Rise to Honor
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In questo senso Rise to honor non delude, lo fa quando si comincia a parlare in termini di ripetitività, con le sole sparatorie che spezzettano un'azione di gioco che segue sempre la solita routine: si arriva in un determinato punto, si affronta qualche pivello da mazzolare per bene e si continua, magari fino a incontrare il tipo tosto che dall'alto del suo metro e novanta e i suoi vent'anni di kung fu vi darà del filo da torcere. Fortuna vuole che Rise To Honor abbia una trama di fondo, che più per ambientazioni che per storyboard riuscirà a invogliare il giocatore ad andare avanti. La storia vede Jet Li nei panni di Kit Yun, guarda del corpo del boss Chiang. Dopo averlo difeso con onore, in punto di morte gli viene chiesto da questi di consegnare un importante messaggio alla figlia Michelle, cha attualmente si trova a San Francisco.
Comincia così il viaggio del nostro eroe che tra locali alla moda, personaggi di contorno e cattivoni da sfidare, riuscirà perlomeno a catalizzare l'attenzione del giocatore, catapultato in location sempre particolarmente ispirate e situazioni stuzzicanti, dove la voglia di tirare calci salirà alle stelle. Situazioni a cui si avvicenderanno splendide sequenze animate. Dal punto di vista grafico RtH si presenta bene, con le animazioni che fanno la parte da leone e delle location ben realizzate e soprattutto varie. Non tutti i nemici su schermo godono della stessa cura, con il 50% che risulta decisamente anonimo e ripetitivo, ma il personaggio principale, i fondali e soprattutto le sue fulminie movenze ricordano da vicino quanto apprezzato nei suoi vari film, e da questo punto di vista il lavoro di motion capture ha portato a un risultato davvero soddisfacente. Anche il sonoro propone musiche a tema e degli effetti convincenti. Peccato che le sezioni sparatutto e stealth siano realizzate in modo sommario, altrimenti il gioco sarebbe riuscito a privarsi di quel senso di ripetitività che già dopo qualche ora di gioco lo pervade.