Shadow of Memories

di Gamesurf Staff
I viaggi nel tempo e i paradossi temporali sono, senza dubbio, argomenti attraverso i quali si può attingere a un bacino di idee di ben più vasta portata di quanto non sia stato fatto per il prodotto Konami, tanto più che l'atmosfera di mistero che aleggia fra le vie di Lebensbaum viene presto rovinata da alcune ingenuità narrative e da morti troppo frequenti e pacchiane: se si viene avvelenati al ristorante con una lepre di mare (!), tornando indietro nel passato basterebbe non recarsi in quel ristorante... ma, al contrario, l'esser obbligati a tornare nel Medioevo per ottenere l'antidoto che occorrerà assumere dopo i primi sintomi del veleno, contribuisce non poco a spezzare l'incanto globale come, del resto, il dover morire per un vaso cinese che cade dal terzo piano di un palazzo

In aggiunta a quanto detto bisogna, purtroppo, registrare anche un gameplay non particolarmente vario e brillante: se per risolvere i primi enigmi la materia grigia non é requisito fondamentale, essendo la soluzione, spesso e volentieri, fornita al giocatore su un piatto d'argento, col prosieguo dei capitoli non é cosa strana ridursi a girovagare senza una meta ben precisa per le strade del tempo, nella speranza di imbattersi in un oggetto da utilizzare o in qualche filmato chiarificatore. Una sfida aggiuntiva per il completamento del gioco sarebbe scaturita dalla possibilità di un utilizzo limitato del Digipad cosa che, teoricamente, sarebbe dovuta avvenire dato l'esiguo numero di "unità energia" a disposizione per il viaggio ma che, a conti fatti, non si verifica data l'eccessiva reperibilità delle stesse nel corso di tutta la vicenda
IL COLORE DELLE MEMORIE
Dal punto di vista tecnico, Shadow of Memories non é nulla di trascendentale. Alcuni scorci cittadini sono veramente suggestivi (soprattutto quelli notturni, alla luce fioca dei lampioni) ma, più in generale, il lato cosmetico del prodotto Konami risulta essere particolarmente altalenante: assente il bad-clipping ma palesi gli effetti di pop-up e fogging soprattutto nella città diurna, i cui esterni sono spesso dotati di texture non sempre impeccabili e all'altezza