Robots

di Andrea Casetti
Il genere platform sembra il più indicato per classificare questo Robots, anche se appartiene sicuramente a un'altra specie, quella dei succhiascie. Dicesi succhiascia un gioco le cui uniche speranze di vendita sono riposte nella capacità di succhiare la scia del successo dell'omonimo film d'ispirazione. Questa particolare specie è presente fin dalla notte dei tempi videoludica ma, mentre in passato era evidente il tentativo dei programmatori di proporre un valido prodotto, negli ultimi tempi sembra assumere le sembianze di un semplice parassita del lungometraggio. Gli appartenenti a questa specie sono di solito caratterizzati da una grafica in genere gradevole e una buona inerenza con la storia vista sul grande schermo (spesso e volentieri ampliata), ma anche da un gameplay scontato, una realizzazione tecnica mediocre e una totale assenza di innovazioni.

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BR>Rodney Croft
Il primo impatto con il gioco è infatti positivo: l'aspetto grafico ricalca abbastanza fedelmente quello del lungometraggio, le ambientazioni sono un insieme sgargiante di colori, e sono animate da un certo numero di personaggi, la maggior parte dei quali, tuttavia, non vi consentirà di interagire se non con banali frasi. Le movenze dei robot sono altresì buone, soprattutto quelle di Rodney (l'automa sotto il vostro controllo) che vanta un numero di acrobazie degno della migliore Lara Croft. Anche la struttura di gioco è simile a quella vista nei vari Tomb Raider: sostanzialmente si tratta di salterellare tra varie piattaforme (alcune delle quali mobili), sparare ai vari nemici di turno, risolvere enigmi banali (tirare una leva, riparare un meccanismo...), raccogliere 16 pezzi blu da consegnare all'inventore di turno e proseguire nei livelli successivi. E qui è già evidente il primo difetto, in quanto il gioco è sostanzialmente quello appena descritto. E' vero che la totale monotonia è in qualche modo mitigata da missioni leggermente differenti (come le corse in navicella oppure l'assunzione dei comandi del vostro Wonderbot), ma si tratta di aggiunte marginali, incapaci di variegare sufficientemente l'azione.

Eredità
Inoltre sembra proprio che dalla serie Tomb Raider il gioco abbia ereditato anche alcuni difetti del sistema di controllo, capace fin dall'inizio di mettervi a dura prova, in quanto dovrete scegliere il momento opportuno (con una precisione millimetrica) per spiccare il vostro doppio salto. E ve ne accorgerete sin dalle prime battute, quando dovrete saltare su vari tendoni del paese natale di Rodney e sarete costretti ad effettuare la manovra più e più volte. Talvolta si deve aggiungere una sensazione di disorientamento causato dalle ambientazioni (tutte troppo simili tra di loro) e, soprattutto, a causa dell'assenza della pressoché minima indicazione della direzione da seguire. Non si pretende di essere costantemente informati della posizione del prossimo obiettivo ma, ad esempio, sarebbe utile avere idea di dove andare a consegnare i 16 pezzi blu appena raggranellati.


Difficoltà
Robots, in sé, non sarebbe affatto difficile: i nemici sono tutti piuttosto arrendevoli (con le dovute eccezioni, come i bulldozer e alcuni che girano armati di scudo, che dovrete scavalcare e attaccare alle spalle) e, soprattutto, se colpiti una prima volta sarà facile terminarli, in quanto i vostri attacchi ne inibiscono i movimenti e le azioni offensive. La vera difficoltà del gioco, tuttavia, risiede in un aspetto collaterale non preventivato: la gestione delle telecamere. A causa sua verrete colti di sorpresa dai nemici, che aggireranno il vostro punto di vista attaccandovi alle spalle, impedendovi così ogni possibile tentativo di difesa. Recentemente non mi era mai capitato di vedere un tale passo indietro nella gestione della visuale: qui essa è piuttosto ristretta e totalmente in mano al vostro stick analogico destro. Nemmeno un prolungato movimento in una direzione risolverà il problema, in quanto la videata si adeguerà troppo pigramente allo spostamento, costringendovi a combattere con lo stick destro come succedeva nei primi giochi 3D.

"Chi vuole del metallo liquido?"
Ma il vero problema è un altro: se provate a saltare su uno scatolone appoggiato al muro e, se per puro caso volete gustarvi il panorama (oppure semplicemente controllare se ci sono altre piattaforme vicine su cui saltare), questo vi sarà impedito dal muro stesso, in quanto rappresenta un ostacolo insormontabile per la vostra telecamera, costringendovi ad effettuare il classico salto nel buio. Eppure questo problema sembrava essere risolto nei recenti giochi, grazie a un sapiente utilizzo della dell'effetto di trasparenza. Oltre a tutto ciò ci si mette anche il comparto audio, caratterizzato da effetti sonori che non si meritano né infamia né lode, a cui si sovrappongono i commenti di Rodney, tutti piuttosto banali e infantili. Quest'aspetto, unito a un gameplay piatto e ripetitivo, chiariscono il target di pubblico a cui è dedicato, ovvero un target piuttosto giovane. In conclusione, si tratta dell'ennesimo tentativo di mero sfruttamento del nome creato da un lungometraggio: il videogioco Robots ha ben poco da offrire a un mercato già saturo di titoli buoni e altri parassiti appartenenti alla stessa specie.

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