Reus 2, la creazione dei giganti, seconda parte – Recensione PC
La recensione del “god-simulator” strategico di Abbey Games, un sequel che migliora l’originale in ogni singolo aspetto e introduce nuove meccaniche che lo rendono un titolo tanto rilassante quanto mesmerizzante
In Reus l’obiettivo del giocatore, alla testa di un gruppo di giganti elementali, è terraformare un pianeta brullo per favorire la nascita dei primi coloni umani, pronti a stabilirsi e creare una propria civiltà, di cui dovremo curarne l’ecosistema circostante, tra animali, piante e minerali, qui chiamati “biotopi”, per consentire loro di svilupparsi ed evolvere nei limiti delle risorse o delle tempistiche imposte ai loro enormi patroni.
Il primo Reus usciva nel 2013, bene 11 anni fa; un titolo interessante (su cui il sottoscritto ha trascorso dozzine di ore NdR), ma nondimeno afflitto da una serie di problematiche che non gli hanno mai permesso di brillare davvero, come livelli a tempo che poco si confacevano alla sua natura strategica, o la presenza di numerosi elementi aleatori che obbligavano a circumnavigare rogne saltate fuori dal nulla, rovinando ore di pianificazione e sprecando ancor più minuti preziosi.
Dagli stessi autori dell’originale, Abbey Games, più il supporto del publisher Firesquid, Reus 2 è una completa revisione di Reus, da cui riprende i tratti salienti, li migliora, li espande e ne rimuove le impurità, creando quello che potremmo definire come il sequel perfetto, diventando a conti fatti l'esponente di punta qualora si desideri approcciare il franchise.
Scomparso il fastidioso timer e incrementata la precisione di dove posizionare chi, cosa e dove, Reus 2 offre al giocatore tutti gli strumenti per controllare la disposizione di ambienti, villaggi e biotopi, lasciandogli inoltre tutto il tempo di questo mondo per decidere la prossima mossa, a patto ovviamente di rispettare la quantità di “eoni” necessari ad acquistare nuovi elementi. Questi si ricaricheranno al passaggio di ogni “era”, una serie di traguardi secondari che si affiancano alle richieste dei nostri coloni, come rivoluzioni industriali, monumenti epici, guerre civili, riti esoterici e altri sviluppi chiave nella crescita del villaggio e del mondo circostante, con talvolta ripercussioni a livello planetario.
E se per qualunque motivo lo spazio non basta oppure non frutta a sufficienza con quanto fornito dal gioco, si possono sempre investire i punti accumulati generando cibo, scienza e ricchezza per acquistare tramite un negozio in-game altri eoni, biotopi extra, espansioni della crosta terrestre e così via. E non temete, non c'è più alcuna traccia di elementi randomici, tutto può essere calcolato e realizzato di conseguenza, eccetto l'acquisizione di nuovi elementi naturali, distribuiti in pacchetti di "draft" che aggiungono alla formula una lieve nota roguelike.
L’interfaccia utente è semplice e davvero ben congegnata, si ha sempre tutto a portata di click, è molto intuitiva e ben si lega alla veste grafica colorata e minimale, anche questa estremamente pulita e funzionale. Le musiche sono rilassanti e molto variegate, poiché si adattano all’era in corso e all’evoluzione del pianeta, con motivetti in tema ed effetti sonori che ben descrivono azioni e biotopi e si lasciano ascoltare per ore.
Il problema ogni volta che si avvia il titolo è riuscire a scollarsi dopo aver creato un nuovo pianeta. Si comincia sempre con un particolare capo tribù a scelta, che ne determina l’archetipo, come il saggio, l’inventore, il minatore, e man mano che si generano nuove risorse e si completano gli obiettivi dei villaggi si sbloccano nuovi centri abitati, nuovi biotopi e nuovi poteri per i giganti. Al termine della terza era il livello ha "termine" (volendo si può continuare in modalità Free Play) e si intascano le ricompense, ovvero nuove funzionalità e nuovi contenuti per le prossime partite. Per sbloccare tutte le feature tramite barra dell’esperienza bastano una decina di ore, discorso diverso se si punta alle tre stelle con ogni era, legate agli achievement e a ricompense esclusive che andranno a espandere il nostro canovaccio, composto da oltre 200 biotopi di diverso prestigio, natura, proprietà e sinergie. E anche quando non si riesce a portare a casa la pagnotta, Reus 2 resta un’esperienza molto piacevole.