Saviorless, chi narra le gesta del narratore? - Recensione PS5
La recensione del platform 2D di Empty Head Games, una storia già scritta in cerca di una conclusione, per un viaggio all’insegna dell’autodeterminazione
Sviluppato in quel di Cuba, Saviorless è un particolare platform a scorrimento caratterizzato da una componente narrativa molto interessante. Le vicissitudini del protagonista Antar, in cerca di un modo per raggiungere le Smiling Islands per diventare un Savior, sono alla mercé del suo narratore, che da tempo immemore racconta le sue gesta, impedendogli però ogni volta di raggiungere la sua meta, finché qualcosa non cambia, un nuovo protagonista si intromette nella storia, e gli equilibri si spostano verso una lotta per difendere gli equilibri del mondo, fuori e dentro i confini della vicenda.
La premessa del titolo Empty Head Games è indubbiamente intrigante e si fa avanguardia di un’esperienza puzzle-platform con una punta di action, un’esperienza eclettica di ambientazione dark fantasy, con livelli e personaggi disegnati e animati a mano per movenze fluide e una presentazione stilizzata che ricorda il tratto dei cartoni di Adult Swim, impreziosito da un immaginario cruento fatto di morti violente, sangue e scenari grotteschi, in netto contrasto con le atmosfere e le musiche sobrie, adatte a panorami ben più solenni (forse per mettere in risalto l’aura di decadenza che permane nelle location in rovina).
Pad alla mano, il feeling con l’avatar del giocatore rivela una formula di gioco che combina precisione e prontezza di riflessi. L’avventura si apre con un level design che fa leva su sequenze lente e ragionate, più un accenno di enigmi legati al recupero di oggetti e l’attivazione di meccanismi per proseguire. Quasi a preparare il giocatore, le prime battute premiano un’attenta pianificazione dei prossimi salti, lasciando ben poco spazio a deviazioni o esitazioni di sorta.
Man mano che ci si avvicina all’epilogo i livelli si fanno sempre più “fiscali”, pretendendo l’assoluta perfezione nei movimenti e soprattutto la totale assenza di tempi morti nelle azioni del protagonista, pena una morte atroce e il ritorno all’ultimo checkpoint, vicini tra di loro ma comunque seccanti data la necessità di ripetere sequenze obbligate estranee alla causa della nostra dipartita.
Ad un certo punto da umani indifesi avremo modo di trasformarci nel tanto desiderato Savior, e questo ci consentirà di fare piazza pulita dei mostri che prima ci braccavano, ma al prezzo di una breve esistenza, che si spegne rapidamente se non stiamo combattendo. La seconda metà di gioco ci vedrà infatti regolarmente alternare tra le due modalità, per un pacchetto completo molto divertente da affrontare, merito di una buona concezione degli scenari, un livello di difficoltà ben calibrato, alla portata di tutti previa un po’ di pratica, controlli puntuali e il traino della narrazione, che rimane avvincente nonostante raramente rubi la scena dei riflettori all’azione (anche se a nostro dire si poteva osare un po' di più con la meta-narrazione).
Nelle 3-4 ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda troviamo quindi lunghe traversate nella natura contaminata, enigmi ambientali, scontri con boss e spossanti maratone in fuga da qualcosa, tutte legate dalla nostra vulnerabilità e da un motore di gioco che esige perfezione da parte nostra, ma senza mai eccedere nella misura (nondimeno, alcune sequenze posso farsi frustranti). Discorso a parte se si punta a trovare tutti i frammenti di manoscritto e gli oggetti segreti nascosti nei vari livelli, necessari a sbloccare il vero finale (e il trofeo di platino), per i quali ci sarà da sudare parecchio, specie nei livelli dove abbiamo qualche mostruosità alle calcagna.
Da segnalare un paio di fastidiosi bug sulla versione PlayStation 5 da noi provata, che ci hanno obbligato un paio di volte a riavviare il software, come quando si è inceppato il tasto di attacco (nella nostra clip potete ammirarlo proprio in occasione di un boss), oppure quando il menù di selezione dei file di gioco per qualche motivo è saltato al momento della selezione, scassando le interfacce e incastrando la colonna sonora. Nulla di troppo grave, ma non dovrebbero verificarsi istanze del genere.
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione
Saviorless
Un’opera ricca di fascino da vivere tutta d’un fiato, un’intensa cavalcata dal ritmo che impenna con il passare del tempo, graziata da una storia tanto inusuale, criptica a tratti, quanto interessante nel suo minimalismo. Saviorless è un titolo breve, lineare e meschino alle volte, ma difficile da mettere giù una volta entrati nelle sue atmosfere surreali. L’esperienza di gioco è piacevole, e la rigiocabilità non manca; peccato per alcuni bug.