é dopo”. Un miracolo che alla casa nipponica non capitava da tempo, ma che qui gli riesce davvero alla perfezione. A voler cercare il pelo nell'uovo potremmo dire che probabilmente i dialoghi tra i personaggi sono, a volte, al limite del credibile e che la parte finale del gioco é forse inutilmente stiracchiata, ma sono solo piccole sbavature su una tela che gronda perfezione praticamente ad ogni pennellata. Ci dispiace solo per gli amici che non sopportano la prima persona, perché perdersi questo episodio di Resident Evil significa perdersi un pezzo della nuova storia dei survival horror