Retro Atari Classics
di
Antonio Norfo
La volontà di essere a tutti i costi presenti nei primi giorni di una nuova console può talvolta giocare brutti scherzi e, senza troppi preamboli, "Retro Atari Classics" assume buona parte dei connotati negativi del caso.
Si prendano dieci giochi dell'alba del medium, li si mettano in una macchina appunto neonata (desiderosa però di distaccarsi da canoni e mezzi ludici d'un tempo) e si affidi a terzi (Delta, Studio Number One, Reas) il compito di riplasmare, in alternativa con le controparti originali, le singole interfacce visive. Partendo da quest'ultime è facile asserire che fra le due tipologie presenti sono di gran lunga preferibili le edizioni originarie, non solo in onore dell'estetica retrò ma anche per evidenti demeriti di tutti i remix. Il lavoro svolto da leggende dei graffiti (così li epiteta il retrocopertina del titolo) con altissima percentuale di probabilità verrà messo infatti in disparte, e gli sarà in definitiva preferita la modalità classica (in tal senso, scegliere è risultato quantomeno benefico). Da un punto di vista sonoro, nel proseguire l'analisi tecnica, va peraltro segnalato all'interno del menu di selezione un poco convincente e ridondante accompagnamento musicale, mentre effetti ed abbozzate melodie preservano gioie (ed al contempo dolori) del tempo che fu.
Le problematiche del gioco, tuttavia, non sorgono esclusivamente in virtù della riproposta a bassa fatica di Missile Command, Pong, Sprint, Tempest, Warlords, Asteroids, Break Out, Centipede, Gravitar e Lunar Lander.
Né, benché ne sia aspra determinante, non dipendono strettamente dal mancato impegno in sede di rivisitazione audiovisiva. La verità è che ai pregi del rivivere nostalgicamente una buona fetta del passato Atari si oppongono i difetti di un adattamento sottotono alle funzionalità tattili della macchina ospitante.
La croce direzionale e la pulsantiera rimangono ottimali, mentre l'eventuale ingresso dello stilo può dar luogo (oltre ad un approssimativa gestione dei sistemi di controllo) a sessioni invero frustranti.
Indubbiamente, forti allora come oggi di semplicità e carisma, tre titoli (guarda caso, in termini di meccanica "respingi l'oggetto sferico", l'uno variante dell'altro) si dimostrano sempre appetibili, e sono Pong, Warlords e Breakout: esentabili da qual che sia presentazione.
Eppure il tempo potenzialmente loro dedicabile non sorpasserà mai la soglia di quanto oggigiorno è ritenuto bastevole, andando magari a colmare (modello minigioco) qualche breve attimo della giornata. Il misurarsi con sé stessi nell'atavica ma sempreverde pratica del superare i propri record, infondo, insieme al fattore sfida si propaga dal primo all'ultimo dei nomi di questa commemorativa Game Card. In Asteroids, ad esempio, combattendo prima con gli spazi angusti e poi con meteoriti e navicelle aliene, lo spirito di sopravvivenza tra una propulsione e l'altra si fa sempre più crescente e parimenti avviene in Centipede dove, all'insegna della disinfestazione, la sempre più rapida caduta di insetti va ostacolata con riflessi e rapidi movimenti orizzontali e verticali. Per non dimenticare la precisione richiesta nel difendere la propria cittadina in Missile Command o nel far atterrare sulle piazzole disponibili la propria navicella in Lunar Lander (facendo bene attenzione all'esaurimento del carburante).
Peccato infine, ultimo ostacolo alla fruibilità, che il collegamento wireless non supporti la momentanea condivisione di software nei tre casi garanti del multiplayer per il quale saranno dunque necessarie tante schede quanti sono i giocatori umani ospitabili (per un minimo di due -Pong- ed un massimo di quattro -Sprint e Warlords-).
Si prendano dieci giochi dell'alba del medium, li si mettano in una macchina appunto neonata (desiderosa però di distaccarsi da canoni e mezzi ludici d'un tempo) e si affidi a terzi (Delta, Studio Number One, Reas) il compito di riplasmare, in alternativa con le controparti originali, le singole interfacce visive. Partendo da quest'ultime è facile asserire che fra le due tipologie presenti sono di gran lunga preferibili le edizioni originarie, non solo in onore dell'estetica retrò ma anche per evidenti demeriti di tutti i remix. Il lavoro svolto da leggende dei graffiti (così li epiteta il retrocopertina del titolo) con altissima percentuale di probabilità verrà messo infatti in disparte, e gli sarà in definitiva preferita la modalità classica (in tal senso, scegliere è risultato quantomeno benefico). Da un punto di vista sonoro, nel proseguire l'analisi tecnica, va peraltro segnalato all'interno del menu di selezione un poco convincente e ridondante accompagnamento musicale, mentre effetti ed abbozzate melodie preservano gioie (ed al contempo dolori) del tempo che fu.
Le problematiche del gioco, tuttavia, non sorgono esclusivamente in virtù della riproposta a bassa fatica di Missile Command, Pong, Sprint, Tempest, Warlords, Asteroids, Break Out, Centipede, Gravitar e Lunar Lander.
Né, benché ne sia aspra determinante, non dipendono strettamente dal mancato impegno in sede di rivisitazione audiovisiva. La verità è che ai pregi del rivivere nostalgicamente una buona fetta del passato Atari si oppongono i difetti di un adattamento sottotono alle funzionalità tattili della macchina ospitante.
La croce direzionale e la pulsantiera rimangono ottimali, mentre l'eventuale ingresso dello stilo può dar luogo (oltre ad un approssimativa gestione dei sistemi di controllo) a sessioni invero frustranti.
Indubbiamente, forti allora come oggi di semplicità e carisma, tre titoli (guarda caso, in termini di meccanica "respingi l'oggetto sferico", l'uno variante dell'altro) si dimostrano sempre appetibili, e sono Pong, Warlords e Breakout: esentabili da qual che sia presentazione.
Eppure il tempo potenzialmente loro dedicabile non sorpasserà mai la soglia di quanto oggigiorno è ritenuto bastevole, andando magari a colmare (modello minigioco) qualche breve attimo della giornata. Il misurarsi con sé stessi nell'atavica ma sempreverde pratica del superare i propri record, infondo, insieme al fattore sfida si propaga dal primo all'ultimo dei nomi di questa commemorativa Game Card. In Asteroids, ad esempio, combattendo prima con gli spazi angusti e poi con meteoriti e navicelle aliene, lo spirito di sopravvivenza tra una propulsione e l'altra si fa sempre più crescente e parimenti avviene in Centipede dove, all'insegna della disinfestazione, la sempre più rapida caduta di insetti va ostacolata con riflessi e rapidi movimenti orizzontali e verticali. Per non dimenticare la precisione richiesta nel difendere la propria cittadina in Missile Command o nel far atterrare sulle piazzole disponibili la propria navicella in Lunar Lander (facendo bene attenzione all'esaurimento del carburante).
Peccato infine, ultimo ostacolo alla fruibilità, che il collegamento wireless non supporti la momentanea condivisione di software nei tre casi garanti del multiplayer per il quale saranno dunque necessarie tante schede quanti sono i giocatori umani ospitabili (per un minimo di due -Pong- ed un massimo di quattro -Sprint e Warlords-).
Retro Atari Classics
5
Voto
Redazione
Retro Atari Classics
Le problematiche del gioco non sorgono esclusivamente in virtù della riproposta a bassa fatica di Missile Command, Pong, Sprint, Tempest, Warlords, Asteroids, Break Out, Centipede, Gravitar e Lunar Lander. Né, benché ne sia aspra determinante, non dipendono strettamente dal mancato impegno in sede di rivisitazione audiovisiva. Ai pregi del rivivere nostalgicamente una buona fetta del passato Atari si oppongono i seri difetti di un adattamento sottotono dei sistemi di controllo alle funzionalità tattili della macchina ospitante. Inoltre, il tempo loro dedicabile difficilmente raggiungerà la soglia di quanto oggigiorno si ritiene essere bastevole, anche in quei casi in cui i decenni trascorsi si dimenticano facilmente in nome della semplicità e fruibilità (Pong, Break Out e Warlords).