Samurai Shodown

di Fabio Fundoni

A volte mi chiedo quanto sarebbe più corposo il mio conto in banca se, tra gli anni ottanta e gli anni novanta, invece di passare le ore davanti ai luccicanti cabinati delle sale gioco, avessi deciso di risparmiare tutte le monetine spese, pensando al mio futuro. Senza dubbio oggi sarei molto più ricco, ma mi sarei perso ore e ore di divertimento in compagnia di titoli che hanno segnato uno dei periodi più belli della mia vita. All'epoca non c'era un picchiaduro che mi potesse sfuggire, o meglio non c'era moneta nelle mie tasche che riuscisse a non finire a rimpinguare le casse dei più disparati picchiaduro. Tra tutti ho sempre avuto una predilezione per le produzioni SNK che, grazie a indubbie qualità, riuscivano perennemente a schiacciare la concorrenza, quantomeno dal punto di vista tecnico. Non avendo la possibilità di comprare il costosissimo Neo Geo, la console da casa SNK dotata della stessa scheda arcade che si trovava al bar, finivo sistematicamente a spendere tutta la paghetta un gettone alla volta. Altro che "ludopatia".

Se dovessi nominare di getto le saghe che mi sono rimaste nel cuore, direi senza dubbio Fatal Fury, Wolrd Heroes e Samurai Shodown (o Spirit, che dir si voglia). Ed eccoci infatti qui, a recensire l’ultima fatica SNK che vedere tornare l’universo di Samurai Shodown, picchiaduro di stampo estremamente classico ambientato nel Giappone antico dove un gruppo di guerrieri (attenzione, non solo giapponesi) si sfida in combattimenti all’ultimo sangue dove a farla da protagonista non sono solo i lottatori, ma anche le loro armi. Sin dagli esordi della saga, Samurai Shodown ha saputo ritagliarsi un posto specifico nel mondo del genere proprio grazie a questo elemento: le armi. Ogni protagonista è infatti dotato di una fedele lama che delinea in modo chiaro il suo stile di lotta. Questo nuovo episodio non fa eccezione tanto che, sebbene i veri appassionati della saga sapranno trovargli una sistemazione temporale nella time line vista in precedenza, ci sentiamo di poter parlare di un vero e proprio reboot, con il titolo del gioco ricalca in toto il primissimo episodio uscito nel lontano 1993. 

Siamo nel 1787 e una forza oscura sta per abbattersi sul Giappone. “Un gruppo di eroi è pronto a combatterla”, direte voi, ma leggendo le storie dei protagonisti del gioco, potreste avere qualche delusione. Davanti a noi troveremo 16 personaggi scelti tra alcuni storici e alcune (poche) novità, ma non tutti sembreranno poi troppo interessati a fare i paladini della giustizia, spesso invece mossi da interessi personali e abbastanza di basso tenore. La trama è, infatti, una mera scusa per dare vita agli scontri, espediente estremamente affine agli anni novanta ma davvero poco vicino alle maggiori produzioni che abbiamo visto negli ultimi anni in ambito picchiaduro a incontri. Passiamo quindi sopra al debole incipit e alla mancanza di alcuni volti che hanno fatto la storia di Samurai Shodown (io volevo assolutamente Basara e non posso fare altro che sperare in un DLC) per andare a sviscerarne il gameplay, vero cuore pulsante di questa tipologia di giochi.

Dimenticate la corsa alla combo selvaggia e prendetevi il vostro tempo per studiare il tutorial. Assolutamente necessario imparare il set di mosse. Non si sta parlando tanto di quello dedicato a ogni singolo guerriero, ma dei comandi relativi a schivate, disarmamenti e blocchi delle spade altrui. Partiamo da un elemento: se in un classico picchiaduro ricevere un pugno ha un effetto mediamente relativo sulla nostra salute, è ovvio che beccarsi in pieno petto un colpo di katana può essere molto più doloroso, se non letale. Giocare a Samurai Shodown impone, quindi, di imparere una filosofia estremamente più ragionata, perennemente in bilico tra il cercare di affettare l’avversario e il tentativo di evitare di essere infilzati da una lama appuntita. I colpi inferti e ricevuti possono levare immediatamente un gran parte della nostra energia vitale, motivo per cui sarà il caso di non buttarsi a testa bassa ma essere pronti a controbattere ogni azione nemica e ad attaccare solo se pienamente convinti di quello che si sta per fare. 

Oltre alle classiche mosse speciali avremo a disposizione, appunto, la possibilità di levare l’arma al nemico o di ribattere alla perfezione un suo attacco, andandoci a prendere un vantaggio non indifferente. Senza andare a esaminare ogni singola opzione, vi basti sapere che tutto si gioca sul filo del tempismo e che dovrete allenarvi per molto tempo per riuscire a diventare una perfetta macchina da guerra in grado di controbattere ad ogni iniziativa offensiva avversaria. Più che l’attacco, infatti, la strada per la vittoria sarà quella delle contromosse, oltre che la gestione della barra di furia. Come in altri giochi di questo genere avremo una barra che aumenterà il proprio valore con il proseguimento del combattimento e avremo occasione di usarla per accedere alla Modalità Furia in cui mettere a segno colpi letali, tra cui una supermossa che saprà punire qualsiasi avversario. Importantissimo sarà scegliere il modo migliore per utilizzarla, perché sprecarla significherà perderla per tutta la durata dello scontro. Ennesimo elemento che spinge il giocatore a ragionare senza lasciarsi andare al desiderio di fiocinare ignorantemente il nemico.

Il gameplay è quanto di più tattico vi possa essere, a partire dalla scelta del proprio alter ego. Ogni personaggio ha uno stile di lotta estremamente personalizzato che richiedere studio e allenamento, sebbene alcuni protagonisti risultino più facili da padroneggiare rispetto ad altri (mentre vi scriviamo stiamo ancora cercando di sfruttare a dovere il mitico Ukyo Tachibana). A questo va aggiunto tutto quello che c’è da imparare per avere la meglio del nemico, motivo per cui ci sentiamo di sconsigliare il gioco a chi vuole scendere in campo senza troppi preamboli, ma consigliamo caldamente il titolo a chi cerca una reale esperienza di crescita. Per farlo avrete a disposizione un tutorial (fidatevi: bisogna assolutamente dedicarvisi), per poi lanciarvi nella modalità Storia (abbastanza scarsa e priva di mordente) e nel molto più interessante Multiplayer. Sebbene allo stato attuale non ci sia molta gente pronta a giocare e la ricerca di un match abbia necessitato un po’ troppo tempo per farci trovare uno sfidante, abbiamo registrato un net code che, nelle nostre prove, non ha quasi mai mostrato lag o problemi di connessione, elemento importantissimo per un gioco così legato al tempismo di esecuzione delle mosse.Tutto il resto lo abbiamo trovato abbastanza accessorio: qualche bonus da sbloccare e il Dojo, dove creare un nostro alter ego creato tramite intelligenza artificiale in base ai nostri combattimenti. Più passeranno i giorni, più potremo sfidare i ghost degli altri giocatori cresciuti battaglia dopo battaglia. Se la modalità si rivelerà davvero vincente lo sapremo solo tra qualche mese.

Tecnicamente il prodotto non ci ha deluso, soprattutto dal punto di vista grafico, dove il cell shading messo in campo da SNK fa la sua buona figura, andandosi a posizionare assieme ai prodotti di medio/alto livello presenti sul mercato. Permetteteci, invece, una critica legata al sonoro, dettata principalmente dall’animo del giocatore di vecchia data. Riguardo a quanto fatto dagli sviluppatori, avremmo gradito un maggiore utilizzo delle melodie storiche della saga, rispetto all’inserimento di musiche nuove con una lieve ispirazione a quelle che tanto ci erano piaciute negli anni passati. Parliamoci chiaro: noi volevamo risentire l’indimenticabile tema di Galford o, quantomeno, un suo degno arrangiamento. Problemi di un inguaribile nerd? Probabilmente si, ma lasciateci crogiolare nella nostra malinconia. Voi, invece, se siete alla ricerca di una esperienza di picchiaduro sui generis, magari scendendo a patti con qualche difetto, dovreste prendere in considerazione questa nuova incarnazione di Samurai Shodown.