Shattered Heaven, recensione del gioco di Leonardo Interactive

Quando l'Italia sforna un vero e proprio masterpiece

di Simone Marcocchi

Loro sono gli italianissimi Leonardo Production/Interactive e dal nulla portano sul mercato un titolo dalla forte ispirazione estetica orientale. Se siete tra coloro che adorano Slay The Spire e tutto il mondo dei titoli che ruotano intorno ad esso... preparatevi per una bella sorpresa.

Shattered Heaven: una carta tira l'altra

Curiosamente il roster è composto da tre personaggi - non uno, non due e non quattro, come è tipico per quasi tutti gli altri rogue-like -, ma questa scelta è quasi sicuramente dettata dal bilanciamento generale, che è davvero ottimo, considerando che vi troverete in situazioni che non sono solamente semplici attacchi-difesa, ma che andranno ad impegnare la materia grigia, solleticando il vostro istinto di tatticità.

Ogni personaggio infatti ha una propensione e specifiche caratteristiche di orientamento alla battaglia, queste ultime andranno soddisfatte giocando le carte nel modo migliore, per quanto potenzialmente chiunque potrebbe prendere le carte di qualsiasi avatar in-game. È proprio questa matrice strategica che andrà a dosare alcune scelte, anche perché gli avversari a loro volta faranno altrettanto con voi e talvolta si spunta la vittoria per una manciata di punti vita. Anche solo attaccare prevede a volte il sacrificio della vita o puntare a moltiplicare i danni nella speranza che la somma dei danni finali possa portare alla dipartita del nemico anzitempo.


I turni si mescolano in modo tale che si sappia in quale ordine avvengano gli ordini di attacco, inoltre viene anche deliberato l’intento del nemico se vuole attaccare e chi o prevede l’applicazione di buff-debuff. I livelli scorrono come i classici rogue-like in stanze che si susseguono, non tutte devono obbligatoriamente essere passate al setaccio, ma è comunque quasi sempre un piacere farlo per vedere cosa si può incontrare.

Talvolta infatti non è uno scontro diretto ma una quest che ha un esito positivo o negativo (o neutro) che talvolta è legato anche ad un percentuale di fortuna, per quanto sia dettata da numeri statistici in percentuali che ci vengono rivelati. Come è normale avviene anche una crescita dei personaggi in base alle carte che vengono sbloccate e nel proseguire della trama si aggiungeranno altri utili artefatti che diventeranno sempre più fondamentali alla sopravvivenza. Graficamente è davvero ben fatto, i disegni sono sontuosi e anche le animazioni restituiscono una bella sensazione di aver inflitto (o aver subito) un’ingente quantità di danno.


Il dorso della carta

A fronte di ottime intenzioni, qualcosa che mina parzialmente (ma molto parzialmente) il vostro viaggio, c’è. La narrazione è piuttosto opprimente e non è skippabile in tutti i contesti, oltre ad essere piuttosto pesante da seguire, tenendo conto che in questo genere la storia ha un suo senso ma molto limitato e giusto per descrivere la situazione o caratterizzare i personaggi, per poi buttarsi tutti nella mischia.

Ho apprezzato i disegni e ho apprezzato il level design, ma certamente è un caso strano di come i testi sulle carte si amalgamino così poco; più di tutto comunque la parte forse un po’ più ostica resta la comprensione delle strategie da attuare, così come il miglior abbinamento del personaggio alla carta migliore e più adatta a lui dato che questo diventa fondamentale andando avanti e non è sempre ben spiegato come applicare alcune meccaniche.