Reynatis, la recensione del nuovo gioco di FuRyu

Maghi, intrecci politici e combattimenti nella splendida Shibuya!

di Fabio Fundoni

Appuntamento all'incrocio di Shibuya!

Che il Giappone sia un paese magico lo sappiamo tutti. Che però sia intriso di vera e propria magia ce lo insegna l’ultima fatica videoludica del team FuRyu (creatori di Crystar, Monark, The Caligula Effect e tanti altri). Di cosa stiamo parlando? Il solo modo per scoprirlo è continuare a leggere la recensione di Reynatis! Ambientato nel celeberrimo quartiere di Shibuya, Reynatis ci porta in una realtà alternativa in cui la magia esiste ed è tenuta al guinzaglio dal governo tramite appositi organi di controllo, dove i maghi che non si vogliono assoggettare e rimanere indipendenti rischiano perennemente di essere scoperti e costretti a sottomettersi, pena venire attaccati dal M.E.A. (Magic Enforcement Administration), fortissimo corpo di polizia che quando deve compiere il suo dovere va davvero poco per il sottile.

Shibuya è forse uno dei luoghi più “magici” del moderno Giappone, dove non si dorme mai grazie a una frenetica e ammaliante vita notturna ed è conosciuto in tutto il mondo per il suo famosissimo incrocio comparso in centinaia di film, anime, manga, videogame e via dicendo, naturalmente protagonista anche in Reynatis. Parlando invece dei protagonisti in poligoni e ossa, facciamo subito la conoscenza di Sari, agente della M.E.A. fermamente convinta che si debba fare tutto il necessario per tenere sotto controllo i maghi e i loro poteri, troppo pericolosi per essere lasciati liberi di agire. Sarì, come i suoi colleghi, possiede una forte magia, ma ovviamente la usa nel pieno rispetto delle regole e con l’autorizzazione governativa. Suo perfetto opposto è Marin, mago ribelle e ovviamente illegale che desidera semplicemente di riuscire a liberarsi dai controlli della M.E.A. e accrescere il proprio potere. Durante la nostra avventura ci alterneremo tra l’uso di entrambi e vivremo i loro rispettivi punti di vista che, come è ovvio che sia, finiranno per scontrarsi.

Naturalmente il rapporto tra Sari e Marin avrà delle evoluzioni, ma con il passare delle ore di gioco ci renderemo conto che Marin prenderà sempre più il ruolo di protagonista, in una sceneggiatura che non è poi così divisa su due fronti come potevamo pensare inizialmente. Il mondo di gioco di Reynatis non si limita ad essere abitato dalla M.E.A. e dai maghi ribelli, ma con il proseguo della storia incroceremo la Gilda Magica, gruppo considerato terroristico, e gli Owl, cerchia ristretta di maghi indipendenti le cui intenzioni risultano difficili da comprendere. Le circa 40 ore necessarie a completare la trama ci permetteranno di scoprire svariate informazioni a riguardo e a fare luce su una sostanza stupefacente che si sta diffondendo a macchia d’olio per le strade di Shibuya.

I temi portanti di Reynatis sono variegati e interessanti e la scrittura risulta discretamente godibile, per quanto ci siano alcuni passaggi un po’ stereotipati e situazioni che non fanno spiccare il tutto verso vette particolarmente elevate. Portando avanti il gioco inizieremo a incontrare nuovi personaggi che si alleeranno con Marin e Sari, andando a creare dei party di tre persone utilizzabili indistintamente sia in combattimento che in fase esplorativa con un semplice switch tramite tasto dorsale. Appunto, esplorazione e combattimento sono i due momenti portanti del gameplay di Reynatis e rientrano nei canoni dei classici action-JRPG, con combat system in tempo reale. Il sistema basico è quanto mai già visto: si sceglie che missione seguire tra quelle principali e le tante secondarie disponibili, le si evidenzia sulla mappa e si segue il radar a schermo che ci indica la strada da seguire.

Da notare che ogni personaggio potrà muoversi in due modalità: in una manterrà soppressi i propri poteri magici, nell’altra li lascerà liberi e visibili a tutti. Sfruttando la magia saremo più veloci, salteremo più in alto e potremo vedere alcuni oggetti da raccogliere, situazione ottimale quando guideremo Sari e i suoi compagni, che avranno libertà totale usare i propri poteri davanti a tutti, mentre il discorso cambia per Marin e gli altri ribelli, visto che palesarsi come maghi non legalizzati farà si che in breve tempo saremo segnalati alle autorità e ci ritroveremo addosso potentissime pattuglie della M.E.A. che ci attaccheranno senza troppi convenevoli.

Se narrativamente la soluzione risulta interessante, all’atto pratico perde mordente in quanto basta raggiungere una diversa zona della mappa per vedere il contatore azzerato e farci perdere lo status di ricercati in un battibaleno: peccato. Spostandoci tra le varie zone di Shibuya (più qualche sorpresa… esoterica) arriveremo ai nostri obiettivi dove molto spesso sarà necessario combattere per sistemare la situazione e portare avanti la storia. Il combat system di Reynatis merita una certa attenzione, visto che FuRyu ha studiato una interessante soluzione basata sulla separazione dei momenti di utilizzo e soppressione della magia, legati rispettivamente alla difesa e all’attacco. La difesa permette, oltre ad evitare di vedere la schermata di game over, di recuperare MP, utilissimi per passare all’attacco e utilizzare varie magie per sconfiggere il nemico.

Potremo schivare attacchi a distanza e ravvicinati, con questi che daranno vita a dei quick time event legati all’uso di un tasto dorsale e permetteranno una maggiore carica di MP che, giunta al suo massimo, attiverà uno stato in cui i movimenti nemici saranno rallentati e avremo modo di infliggere un gran numero di danni. Potremo utilizzare un solo personaggio alla volta, ma tramite i grilletti del controller potremo passare agilmente tra i vari protagonisti e dare vita a interessanti combo sfruttando gli MP di tutti, con risultati sempre più interessanti con il crescere del livello del team e con l’aggiunta di nuove abilità magiche, utilizzabili con la pressione di appositi tasti.

Reynatis, un combat system con qualcosa da dire

Il combat system di Reynatis, dopo qualche ora necessaria per metabolizzarlo, offre un'inaspettata vena tattica e permette di concatenare azioni su azioni, regalando non poche gioie agli amanti delle combo. Purtroppo i nemici, boss compresi, offrono un livello di sfida abbastanza basso (discorso a parte per quelle poche volte che ci faremo “beccare” dalla M.E.A.) e quasi sempre si finisce per utilizzarli tipo un sacco da boxe, rendendo il tasso di sfida decisamente limitato, anche perché quando saremo sconfitti potremo decidere se ricominciare da inizio combattimento o battere in ritirata. Insomma, un mix di alti e bassi che non danno una continuità qualitativa a Reynatis esattamente come accade anche in campo tecnico.

La rappresentazione di Shibuya offre scorci da sogno e se avete avuto la fortuna, come per chi scrive, di visitare il famoso quartiere dopo il calar del sole, avrete un moto di nostalgia dovuto da una resa abbastanza fedele alla realtà, tra negozi realmente esistenti, gli immancabili distributori automatici di bevande e tanti altri tocchi di classe. Purtroppo l’ambientazione è molto meno trafficata rispetto alla realtà, probabilmente per agevolare lo sviluppo del titolo, prodotto sia per PlayStation 5 (su cui lo abbiamo testato) sia per Nintendo Switch. Il livello grafico è altalenante e nonostante una frame rate senza troppi problemi, la resa poligonale poteva essere migliore, con i personaggi secondari che sembrano davvero indietro di diverse generazioni e quelli principali che mostrano una discreta realizzazione senza però strafare. Le telecamere sono spesso ballerine, soprattutto nei combattimenti. 

Parlando di audio, la colonna sonora di Reynatis è di tutto rispetto, anche se un po’ ripetitiva in alcune situazioni, ma è uno degli elementi migliori della produzione. Il doppiaggio è disponibile unicamente in giapponese, mentre i testi sono in inglese, con totale assenza della lingua italiana. La quantità di testo è ampia, soprattutto per quanto riguarda le chat che si scambieranno i vari personaggi, ma anche senza avere una conoscenza particolarmente profonda dell’inglese, si riesce a seguire il filo della trama. Il fulcro è che Reynatis non è sicuramente un titolo tripla A e per quanto sia chiaro come il budget a disposizione di FuRyu sia stato limitato, è comunque stato fatto un discreto lavoro dal punto di vista artistico (bellissime le art dei vari personaggi e la già citata Shibuya) e non manchano diversi spunti di interesse come il combat system.

Di contralto, però, tutto o quasi sembra funestato da scelte affrettate e poco lungimiranti che vanno a inficiare la bontà di quanto detto: le missioni sono spesso ripetitive, la trama ha momenti di grossa stanca, la telecamera non aiuta nei combattimenti che, già di base, soffrono di un livelli di sfida troppo basso. Insomma, come se a un progetto estremamente ambizioso e basato su idee valide, sia stato applicato un processo di sviluppo non sempre all’altezza. A margine segnalo che molti di voi stanno aspettando Reynatis per una molto pubblicizzata interazione con The World Ends with You di Square Enix: abbassate le vostre aspettative, perché si tratta solo di una missione caratterizzata in modo non proprio perfetto. Tutto sommato, Reynatis è un discreto titolo che porta a casa una sufficienza abbondante più che meritata, ma sicuramente fa fatica a spiccare rispetto ad altri titoli sul mercato. Le qualità ci sono, ma andrebbero sviluppate sino alla fine: provaci ancora, Furyu!