S.O.L. Search of Light, non basta una luce a salvare la baracca – Recensione PC
La recensione dell’avventura roguelike di Trigger the Monster, un mix di generi interessante sulla carta ma fallace nell’esecuzione
La premessa di S.O.L. Search of Light è da capogiro: un’avventura di ambientazione steampunk e dark fantasy in chiave roguelike con una formula di gioco che combina le meccaniche di un action-platform a quelle di un tower defense. La realtà dei fatti però è ben diversa.
La produzione spagnola è sicuramente ambiziosa, ma non sembra avere i mezzi per mettere a frutto i suoi propositi nel migliore dei modi. Ne risulta un’opera raffazzonata, vacua da giocare e poco divertente, un guazzabuglio di idee che suonano quasi come il disperato tentativo di far leva su quanti più palati possibili, anziché fornire un’esperienza organica. Dispiace dirlo, perché le basi, almeno teoriche, per un titolo intrigante c’erano tutte.
L’anonimo ed enigmatico protagonista dell’avventura, Lo Straniero, si ritrova suo malgrado in un mondo sotterraneo e privo di luce. Il suo obiettivo in questa sinistra realtà è farsi strada tra le ombre per trovare una via di fuga, sfruttando l’aiuto dei suoi robot assistenti per costruire un accampamento e resistere agli assalti delle creature oscure che lo attaccheranno.
L’esperienza si scinde in due fasi ben distinte: una in cui esploreremo le profondità recondite del mondo di gioco, a caccia di nuovi alleati e risorse, e una in cui dovremo resistere alle invasioni nemiche. Nella prima si saltella in giro, si risolvono puzzle ambientali e si reclutano robot che verranno a stare da noi in cambio di energia. Energia che funziona sia da moneta sonante che salute, ragion per cui ogni cristallo che elargiremo equivarrà a una tacca di barra vita che se ne va, una soluzione interessante che premia i più temerari. Tutto in funzione della seconda anima del gioco, gli assedi, in cui fare uso degli alleati equipaggiati per combattere, torrette e mura fortificate per darsi manforte in combattimento e rallentare l’avanzata degli aggressori.
Sembra bello, nevvero? Peccato che niente funzioni come dovrebbe o semplicemente non è piacevole da vedere in azione, figuriamoci provarlo con mano. La componente platform è appena abbozzata, input e collisioni vanno per fatti loro e sembra quasi di camminare sul sapone; gli enigmi si ripetono a iosa e sono sempre il solito “impila approssimativamente i pochi oggetti a schermo per poter proseguire”; il sistema di combattimento manca totalmente di feedback e gli elementi tower defense non servono a nulla per via di un’intelligenza artificiale scabrosa, che si limita a caricarci a testa bassa e a colpire il punto più vicino ai loro piedi, tra l’altro con esplosioni bruttine. Non importa cosa esca dal portale, si può tranquillamente sbrigare tutto a mani nude, specie i “boss” di fine capitolo.
Vero, c’è un sistema di upgrade per sviluppare il personaggio del giocatore e la sua roccaforte, con figure chiave che si sbloccano solo rovistando per bene i livelli, ma senza sfida non ha davvero senso investire risorse, specie quando si rischia invano la pelle. Non crediamo ci sia qualcosa che si salvi davvero in S.O.L. Search of Light, dall’interfaccia all’infrastruttura, se non un potenziale inespresso che comunque non giustifica i 20 sacchi richiesti per il biglietto d’ingresso.