Sea of Stars, la recensione del ritorno (alla grande) della pixel art
Il JRPG old style è finalmente arrivato!
Non si vive di soli poligoni: Sea of Stars e la riscossa dei pixel!
Anche se non siete amanti dei JRPG, sicuramente in questo periodo avete sentito parlare di Sea of Stars, un titolo che già prima della sua uscita, per molti era tra le probabili sorprese dell'anno. Impossibile, quindi, rimanere indifferenti al suo arrivo sul mercato, anche perché disponibile senza ulteriori spese sia nel catalogo di Game Pass sia nel PlayStation Plus, i servizi in abbonamento che permettono ai loro utenti di accedere a una lunga lista di giochi, e in caso contrario acquistabile a 33,99 euro anche su PC e Nintendo Switch. Per l'occasione ho sfruttato proprio il mio Game Pass per poter giocare la nuova fatica dello Studio Sabotage e scrivere la recensione di Sea of Stars!
Sea of Stars è stato annunciato a Marzo del 2020 tramite un progetto Kick Starter che ha subito fatto alzare le orecchie a tanti appassionati, non tanto per il nome del team di sviluppo, i Sabotage Studio che sino ad allora avevo lavorato solo al platform The Messenger, quanto per l'impatto visivo che sin da subito mostrava una pixel art davvero di qualità e il fatto che il mitico Yasunori Mitsuda sarebbe stato impegnato nella creazione di alcune musiche del gioco. Matsuda è un nome che da solo sposta l'attenzione di tantissimi appassionati, visto che a lui si devono le musiche di giochi come Final Fantasy V, Chrono Trigger, Chrono Cross, Xenogears, Shadow Hearts e tanti altri. Insomma, hype a mille e tanti fan in attesa, con Sea of Stars che dopo un primo rinvio ha finalmente visto la luce in questi giorni.
La nostra storia comincia con un flashback che ci porta all'infanzia di Valere e Zale, due ragazzini segnati dal destino. Sono infatti nati rispettivamente il giorno del solstizio d'inverno e d'estate, venendo così soprannominati Moongirl e Sunboy. I due hanno grandi poteri nascosti e solo grazie alla loro unione sarà possibile dare il via alla potente Magia dell'Eclissi, unico modo per fermare il Flashmancer che, come da copione, minaccia il mondo intero grazie alla sua alchimia. Zale e Valere iniziano quindi un addestramento che li porterà a comprendere le loro abilità, anche se il percorso per padroneggiarle a pieno è lunghissimo, tanto quanto sarà la loro avventura. Non serve aggiungere altro, è chiaro che l'impronta del gioco sia più che classica e vi levo subito un dubbio a riguardo: la trama è discreta, ma nulla più e sebbene abbia qualche spunto di interesse, non regala picchi narrativi che rimarranno nella storia.
Alla stessa maniera la caratterizzazione dei personaggi è nella media e a spiccare maggiormente è Garl, amico di infanzia dei protagonisti che nonostante non sia nato per essere un eroe, decide di seguire Zale e Valere per sostenerli con le sue capacità di cuoco guerriero. Andando avanti con la storia faremo altre conoscenze, ma in effetti le personalità fanno un po' fatica a conquistarci, quasi rinchiuse nella probabile intenzione del team di sviluppo di mantenere saldo il legame con i canoni e gli stereotipi del genere, con il risultato che ben poche siano soddisfacenti e compaiano diverse lacune narrative. Diciamocelo senza mezzi termini: la scrittura è il peggior difetto di Sea of Star e da questo punto di vista i Sabotage, che tanto si ispirano alle pietre miliari del passato, dovrebbero maggiormente guardare agli esempi dell’epoca Super Nes, PlayStation e PlayStation 2.
Questo però non significa che Sea of Stars sia un titolo pessimo, anzi, per quanto non riesca a raggiungere i picchi di Chained Echoes, (tanto per restare sui recenti JRPG indie) è davvero facile perdersi nel mondo dei guerrieri del solstizio, ma questa volta a brillare sono il già citato impatto grafico, il level design e, in forma inferiore, il combat system. Partiamo dall’aspetto visivo che è ovviamente quello che per primo ci accoglie. La pixel art messa in piedi da Sabotage Studio è letteralmente allo stato dell’arte e non teme alcun confronto con altre produzioni. Ogni elemento a schermo è ricreato con la massima attenzione e non si può che inchinarsi davanti alla capacità di rendere così particolareggiati ed espressivi dei “semplici” pixel.
Tra gli altri, uno degli elementi che fa capire quanto lavoro sia stato messo in campo è l’illuminazione "dinamica" degli ambienti e giocando non potrete che apprezzare un fine lavoro di luci e ombre che ha indubbiamente comportato uno sforzo mastodontico agli sviluppatori. Le musiche vedono all'opera il già citato Yasunori Mitsuda, ma il suo reale impegno è stato marginale e riguarda solo alcuni brani, comunque ottimi, mentre gli altri si mantengono sulla piena sufficienza senza però quasi mai spiccare, talvolta dando un senso di già sentito. Nel complesso comunque l'esperienza audio è positiva, e cogliamo l'occasione per ricordare che in Sea of Stars purtroppo manca l'italiano tra le lingue disponibili dei testi. La mole di scritti non è poca, ma per fortuna risulta comprensibile anche aa chi ha una conoscenza basilare della lingua inglese.
Le stelle sono tante, milioni di milioni....
Se la grafica è una vera e propria intelaiatura in oro zecchino, dentro di essa è incastonato un level design altrettanto prezioso, che vanta una costruzione di altissima qualità delle ambientazioni. Troviamo livelli disegnati tra vie alternative, piccoli enigmi ambientali, passaggi opzionali e via dicendo, con un sistema che inizialmente lascia pensare che alcune strade siano impraticabili, ma poco dopo tutto torna e forma un quadro completo che regala grande soddisfazione al giocatore. I contenuti sono tantissimi e se per finire il gioco la prima volta supererete le trenta ore, avrete ancora tanto tempo da passare nel Mare di Stelle alla ricerca di ulteriori contenuti, fattore in cui i Sabotage sono stati davvero generosi.
Le attività secondarie sono quindi presenti e mediamente divertenti: potrete pescare, cucinare e soprattutto dedicarvi al Wheels, un minigame che come in tanti altri JRPG ci permetterà di passare il tempo e staccare la testa dalla storia principale giocando contro alcuni personaggi che incontreremo. Wheels vede i due contendenti sfidarsi dopo aver selezionato i propri campioni (guerrieri, maghi e via dicendo) che in base a un tiro di slot machine avranno a disposizione diverse mosse che serviranno a difendersi o a colpire l’avversario. Un po’ di strategia, un po’ di casualità e il mix è servito.
Il combat system a turni, per quanto buono e divertente (soprattutto nella prima parte del gioco), poteva sicuramente osare di più dal punto di vista delle abilità acquisibili con il tempo e la crescita dei nostri eroi, ma mantiene una elevata componente strategica. Una volta incontrati i nemici, ben visibili a schermo e spesso impossibili da evitare, inizia una battaglia in cui sfruttare colpi normali, attacchi speciali, oggetti o combo. Fatti salvi gli oggetti, ogni colpo infligge agli avversari delle specifiche tipologie di danno come ferita da arma da taglio, attacco contundente, colpo lunare o solare, in base al comando scelto per scagliarsi contro chi avremo davanti. Come accade in tanti altri giochi, ogni nemico ha degli elementi a cui sarà più o meno vulnerabile, ma bisogna tenere sotto controllo le icone che appariranno sopra gli avversari.
Basilarmente sulla testa di ogni nemico vedremo un orologio con a fianco un numero che ci dirà dopo quanti turni potrà attaccare, ma spesso troveremo anche i segnali di specifici elementi. Se lo colpiremo con quei precisi fattori, riusciremo a neutralizzare il suo attacco speciale. Facciamo un esempio: il nostro avversario avrà sopra la sua testa un orologio che segna il numero “3”, due spade e un sole. Se entro tre turni riusciremo a colpirlo due volte con la spada e una volta con una skill legata al sole, perderà il turno e ci eviteremo di subire un attacco molto pericoloso. Inoltre ogni volta che metteremo a segno un attacco “semplice” cadranno in campo delle sfere che potremo raccogliere con un apposito tasto per potenziare le mosse future: starà a noi scegliere come muoverci cercando di capire l’approccio migliore alla battaglia.
Questo sistema, come è facile capire, offre al giocatore diverse possibilità strategiche e spesso ci troveremo a chiederci quale attacco nemico sarà meglio neutralizzare per primo, fermo restando che in varie occasioni non saremo in grado di uscire indenni da ogni minaccia e magari non potremo evitarne nemmeno una. D'altro canto in Sea of Stars i protagonisti vengono spesso messi k.o., ma dopo un paio di turni tornano ad essere attivi con la metà dei loro punti vita: l'importante sarà stare attenti a non avere tutti i personaggi al tappeto nel medesi istante. Altro fattore che premia la scelta strategica del giocatore è il fatto che potremo portare con noi un numero limitato di pietanze cucinate da Garl e che quindi in battaglia saremo costretti a dosare gli oggetti curativi in nostro possesso: scordatevi le 999 pozioni viste su altri lidi.
Per fortuna Garl potrà prepararci altri manicaretti ogni volta che troveremo un focolare, ma rimane il fatto che non potremo giocare troppo sulla difensiva a oltranza, elemento che ho gradito non poco e che costringe il giocatore a un approccio più attivo rispetto ad altri titoli. Va detto che con il passare delle ore il sistema di combattimento non ha particolari evoluzioni e ci si sarebbe potuti aspettare qualche aggiunta in più, ma l’esperienza rimane comunque positiva, sebbene non eccelsa. Sea of Stars, preso nella sua interezza, è un ottimo gioco, ma non pensiate di avere in mano il nuovo Chrono Trigger.
So bene che siete già andati a sbirciare il voto finale e sappiate che per quanto sia estremamente positivo, ritengo i grandi classici del passato superiori al titolo di Sabotage Studio, per quanto encomiabile soprattutto dal punto di vista grafico e del level design, con il combat system che avrebbe potuto fare qualcosa in più e la scrittura di trama e personaggi che risulta l’elemento più fragile. Abbiamo davanti una produzione che nel suo essere Indie ha portato la pixel art a un livello eccelso e gronda amore per i JRPG classici da ogni pixel, rendendo Sea of Stars un titolo che mi sento di consigliare a ogni appassionato, considerando anche il prezzo più che abbordabile e la sua presenza sul PLayStation Plus e sul Game Pass. Se fossi in voi, non rinuncerei a navigare in questo mare di stelle!
Versione Testata: Xbox Series X
Voto
Redazione
Sea of Stars
Sea of Stars è davvero una bella sorpresa, a prescindere dal fatto che sia una profonda dichiarazione d'amore del Sabotage Studio ai JRPG del passato. Il primo impatto è devastante (in senso positivo) e mostra un mix tra ottime musiche e una pixel art ai suoi livelli massimi, con un gameplay che si rifà ai grandi nomi del passato e porta il gamer nostalgico in una raffinata comfort zone. Per quanto non tutto si mantenga sempre su livelli di eccellenza, con una trama che talvolta langue e alcuni temi musicali che sanno tanto di "già sentito", giocare a Sea of Stars è divertente, con un ottimo level design e tante chicche sparse nelle 35 ore circa necessarie per arrivare ai titoli di coda, e non dimenticatevi che dopo il primo “end” c’è altro da fare. La mancanza dell'italiano si fa sentire, ma per un simile prodotto si può fare uno sforzo. Sea of Stars non dice nulla di nuovo a chi ama i JRPG, ma propone saggiamente gli elementi che tanti giocatori hanno amato e ancora amano. L'eccellenza assoluta è lontana, ma l'operazione nostalgia è sicuramente riuscita: applausi ai ragazzi dello studio Sabotage, ma se vorranno continuare a lavorare sui JRPG dovranno rivedere la scrittura della trama e dei personaggi.