Shadow Gambit: The Cursed Crew – Yo-oh, Beviamoci Su! – Recensione PC
Mimimi Games propone un avvincente viaggio nei Mari dei Caraibi
Mimimi Games è una di quelle case di sviluppo che è riuscita a farsi un discreto seguito nel corso del tempo. D’altronde parliamo delle menti alle spalle di Shadow Tactics e Desperados III, due strategici in tempo reale che hanno catturato l’attenzione dei giocatori in primis grazie alla loro realizzazione tecnica, seguita subitamente dalla centralità dedicata al gameplay, che oseremmo definire perfettamente in linea con gli stilemi del genere.
Stilemi che i videogiocatori più anzianotti ricorderanno grazie alla serie Commandos, uno di quei prodotti che ricorre spesso (soprattutto nelle recensioni scritte dal sottoscritto), vista la sua particolare rilevanza sul genere che negli anni '90 spopolava come non mai. Fatto sta che Mimimi Games, vista l’esperienza maturata nel settore, ha ben deciso di continuare a seguire questa strada, pubblicando in questo caldo mese d'agosto una buona scusa per saltare il mare.
Stiamo parlando di Shadow Gambit: The Cursed Crew, uno strategico in tempo reale ambientato nel mar dei Caraibi, un’ambientazione affascinante ma soprattutto invecchiata benissimo, complice tutta la serie di film che ha consolidato il successo di Johnny Depp nei panni del pirata “Capitan” Jack Sparrow.
Shadow Gambit – Un Buon ritmo Narrativo
Come indicato più volte e in più occasioni, uno degli aspetti che decreta il successo di un buon prodotto di intrattenimento è sicuramente la storia, o meglio detto, la modalità con cui vengono concatenati gli avvenimenti al fine di rendere la narrazione ben assimilabile da parte dello spettatore aldilà dello schermo.
Shadow Gambit fa leva sull’ambientazione piratesca, concentrandosi però sulla parte più esoterica, quella che vedeva come protagonista la magia voodoo, con quel pacchetto di maledizioni ormai ben consolidate nell’immaginario collettivo, tanto da risultare semplici quanto efficaci nella narrazione (e Monkey Island ci ha insegnato qualcosa in tal senso). Mimimi Games sembra aver pescato a piene mani dai pirati caraibici di Verbinski, pirati che a loro volta traggono ispirazione da tutta una catena di eventi storici che ne hanno delineato i connotati a più riprese.
Per dire, le leggende intorno al pirata Barbanera, l’oro di Cortes, ma persino tutti i racconti intorno a Davy Jones e l’Olandese Volante, citazioni importanti di un contesto che ha ballato raffinatamente tra realtà e leggenda, ispirando anche prodotti letterari come l’immortale opera di Stevenson, ovvero L’Isola del Tesoro (in cui viene anche citata la “macchia nera” che compare sulla mano di Jack Sparrow).
In Shadow Gambit vengono mischiate un po' tutte le carte in tavola, infatti tutto ha inizio grazie al desiderio della piratessa Afia Manicato di voler recuperare la nave Red Marley, nave appartenuta al pirata leggendario Mordecay, nonché unico modo per poter trovare il grande tesoro nascosto da quest'ultimo. Grazie alla missione di tutorial scopriamo che però l'impresa non sarà facile, giacché Mordecay sembra aver collezionato nemici importanti, qui rappresentati dalla potente Inquisizione, dai rimandi piuttosto diretti ai soldati spagnoli del 1500, tranne per quanto riguarda i costumi, che appaiono originali nella loro realizzazione (anche se alcuni elmi ricordano un po' il bacinetto dei Tercios).
Starà a noi accompagnare la sig.ra Manicato per mare, tutto allo scopo di scoprire il segreto alle spalle di un grande tesoro e, perché no, fare la conoscenza della vecchia ciurma del pirata ormai dipartita, ma non per questo incapace di essere resuscitata al nostro fianco.
Shadow Gambit – L’Importanza dei Personaggi
Nel marasma delle offerte di settore, bisogna cercare di diversificare guardando non tanto al gameplay, che ormai affonda le proprie radici in un terreno fertile composto da stilemi efficaci quanto divertenti da giocare. Piuttosto, bisogna invece operare a fondo nella caratterizzazione dei personaggi da utilizzare, creare insomma quell’empatia utile a far sentire il giocatore parte integrante dell’avventura.
In Shadow Gambit gli sviluppatori hanno cercato di creare un buon numero di personaggi, ognuno capace di proporre un background intrigante, basti vedere lo spadaccino Toya tanto per farvi un esempio, insieme a un core set di abilità uniche, che saranno oggetto di studio soprattutto in funzione dello stile di gioco che si vorrà adottare.
Ogni personaggio ha come tratto in comune quello di poter uccidere in mischia i propri nemici, si spera sempre senza essere visti, ma procedendo oltre la differenziazione si fa più vistosa, il che è un bene soprattutto quando si devono affrontare missioni articolate su terreni diversi, capaci di sfruttare bene anche la verticalità dello scenario.
Il gioco ci fa incominciare in compagnia di Afia Manicato, che offre un set di abilità davvero versatili, questo perché ha un Colpo Lampo capace di farci teletrasportare a corta distanza verso il nemico, accompagnato dal Bloccaggio del Tempo, che si rivela davvero utile per creare finestre di omicidio fantasiose quanto efficaci. Nella nostra run, grazie a delle particolari pietre, abbiamo deciso di sbloccare lo spadaccino Toya e la cecchina Theresa, il primo perché offre un buon controllo del campo grazie al posizionamento del suo Katashiro, una bambola di carta verso cui Toya può teletrasportarsi con l’abilità Passo d’Ombra. Theresa è ottima invece per la lunga distanza, ci ha ricordato tantissimo il cecchino di Commandos (anche per l’icona del mirino, praticamente identica!), questo perché con le sue due abilità Giudizio Ferreo e Giudizio Cinereo ci permette di uccidere dalla lunga distanza oppure di accecare il nemico per una manciata di secondi, giusto il tempo di mettere in atto la strategia scelta per portare a casa il risultato.
Tutto questo potrebbe sembrarvi sciocco, o forse troppo specifico, ma è importante portarvi degli esempi concreti, questo per capire che nel roster proposto da Mimimi Games ci sono tanti personaggi capaci di garantire approcci diversi, come Pinkus o John Mercury, capaci rispettivamente di distrarre il nemico oppure occultare i cadaveri senza troppa fatica.
Le altre meccaniche di gameplay rientrano nello standard: tutti i nemici hanno un cono di visione in cui possiamo essere intercettati, a seconda della nostra postura di movimento, ed è importante considerare le abilità passive della ciurma dei pirati, questo perché alcuni saranno incapaci di arrampicarsi sulle edere oppure nuotare. Lo scopo è quello di “costringere” amabilmente il giocatore a cercare approcci diversi, senza procedere sulla mappa a occhi chiusi senza pensare a una tattica.
Tattica che può essere anche confezionata a puntino grazie alla Modalità Ombra, essenzialmente una visuale strategica in cui il giocatore può mettere a punto delle azioni coordinate, col fine di metterle in pratica contemporaneamente grazie alla semplice pressione di un tasto.
Sul fronte del gameplay possiamo concludere parlandovi del comportamento delle guardie, le quali vengono suddivise per rango, e quindi per difficoltà di uccisione. Per dovere di cronaca è giusto comunque dirvi che il gioco, anche a difficoltà Normale, tende ad essere permissivo nei confronti del giocatore, questo perché la soglia di attenzione dei nemici una volta allertati si racchiude in una trentina di secondi, tempo che, se sfruttato bene, offre al giocatore diverse finestre di allontanamento dalla zona calda.
Shadow Gambit – Visivamente Gratificante
Come anticipato nei paragrafi precedenti, quello che colpisce del lavoro di Mimimi Games è che siano stati in grado di creare un prodotto visivamente accattivante, anche se a tutti gli effetti si tratta di uno strategico in tempo reale per nulla esoso, almeno sul fronte tecnico. La parte artistica sembra urlare “AARGH!” da scenario, ogni caratterizzazione dei personaggi, persino la Red Marley strizza l’occhio a quel mondo tra realtà e leggenda, meglio identificato da quelle storie che hanno reso la pirateria magnetica e affascinante, facile insomma da somministrare verso un pubblico di tutte le età.
Gli scenari sono esteticamente ben realizzati, anche il level design con la sua semplicità ci dimostra che non è necessario strafare, basta creare il giusto contesto per garantire al giocatore una buona immersività, anche se qui giocano un ruolo fondamentale i personaggi, che sono davvero ben realizzati e ricchi di personalità. Se proprio vogliamo cercare un difetto, ecco forse a perdere un po’ sono proprio i nemici, degli antagonisti un po’ tutti uguali, ma d’altronde il periodo era quello, perciò i “cattivi in divisa” erano praticamente identici tra loro, tranne per i cappelli.
Ottimo il doppiaggio, forse meno ispirata la colonna sonora, che a pelle offre un buon appeal ma non regala emozioni forti (vero è che Hans Zimmer, per citarne uno, è quasi inarrivabile soprattutto guardando a “La Maledizione della Prima Luna”).