Saint Seiya Chronicles

Saint Seiya Chronicles
Presentare i Cavalieri dello Zodiaco come brand, come personaggi principali e come storia, soprattutto quando si parla della saga delle dodici Case, é quasi fatica sprecata: alzi la mano chiunque abbia meno di 35 anni e non li ha mai sentiti nominare. Ok abbassate le mani... Senza perderci tempo, diremo che Lady Isabel, reincarnazione della Dea Athena, é in pericolo di vita e che per salvarla i cinque Cavalieri di Bronzo suoi seguaci - Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix - devono superare, entro 12 ore, le dodici case che portano al Grande Tempio, ciascuna custodita da un Cavaliere d'Oro - salvo eccezioni.

E ancora uan volta: Fulmine di Pegasus!!!
E ancora uan volta: Fulmine di Pegasus!!!
Colpo Segreto del Drago Nascente!!!
Colpo Segreto del Drago Nascente!!!
Polvere di Diamanti!!!
Polvere di Diamanti!!!


Saint Seiya: Sanctuary Battle (in Italiano I Cavalieri dello Zodiaco: la Battaglia del Santuario) porta su PS3 il capitolo più famoso della storia concepita dal mangaka Masami Kurumada: cominciamo subito col dire che la versione distribuita in territorio Italiano é corredata di musica e doppiaggi in lingua originale (quindi si sentirà parlare di “Saint”, di “Seiya” e di “Sanctuary”) ma che i sottotitoli saranno fedeli alla traduzione dell'Anime (“Cavaliere”, “Pegasus” e “Grande Tempio”). La principale modalità di gioco in Single Player sarà la “Storia”, che inizialmente proporrà solo la Saga delle Dodici Case, ma che una volta terminata renderà disponibili alcuni capitoli accessori (legati a Micene di Sagipter, Ioria di Leo, Tisifone, Castalia e Phoenix).

Il gioco offre livelli strutturati in due maniere: circa la metà é costituita dalla corsa dei cavalieri tra una casa e l'altra, coi soldati del Tempio che sciamano su di loro come locuste, mentre i restanti sono gli “scontri boss” contro i Cavalieri d'Oro (Ariete é il tutorial, Bilancia e Sagittario assenti giustificati). In modalità Storia non avrete modo di scegliere il personaggio controllato: a seconda del capitolo, infatti, dovrete utilizzare il protagonista previsto dalla trama. Nelle altre modalità, invece, avrete libertà di selezione, ed in questo caso avrete via via accesso anche ad altri personaggi: i Cavalieri d'Oro, Tisifone e Castalia.



Catena di Andromeda!!!
Catena di Andromeda!!!
Ali della Fenice!!!
Ali della Fenice!!!
La Dea Atena all'età di 13 anni
La Dea Atena all'età di 13 anni


In entrambi i casi il gioco non offre telecamere libere ma preimpostate: durante la scalata queste tendono a tenere il personaggio al centro e inquadrare la direzione in cui bisogna procedere, ma non sempre é così e talvolta ci si ritrova a combattere a scorrimento orizzontale. La cosa é particolarmente fastidiosa quando ci si ritrova ad affrontare i “miniboss” alla fine del livello: parliamo di Cassios, Eris della Lucertola o i Cavalieri Neri. Negli scontri boss, invece, l'inquadratura tenderà a tenere l'avversario sempre al centro, ma dovrete comunque direzionare correttamente i vostri colpi.

Il sistema di gioco riesce ad impegnare attivamente tutti i tasti del controller, offrendo il salto, l'attacco veloce, quello potente, due tasti di mosse speciali (una terza, quando disponibile, si ottiene premendoli simultaneamente) e il tasto della parata/schivata. A questi si aggiungono il tasto che serve per bruciare parte della propria riserva di “Cosmo” e ottenere attacchi più devastanti e scatti più veloci, nonché il tasto per attivare il “Settimo Senso”: di base il rallentamento del tempo. Si può accedere al Settimo Senso anche effettuando una parata nell'esatto momento in cui si riceve un attacco, ed in questo caso non si consuma neppure barra-cosmo, ma il fatto che la parata e la schivata siano configurate nello stesso tasto rende la pratica assai delicata.

La realizzazione grafica del gioco strizza naturalmente l'occhio all'Anime - più che al Manga - di riferimento, con particolare ispirazione tratta dalla linea di giocattoli prodotti al periodo. Questo significa che i modelli dei personaggi sono abbastanza ben curati ed animati, ma anche che hanno un aspetto “bamboloso” financo eccessivo, ed anche se si fa un grande uso degli effetti di luce sulle superfici metalliche delle armature (quelle d'Oro brillano addirittura), il risultato finale rimane modesto. Gradevoli le ambientazioni, che avanzando verso il Grande Tempio divengono anche più varie di quanto non sembri a primo acchito, ma niente di più. Gli effetti speciali sono forse l'elemento più interessante, tra fulmini, fenici di fuoco, dragoni d'energia e polvere di diamanti, ma in generale il taglio grafico é al disotto della media attuale.

Non mancano inoltre delle sviste importanti, come compenetrazione tra i modelli all'esecuzione delle mosse, o dettagli poco curati: per dirne una, Cassios ha entrambe le orecchie (e i fan urleranno di sdegno a questa rivelazione). Decisamente più gradevole il sonoro, grazie ad un cospicuo numero di brani musicali che ci accompagneranno lungo tutta la scalata, parte tratti dalla serie Anime, parte ri-arrangiati da precedenti videogiochi legati al Brand, parte totalmente nuovi. I doppiaggi originali sono ottimi, anche se l'essere legato ai sottotitoli rende spesso arduo riuscire a seguire il filo del discorso mentre arrivano botte da tutte le parti.

Per il Sacro Leo!!!
Per il Sacro Leo!!!
Tra Andromeda ed Eris, la mascolinità in questo scontro si spreca...
Tra Andromeda ed Eris, la mascolinità in questo scontro si spreca...
Mentre due Fenici nere corrono coordinate, l'altra si ripara in maniera piuttosto buffa
Mentre due Fenici nere corrono coordinate, l'altra si ripara in maniera piuttosto buffa


Saint Seiya Chronicles
6

Voto

Redazione

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Saint Seiya Chronicles

Anche volendo passare sopra ad una realizzazione grafica certamente non al top, La Battaglia del Santuario é affetto due grossi problemi: il primo é sicuramente legato alle inquadrature, il secondo alle libertà (ed alle sviste) che gli sviluppatori si sono presi in termini di trama per rendere il concept e i livelli un po' più dinamici. Superati questi scogli, il titolo si lascia giocare con una buone dose di trasporto, e riesce così a raggiungere una (molto) risicata sufficienza.