Resurrection: il Ritorno del Dragone Nero

di Luca Masala
In sostanza, per farvi un'idea di quello che vi aspetta in questo gioco, prendete dei classici come Tomb Raider (qualsiasi edizione), Thief, Resident Evil e il poco noto Arabian Nights, shakerateli insieme e otterrete Resurrection in tutto il suo splendore e in tutto il suo...potere frustrante! Ebbene sì, anche se possiamo sorvolare su quelli che sono i piccoli inconvenienti grafici, che nulla tolgono al ponderoso lavoro della Nébula, non possiamo non notare la difficoltà di prendere confidenza con i comandi di controllo dei personaggi. Dopo aver faticato non poco nel manovrare l'"ergonomico" sistema interattivo "tastiera + mouse", vi ritroverete spesso a pigiare con frenesia e violenza i tasti cursore della vostra povera tastiera nella speranza che Gau dia un fendente o che Domenico utilizzi la combo mortale, mentre il vostro avversario vi rovina con pochi colpi. Alla fine, vi renderete conto che la combinazione di tasti che utilizzavate con Gau andava bene con Daiko e viceversa, senza contare che vi ritroverete a fare sempre gli stessi, noiosi movimenti nella speranza che l'IA del vostro sfidante sia clemente con voi.
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Una delle mancanze da sottolineare è tra l‘altro l‘assoluta impossibilità di riconfigurazione dei comandi, che ci costringe ad utilizzare gli scomodi parametri di default. La già ripida curva d'apprendimento non è favorita dal fatto che in Resurrection non si può salvare il gioco all'interno di ciascuna missione. Questo significa che se, dopo esservi strenuamente e valorosamente difesi fino all'ultimo avversario, avrete una sola vita a disposizione e questa viene improvvisamente spenta dal più idiota dei vostri nemici con un colpo di forcone da fieno, dovrete ricominciare tutta la missione in corso da capo. A peggiorare le cose ci si mette il fatto che se in un combattimento avete sottratto gran parte delle energie a uno dei vostri tostissimi avversari e, malauguratamente, doveste morire, vi ritroverete ad affrontarlo con tutta la sua forza al massimo. Il che, a lungo andare, può significare solo una cosa: frustrazione! E allora dipenderà solo da voi reagire nel modo più congeniale: con la perseveranza e l'onore delle armi o con l'abbandono in nome della viltà...
In conclusione, nonostante non si soffra troppo della mancanza di similari manufatti elettronici, possiamo valutare Resurrection come un valido diversivo alla routine quotidiana, un buon prodotto che può garantire parecchie ore di divertimento a tutti i videogiocatori, esperti e non. Personalmente, ci siamo abbastanza divertiti nel giocarlo, sedotti da quella strana magia che ci spinge sempre ad andare avanti con la curiosità di vedere cosa succederà dopo e ricavando, specie dal punto di vista contestuale, una generale positiva impressione. Se amate i giochi d'avventura e d'azione in 3D, le atmosfere orientali e il fantasy alla AD&D, non spaventatevi di fronte alle difficoltà elencate, poiché Resurrection risulta comunque un titolo estremamente valido. A rafforzare il concetto espresso, dobbiamo sicuramente considerare il prezzo veramente irrisorio per un articolo di tal fattura, senza dimenticare che Resurrection nonostante alcune irrilevanti sviste di traduzione, è totalmente localizzato in italiano, il che non è mai poco.


Luca "LuMas" Masala