Senua's Saga: Hellblade II - Recensione: abbiamo un nuovo metro di paragone su Xbox?
Ninja Theory espande il mondo di Senua
Il primo capitolo di Hellblade era stato il viatico perfetto per portare sulle scene un personaggio molto particolare e distante da qualsiasi altro protagonista visto nella storia del videogioco. Aveva anche rappresentato un momento importante per parlare attraverso il mondo dei videogames dei problemi di salute mentale che affliggono, a svariati livelli, un numero inaspettatamente alto di persone. Senua, in particolare, sentiva costantemente delle voci nella sua testa, e aveva diverse allucinazioni che le avrebbero reso la vita complicata anche in epoca moderna. Figuriamoci nel periodo storico del primo Hellblade.
Se quindi background e incipit narrativo apparivano di ottimo livello, lo stesso non si poteva dire del gameplay, che metteva il giocatore ai margini dello schermo, costringendolo ad una ripetizione non troppo impegnativa di alcune meccaniche non proprio avvincenti. Nel complesso il gioco funzionava piuttosto bene, ma date le premesse iniziali ci si aspettava decisamente di più. L’ottimo successo di critica e pubblico, l’indiscutibile merito di aver portato i videogames al di fuori del piccolo per i motivi di cui abbiamo già discusso e l’aver dato alla recitazione digitale un nuovo standard qualitativo, hanno regalato a Senua una seconda uscita, questa volta in esclusiva Xbox e PC. L’acquisizione di Ninja Theory da parte di Microsoft nel 2018 ha sicuramente giovato a questo secondo capitolo, che si presenta ai nastri di partenza con qualche freccia in più nella faretra.
Senua, la schiava ribelle
Riprendiamo contatto con la nostra eroina (ancora una volta magistralmente interpretata da Melina Juergens), mentre viene condotta come schiava, assieme a tanti altri, in una sorta di campo di detenzione. Complice il naufragio della nave, Senua si ritrova finalmente libera ma braccata dai suoi carcerieri, da cui deve fuggire, combattendo con uno stile che appare in continuità con quello già appreso nel primo episodio. Da qui si snoda una storia che vede la nostra protagonista entrare quasi in empatia con il popolo oppressore, guidandolo a sua volta contro i giganti che a loro volto tengono sotto scacco l’intera regione.
E se il titolo d’esordio proponeva al giocatore una storia molto oscura e senza speranza, Hellblade 2 aggiunge un ulteriore carico sotto questo punto di vista. Le voci che accompagnano Senua sono praticamente incessanti, popolando la mente della ragazza di continui messaggi, consigli e sensi di colpa. Le ricordano quanto sia inadeguata, di come la gente muoia per colpa sua e di come continui a rappresentare un disonore per il suo disfunzionale padre. Le voci di Senua non sono un orpello innestato ad arte dal team di sviluppo, perché pongono il giocatore nella condizione di prestarci attenzione, immedesimandosi nel continuo tormento della giovane guerriera. A questo proposito preme sottolineare come sia un vero peccato non avere un doppiaggio italiano. Dover rivolgere l'attenzione allo schermo per capire le voci sussurrate delle voci di Senua, distraggono facendo sfuggire il senso del narrato.
Anche se Hellblade 2 si innesta perfettamente nel solco del primo episodio per quel che riguarda il gameplay, il gameplay di questa seconda uscita risulta più ricco e convincente del predecessore. I combattimenti sono sicuramente più frequenti, alternati ad altri momenti dove dovremo cercare i famosi simboli, così come accaduto nel primo Hellblade e risolvere diversi puzzle ambientali. I duelli all’arma bianca sono ancora una volta formati dai due tipi di attacchi (leggero e pesante), parata e schivata. Tutto all’insegna della semplicità. A questo si aggiunge anche l’elemento della concentrazione, che si ricarica in base alle mosse eseguita da Senua in combattimento, e che una volta attivato ci consente di sferrare attacchi molto più imponenti nei confronti del nemico di turno e a sopraffarlo con relativa semplicità.
Quello della concentrazione è un elemento importante per Senua, che utilizzerà anche per la soluzione dei puzzle e per sbloccare particolari percorsi nascosti, aumentando (leggermente) l’interazione con l’ambiente e con l’esplorazione.
La tecnica norrena
Il passaggio a Microsoft del team di sviluppo e la conseguente lievitazione del budget (il primo era stato fatto interamente in self publishing), ha messo Ninja Theory nelle condizioni di entrare nelle più intime meccaniche di Series X per tirare fuori il meglio. Visivamente Hellblade 2 è un vero spettacolo, con una mole poligonale imponente e un dettaglio grafico che donano ai paesaggi naturali che accompagnano l’intera avventura un realismo mozzafiato. Sugli scudi anche l’illuminazione, che sottolinea in modo molto naturale e realistico i diversi momenti e ambienti in cui si snoda l’intera avventura. Una particolare cura è stata poi rivolta alla ricerca e alla qualità delle texture, sempre dettagliatissime, mai fuori posto e in grado di rendere ancora più credibile e realistico quanto accade sullo schermo. Qualche dubbio, invece, sulla qualità dell’acqua, che non sempre riesce a trasmettere un adeguato senso di fluidità. E a questo proposito fughiamo tutti i dubbi nati nei giorni scorsi in merito allo “scandalo” dei 30 frame, perché non vi accorgerete nemmeno di questo falso problema. Il gioco non ha un singolo calo, un momento di debolezza, un rallentamento e caricamento di sorta. Tutto procede nella massima fluidità e splendore estetico, mettendo in un angolo anche i fanboy dei sessanta frame ad ogni costo.
Ma al di là di questo è innegabile che Hellblade 2 rappresenti un punto di riferimento per i giochi che arriveranno dopo, rappresentando un nuovo punto di riferimento per lo standard grafico. Intendiamoci, in Hellblade 2 c’è anche tanta furbizia. Quello dove opera Senua è un mondo aperto ed enorme, ma solo una porzione di questo mondo può essere effettivamente visitato. Quello dove vi muoverete è un sentiero che vi fa fare una visita guidata alle scoperte delle meraviglie degli ambienti di gioco, ma non potrete permettervi il lusso di muovervi al di fuori di esso. C’è anche da dire, però, che la bravura di Ninja Theory è stata quella di non creare dei tempi morti.
E’ vero, vi troverete molto spesso in passaggi in cui l’unica interazione sarà quella di muovere il personaggio in avanti per minuti e minuti, in passaggi di raccordo tra un ambiente e l’altro, ma la natura narrativa del gioco andrà a riempire questi momenti con spiegazioni, racconti e le immancabili voci di Senua che la metteranno in guardia dalle situazioni e dai personaggi appena incontrati.
Hellblade 2, quindi, raccoglie e amplifica il testimone della sua prima uscita, arricchendo sicuramente il timing di gioco (7 ore, inserendo anche la ricerca dei passaggi segreti), e donando al giocatore qualche strumento ludico in più. E’ evidente, però, che l’intendo di Ninja Theory sia più quello di coinvolgere il giocatore in una storia che viene raccontata, piuttosto che espressa dalle azioni delegate allo stesso, lasciando ancora una volta un senso di “scollamento” che pone Hellblade 2 tra un walking simulator e un action compassato.