Saw

di Luca Gambino
Lo ammettiamo. Dopo Batman e X-men ci avevamo sperato. Speravamo davvero che i tie-in avessero finalmente intrapreso il cammino verso una dignità ludica degna di questo nome. E invece no. E se poi la stilettata di arriva da un survival horror prodotto da una certa Konami, allora oltre al danno c'é anche la beffa. Certo, fin dai primi video sembrava che la produzione non fosse di quelle da ricordare, ma rimaneva comunque la speranza di una sorpresa dell'ultimo minuto. Invece no. Anzi.



Eppure gli elementi per un gioco quantomeno accettabile c'erano tutti. Un software house prestigiosa, un brand cinematografico ormai collaudato, un genere ormai in crisi e desideroso di riscatto. Tutto inutile, dal momento che Zombies Studios, incaricati dello sviluppo del gioco, mischiano questi tre elementi come peggio non si potrebbe. Saw si configura, e non potrebbe essere altrimenti, come un survival horror che fa della componente splatter uno dei suoi punti di forza, così come le sei pellicole finora sfornate hanno mostrato ai milioni di spettatori in tutto il mondo. Una cascata di sangue che paga, evidentemente, dal momento che Saw (L'enigmista in italiano) é un “mostro” capace di generare 655 milioni di incassi in tutto il globo e vendere qualcosa come 28 milioni di DVD. Un mostro.
Ma se sul grande schermo la formula di torture, indovinelli e humor nero sembrano passare sopra ogni segnale di stanca, sul piccolo schermo delle nostre console le cose non sembrano funzionare altrettanto bene.

In Saw prendiamo i comandi dell'ispettore Tapp (portato sullo schermo da Danny Glover) che dopo aver gettato al vento la propria esistenza nella continua ricerca di Jigsaw, l'enigmatico protagonista che si cela dietro la glaciale maschera da fantoccio ormai divenuto un autentico marchio di fabbrica. Dopo un traumatico risveglio e un “faccia a faccia” con un televisore che trasmette un video messaggio di Jigsaw saremo chiamati a girovagare all'interno del classico dedalo di ambienti che il nostro Enigmista ha predisposto ad immenso scenario per il suo personale, macabro, show. All'interno dello stesso sono disseminati anche la peggior feccia che genere umano abbia mai partorito, tutti rapiti dallo stesso burattinaio e messi sulle nostre tracce con la promessa di poter finalmente riguadagnare la libertà, dal momento che saremo portatori sani (nel senso che Jigsaw l'ha letteralmente cucita all'interno del nostro corpo) della chiave per la porta d'uscita.



Saw si orienta quindi come un esponente “moderno” del genere dei survival horror, grazie ad una inquadratura che tanto ricorda quella introdotta dagli ultimi episodi di Resident Evil e un sistema di combattimento che paga più di un debito di riconoscenza a Condemned. Peccato però che i due titoli di riferimento vengano solo scalfiti sulle superficie e che il team di sviluppo non abbia imparato bene la lezione dai suoi maestri. A parte qualche momento di sana tensione giusto all'inizio del gioco, Saw non riesce ad appassionare e a spingere il giocatore a provare interesse per quello che gli accade attorno. Colpa soprattutto di un sistema di combattimento affidato a meccaniche e animazioni legnose, collisioni poco precise e un sistema di mira che se ha dimostrato di funzionare egregiamente su altri giochi, qui non riscuote fortuna e si dimostra a dir poco frustrante.

A questo di deve aggiungere che quello che dovrebbe essere il “sale” dell'intero gioco, ovvero gli indovinelli di Jigsaw, si possono risolvere con un minimo utilizzo di materia grigia o con un po' di sana pazienza. Quello che però manca davvero é quella palpabile sensazione di tensione che si dovrebbe richiedere ad un survival horror. I nemici quasi si “preannunciano” e ci permettono di prendere adeguate contromisure, l'ambiente circostante non riserva particolari sorprese (in barba alle trappole disseminate lungo il nostro percorso) e più in generale tutto il costrutto narrativo sembra quasi una giustificazione che funziona da collante tra i vari indovinelli che dovrebbero rappresentare il vero focus di tutto il titolo.

Anche il comparto tecnico non si dimostra all'altezza delle ultime produzioni del generi survival horror. Modelli poligonali poveri e animazioni legnose sono solo parte di un problema che coinvolge anche un level design poco ispirato che presenta corridoi spogli, monotoni nella realizzazione e ricoperte da texture povere e basiche da un punto di vista tecnico. Una debacle che coinvolge in tono minore anche il comparto audio, sorretto in parte da un buon doppiaggio inglese (ma ci saranno comunque i sottotitoli italiani ad aiutare i giocatori non anglofoni) e da una colonna sonora a tema, anche se la componente sonora non aiuta certo a rendere maggiormente immersivo un titolo che, al contrario, tende a tenere il giocatore ben al di là dello schermo.

Insomma, Konami fallisce l'ennesimo tentativo di risollevare il genere dei survival horror. Sebbene le premesse per un gioco quantomeno dignitoso sembravano esserci, il team di sviluppo si é dimostrato incapace non solo di mantenere fede alle aspettative, ma di tirare fuori dal cilindro quei colpi di genio che ci si sarebbe aspettati dal vero Jigsaw e non da un burattino qualunque. Peccato.