Route 96 Mile 0, la recensione di un prequel on the road!

Due ragazzi alla ricerca di se stessi e della libertà

Road 96, uscito nel 2021, era stato una piacevole sorpresa. Un interessante titolo dedicato a forti tematiche politiche, ambientato nella tanto ipotetica quanto credibile nazione di Petria, una democrazia distopica resa una dittatura dal governo del presidente Tyrak, capace di limitare sempre più le libertà dei propri cittadini sino a creare un governo totalitaristico dove le elezioni sono una farsa e ogni voce contro la sua figura e il suo operato vengono soffocate nella più aspra repressione. Ci eravamo piacevolmente immersi in un titolo che puntava su ottime atmosfere “on the road”, una grande quantità di scelte da compiere e un sistema roguelike appagante, con ottimi risvolti dal punto di vista delle longevità e rigiocabilità. Arriva questi giorni su praticamente ogni piattaforma Route 96 Mile 0, prequel che si ripromette di mostrarci i fatti antecedenti alle avventure già vissute e abbiamo deciso di tornare a Petria per testare l’edizione per PlayStation 5. Ecco dunque la recensione di Road 96 Mile 0!

Se siete tra quelli che hanno giocato il titolo originale ricorderete sicuramente il fulcro delle vicende di Route 96: interpretare le singole storie di alcuni ragazzi in fuga dalla tirannia, ognuno con la sua diversa avventura da vivere verso la frontiera, nel tentativo di trovare un modo per attraversarla alla ricerca di una vita migliore. Questa volta facciamo un piccolo salto indietro nel tempo e puntiamo l’obiettivo su Kaito, protagonista di Lost in Harmony e Zoe, già vista in Route 69. I due ragazzi sono legati da una profonda amicizia e divisi da una enorme differenza sociale: Kaito è il figlio di due tute blu, la casta di lavoratori addetti ai compiti più umili e costretti a subire in silenzio ogni tipo di angheria, mentre Zoe è la ricchissima figlia di uno dei ministri più importanti del governo di Tyrak. Inutile dire che per quanto l’amicizia tra loro sia forte, vivremo un dualismo basato sulle differenze di classe e sulle diverse aspirazioni personali. Kaito vede la propria famiglia lavorare duramente ogni giorno di più e aspira, come tanti suoi coetanei, a fuggire da un paese dove l’unico futuro che lo attende è quello di abbassare la testa, subire ogni sorta di torto e lavorare come uno schiavo. Zoe sa di essere fortunata, ma ha diverse ombre che macchiano il suo passato. Non è cieca alle ingiustizie del regime e sa bene che per quanto suo padre voglia il meglio per lei, non è sicuramente uno stinco di santo, ma questo non significa provare simpatia per le Brigate Nere, il gruppo rivoluzionario tacciato di avere una matrice terrorista.  

Gli ingredienti potevano essere perfetti per dare vita a una storia interessante, per quanto il plot narrativo non brilli di originalità, con il precedente lavoro del team DigixArt che lasciava ben sperare. Purtroppo basta poco per capire che qualcosa è andato storto e che siamo davanti a un titolo che non ha le idee chiare sul dove andare e su come portare avanti il proprio percorso. Nei dieci capitoli in cui si svolge il gioco, terminabili in poco meno di cinque ore, guideremo alternativamente Kaito e Zoe, dovendo prendere alcune decisioni sul come comportarci o che risposte dare ai nostri interlocutori. Il tutto sembrerebbe essere in linea con quanto visto in passato, ma presto ci renderemo conto che le nostre scelte, per quanto influenzeranno il finale, avranno ben poco impatto nello scorrere della trama e alcune opzioni saranno quasi identiche tra loro, facendo perdere molto dell’interesse originale del titolo. La narrazione non è perfetta e ha qualche buco, perdendosi molto nel carattere dei protagonisti, così stereotipato che ci metteremo ben poco per riuscire a capire dove andremo a parare al termine dell’avventura. 

Per viaggiare sulla Route 96 i pattini e lo skate non convincono

Certo, stiamo parlando di un prequel e la presenza di Zoe rende chiaro che la produzione cercava un percorso per raggiungere un punto prestabilito, ma rimane il fatto che la creatività messa in campo è sembrata poca, nonostante qualche piacevole cameo di altri personaggi di Route 96. L’atmosfera di Petria rimane affascinante grazie anche alla perenne ombra del presidente Tyrak e alle incursioni della giornalista Sonya, il volto più conosciuto della televisione di regime. Nel gameplay di Route 96 Mile 0 stonano tantissimo le sezioni di intermezzo inserite tra i vari capitoli che invece si pensava potessero portare una ventata di aria fresca, richiamando l'idea di gameplay di Lost in Harmony. Stiamo parlando delle sezioni da giocare correndo sullo skate di Kaito e sui pattini di Zoe, dove vivremo le proiezioni mentali dei due protagonisti con cui “sfuggiranno” e rielaboreranno la realtà. Si tratta di veri e propri livelli in stile quasi psichedelico in cui dovremo muoverci e saltare per superare ostacoli e raccogliere bonus, senza scordare alcuni momenti dove conterà il tempismo di pressione del pulsante di azione in puro stile rhythm game. Le colonne sonore sono davvero ottime con alcuni brani di alta qualità come No Brakes dei The Offspring o Land Locked Heart di The Midnight, ma il gameplay stesso è quanto mai fuori luogo e mal calibrato. I comandi non rispondono come si vorrebbe e andando a tutta velocità ci si ritrova a dover prendere deviazioni legate a pensieri e prese di posizione dei protagonisti, il tutto dovendo magari ripetere più volte un particolare passaggio da superare con un tempismo non proprio ben calibrato. 

Se dovessimo collezionare troppi errori il gioco ci permetterà di ricominciare con la corsa o di saltare a piè pari il passaggio, punendoci dal punto di vista del punteggio… ma in tutta onestà chi giocherebbe mai una avventura dove contano le scelte morali, per riuscire a portare a casa un buon punteggio sullo skate? Va bene, apprezziamo il tentativo di non proporre una minestra riscaldata, ma queste situazioni risultano poco divertenti e molto al di fuori dal contesto, facendoci rimpiangere le meccaniche del primo episodio. Dal punto di vista tecnico, considerando anche il basso prezzo di Route 96 Mile 0, 12,99 euro, non ci si può lamentare, vista la colonna sonora di cui abbiamo già parlato, un buon doppiaggio inglese (tutti i testi sono in italiano) e un comparto grafico che sicuramente non aspira a ricevere particolari elogi, ma compie il suo dovere mantenendosi sul livello del predecessore e riproponendone lo stile. Se solo si fosse deciso di fare altrettanto per il gameplay, molto probabilmente avremo tra le mani un titolo ben più soddisfacente. Apprezziamo la voglia di mettersi in gioco e capiamo perfettamente quanto sia difficile muoversi in un mercato che se rimani fisso sui tuoi binari ti chiede di evolverti ed è pronto a criticarti al primo cambio di stile, ma questa volta i difetti sono difficili da non vedere e la stessa trama di Route 96 Mile 0 non riesce a convincere. Siamo comunque sicuri che questo sia solo un passo falso nel cammino dei DigixArt che già ci hanno dimostrato di saper realizzare lavori ben più profondi.