Rise of The Ronin: recensione del ritorno di Team Ninja

In attesa dell’annuncio di un prossimo capitolo di Ninja Gaiden (che però non arriva mai, purtruppo), Team Ninja prosegue nel suo percorso di riverginazione, iniziato tempo fa con Nioh e proseguito con l’ottimo Wo Long: Fallen Dynasty dell’anno scorso. Tiriamo in ballo Ninja Gaiden, perché per quanto diversi, gli ultimi lavori del Team Ninja sono palesemente frutto dello spirito del mai dimenticato Ryu Hayabusa. Sta di fatto che in questa esclusiva PS5 (se temporale o meno, questo non è ancora dato a sapere), l’esperienza di Team Ninja

Mettiamo le cose in chiaro fin da subito: Rise of The Ronin rientra nella schiera dei giochi action hardcore, dove la tempistica d’attacco è fondamentale, e dove la logica del parry perfetto, anzi super-perfetto, emerge fin dallo scontro con il primo boss.

Rise of The Ronin: recensione del ritorno di Team Ninja
Il parry conta più dell'attacco in questo gioco...

Come in Wo Long, oltre agli attacchi da contrattaccare in modo standard, sfruttando e anticipando le mosse avversarie, c'è anche la necessità di parare un assalto con un'aura rossa e che farà quindi ingenti danni qualora non si avvii con certezza un parry in tempi standard.

E qui si innesca un grosso dubbio-problema, ovvero la sincronia perfetta tra voi, il pad e soprattutto la lettura del nemico e dei suoi schemi d'attacco.

Se infatti in Wo Long questo rapporto era scorrettissimo, tanto da dover essere risistemato con numerose patch, con Ronin il team di sviluppo è stato più attento, riuscendo a creare un gioco altrettanto impegnativo ma con maggiori strumenti di lettura delle intenzioni avversarie.

Il tempo di apertura e contrasto del parry è più ampio, ma di contro vi troverete ad affrontare una serie di avversari che non vi scontano fendenti solo perché siete impegnati con altri, anche se la parata in tempo vale contro chiunque e da qualunque direzione provenga il colpo.

La Trama di Rise of The Ronin

Rise of the Ronin” è ambientato in Giappone nell’anno 1863, durante un periodo di grande turbolenza noto come il Bakumatsu. Dopo trecento anni sotto il dominio dello shogunato Tokugawa, l’arrivo improvviso delle navi occidentali ha scosso profondamente la nazione, portando guerra, epidemie e agitazione politica.

Il protagonista del gioco è una figura misteriosa e senza nome, un ronin, che si trova nel mezzo di questo caos. Impugnando il destino del Giappone, inizia a plasmare il proprio cammino in un mondo devastato dalla guerra e segnato da conflitti interni. Il gioco offre un vasto mondo aperto che ricrea fedelmente l’epoca storica Bakumatsu, permettendo ai giocatori di esplorare città storiche come Yokohama, Kyoto ed Edo, e di interagire con personaggi che hanno realmente plasmato il corso della storia.

Il conflitto in “Rise of the Ronin” inizia principalmente a causa delle tensioni tra la cultura tradizionale giapponese e le influenze occidentali che iniziano a permeare la società. Questo scontro di culture crea un terreno fertile per il dissenso e la ribellione, e il ronin, libero da legami feudali, si trova a navigare tra queste forze contrastanti mentre cerca di trovare il proprio posto in un mondo in rapido cambiamento.

Rise of The Ronin: recensione del ritorno di Team Ninja
Scegliete bene i vostri alleati...

Per quanto ambientato in periodo storico sensibilmente diverso, giocare a Rise of The Ronin potendo ammirare gli episodi della serie Shogun è una vera delizia. La contaminazione culturale dei due prodotti è palese In questo contesto, in cui la modernità sta avanzando a passi da gigante, devastando cultura e tradizione, si muove uno dei due protagonisti. Per quanto Ronin sia un’avventura in solitaria, all’interno dell’azione di gioco potrete essere coadiuvati fino ad altri due combattenti, che condividono con il giocatore principale i medikit, e possono entrare in azione mentre si combattono alcuni nemici delle missioni principali, sfruttando ciascuno i propri punti di forza.

Sekiro Like Open World

Anche se la natura di Rise of The Ronin non sia esattamente quella dell’Open World, la vastità dell’area di gioco, composta da diversi biomi e aree di vastissima copertura, lo rendono quasi come un mondo aperto a completa gestione del giocatore

Una percezione rafforzata anche dalla natura stessa delle missioni da compiere. Ci sono quelle principali che seguono le vicende e le fazioni di alcuni npc che incontrerete, che farà pendere la bilancia di alcune vicende in una direzione o in un un'altra. Non mancheranno poi le classiche quest di ricerca e recupero, villaggi da liberare (in stile Assassin's Creed) e così via.

Insomma, sarete chiamati a svolgere tutta una serie di compiti molto classici, ma disposti in modo molto organico ed omogeneo. Non mancherà anche la presenza di un fido destriero, il migliore della regione, per attraversare in modo rapido gli ampi scenari di gioco. In alternativa potremo anche utilizzare un aliante, come abbiamo amato fare negli ultimi due Zelda (e non solo) per lanciarci dalle alture e magari piombare su un nemico come un falco.

Per quanto organico e perfettamente contestualizzato all’interno delle vicende narrate nel gioco, la scelta di un ambiente così ampio, ha pesato sicuramente nella sua fluidità generale, che si dimostra essere un passo indietro rispetto a quanto fatto da From Software con il suo Sekiro. Ed è un peccato, perché il motore grafico è in grado di regalarci scorci di rara bellezza ed effetti di luce e di riflessi davvero di altissima fattura, ma il risultato finale sembra essere comunque un passo indietro rispetto all’attuale generazione.

Rise of The Ronin: recensione del ritorno di Team Ninja

Inoltre si assiste anche a continui cali di frame rate nelle situazioni più affollate, che per quanto possano non essere determinanti all’interno della situazioni di gioco, rappresentano comunque un disturbo per l’occhio, soprattutto in virtù del fatto che la modellazione poligonale, non certo al top, dei personaggi non sembra giustificare una perdita di frame così importante.

Ma il problema di Rise of The Ronin è un altro…

Se sei una software house che vuole realizzare un gioco hardcore di questo tipo non dovresti mai permettere la scelta del livello di difficoltà. Se lo fai vai incontro ad una marea di problemi di bilanciamento, rischi di faticare a mantenere stabili le statistiche e rendi l'esperienza un caos incontrollabile, al netto di tantissime patch che poi si è costretti ad inseguire.

E infatti il gioco soffre di enormi problemi di bilanciamento, che origine proprio dalla mancanza di coraggio da parte del Team Ninja, che insegue la fumosa e assurda strada del mainstream, pur avendo visto fallire tutti coloro si siano avventurati in questa assurda impresa.

E il simbolo di questa mancanza di coraggio è forse proprio il decantato parry, di cui vi abbiamo parlato poco sopra, che pur essendo sicuramente un deciso passo in avanti rispetto al passato, soffre ancora in termini di precisione assoluta.

Ha poco senso aspettare l’attacco di un nemico che si raccoglie in preparazione per minuti,  per sferrare un colpo che dura un nano-secondo senza darvi il tempo di premere il tasto per il contrattacco. L'importanza del parry è molto più importante rispetto a Wo Long, dato che questa meccanica risulta essere determinante in un combattimento in cui l'offesa arriva quasi sempre dopo la difesa, per una scelta, anche legittima di questo gameplay.

Rise of The Ronin: recensione del ritorno di Team Ninja

L'intelligenza artificiale richiederebbe un capitolo a parte, anch'essa verrà forse sistemata, ma è evidente che sia stata concepita male, dal momento che vi troverete spesso in situazioni dove i vostri avversari, sebbene in superiorità numerica, non muoveranno un dito per aiutare gli amici in difficoltà, risultato come semplici elementi di contorno passivi.

A questo aggiungiamo anche alcuni problemi relativi alla gestione della telecamera, che soffre terribilmente negli ambienti chiusi e affollati dagli avversari, rendendo complicato gestire e contrattaccare qualcuno alle vostre spalle, quando il focus è davanti a voi.

D’accordo, in un gioco così tecnico l’aspetto grafico potrebbe non essere così importante, ma alcuni effetti sembrano arrivare da un lontano passato che stonano terribilmente con un’esclusiva targata Playstation Studios, nel 2024. E viste le premesse, ci si poteva aspettare molto di più.

Al netto dei difetti (che ci aspettiamo vengano risolti in seguito), se siete tra gli amanti degli action stile Sekirolike, portatevelo a casa. Se invece non avete ancora Wo Long, date priorità quest'ultimo, soprattutto se vi è piaciuto Nioh e vi piace Team Ninja.

Nel complesso Rise of The Ronin fatica a macinare proprio sugli aspetti che invece avrebbero dovuto essere i punti di forza, che si vedono sotto la cenere, ma che non spiccano come dovrebbero. L’ultima fatica del Team Ninja resta comunque un open world piacevole, specialmente in virtù dell’ampia gamma di attività da svolgere in game e per una trama avvincente e ben disegnata. Dispiace però vedere come un potenziale top di gamma questo, tenuto in panchina da una serie di scelte insensate e da alcuni problemi tecnici che gli tarpano le ali.

 

 

 

 

 

 

 

Rise of the Ronin

Versione Testata: PS5

8

Voto

Redazione

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Rise of the Ronin

Rise of the Ronin è un gioco "raw" tanto imperfetto, quanto accattivante. La formula di Team Ninja dei due giochi precedenti è stata rivista per avere un nuovo risultato da elementi già rodati, ma che risulta meno pungente di Wo Long e la scelta di mettere livelli di difficoltà e i suoi difetti lo rendono un esperimento riuscito a metà. Certamente è un action piacevole, in generale, anche se farà storcere un po' il naso ai puristi sia dei Sekirolike, sia degli dei due precedenti capitoli della software, tutti gli altri troveranno pace e anche un ponte piacevole tra i titoli hardcore e quelli più accessibili come Assassin's Creed.