Ridge Racer DS

di Antonio Norfo
Riproposta di quel Ridge Racer 64 apparso nel 2000 (a sua volta debitore nel suo lato pratico-concettuale di Ridge Racer e Ridge Racer Revolution, rispettivamente datati 1994 e 1995), il titolo in analisi vanta come prima determinante del suo apprezzamento lo spirito puro e semplice delle corse automobilistiche arcade. Nessuna velleità simulativa e/o ricerca della verosimiglianza dunque, nessun cambio di rotta da quella che è la natura originaria della serie. Il che garantisce tanto gioie quanto dolori, laddove il nostro risulta essere un titolo la cui fonte di ispirazione ha sulle spalle un discreto numero di anni, ma che per via dell'immediatezza e della progressiva crescita di difficoltà sa mascherare i primi "capelli bianchi".


La sfida single player si articola attraverso le seguenti offerte: Quick Race, Grand Prix, Car Attack e Time Attack e mentre la prima ed ultima voce citate non hanno bisogno di spiegazioni, la seconda e la terza rappresentano di fatto la principale modalità di gioco. "Grand Prix" ci vede affrontare, contro undici vetture, gruppi di tre tracciati mascherati da campionati (il numero di giri è prestabilito). Arrivare in seconda posizione equivale tuttavia ad arrivare dodicesimi dal momento che per proseguire occorre necessariamente salire sopra il gradino più elevato del podio. Invero può risultare frustrante nelle ultime prove, ma gratificante qualora ad una applicazione ed a dei miglioramenti costanti susseguano le agognate vittorie (e arriveranno, eccome). Generalmente il primo passo è quello di memorizzare le piste, in seguito si tenterà di guidare il più puliti possibile cercando al contempo di evitare qual che sia contatto con pareti e quattro ruote (giacché il sistema di collisioni, unito alla visuale interna -indispensabile per godere del miglior controllo e della maggior fluidità- è notevolmente deficitario). Ciascun gruppo di tre tracciati (prima vengono proposti quelli appartenenti alla difficoltà "Novice", in seguito quelli appartenenti ad "Intermediate" ed "Expert" -gli stessi vengono poi riproposti con partenza e traguardo invertiti-), una volta oltrepassato, sblocca mediante la modalità "Car Attack" delle macchine da guadagnarsi in un uno contro uno (giocatore contro computer).

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Il novero segnala un buon numero ed una graduata evoluzione dei parametri che contraddistinguono i veicoli (velocità, accelerazione, reazione e tenuta di strada), nonché alcune preferenze a cui dare risposta come la scelta cromatica ed il cambio di rapporti (da stabilire fra automatico o manuale). Occorre inoltre approfondire analiticamente una pecca del titolo, ossia la ripetitività visiva degli scenari in cui vengono proposti i tracciati (comunque pregevoli per fattura): "Ridge Racer Classic", cioè l'ambientazione cittadina che offre le corse più veloci; "Revolution Northwest", una via di mezzo fra valli e montagne con salite e discese ben accentate ed infine "Renegade Southwest", il cui sfondo è un deserto roccioso e dove la bravura di curvare ed affrontare tornanti e particolarmente richiesta. Le curve più strette si affrontano, a seconda delle circostanze, in due diverse maniere: o con una frenata che aggiusta per così dire la traiettoria della macchina, o, al contrario, lasciando l'acceleratore, curvando con il tasto direzionale e riaccelerando (ammaestrando di rimando i colpi di coda che ne derivano). Le derapate insomma, sia in frenata sia in accelerazione, sono una delle chiavi per raggiungere la vittoria, poiché concedono se ben svolte di guadagnare del tempo prezioso sugli antagonisti. Una seconda e complementare arma, questa volta preliminare allo scendere su strada, consiste nella giusta selezione del sistema di controllo, perché a stilo e laccetto da polso risulta assai preferibile il canonico binomio croce direzionale e pulsantiera A, B, X, Y (a tal proposito era comunque preferibile una qualche personalizzazione, sulla scia di quanto visto in Asphalt Urban GT).

La trasposizione da Nintendo 64 ai due schermi del Nintendo DS apporta per il resto un reparto visivo che accetta come compromesso quello di sacrificare la meticolosa cura del dettaglio in nome della fluidità (è comunque pacifico affermare che il portatile in questione possa e debba fare di più). Appena sufficiente è invece l'accompagnamento sonoro (con tanto di citazioni al mariesco Regno dei Funghi, accettabili effetti sonori, composizioni sottotono di matrice elettronica e con il fastidioso parlato dell'annunciatore), mentre l'utilizzo del touch screen (incluse le traballanti alternative di controllo di cui sopra) poteva essere meglio gestito specialmente riguardo alla mappa (la quale, nella modalità "Grand Prix", avrebbe potuto indicare se non tutti gli avversari, quantomeno la macchina immediatamente precedente la nostra). Fatte le dovute precisazioni, si può tuttavia spezzare una lancia sull'esperienza globale, per quanto essa non sia esente da lacune invero colmabili con un pizzico di impegno ed inventiva in più. Va segnalata peraltro una valevole proposta multiplayer (contemplante un massimo di sei giocatori ed articolata sia tramite game-sharing, sia con l'utilizzo di più Game Card), la quale potrebbe dire la sua qualora si sia indecisi sull'acquisto del titolo.

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