Shenmue
di
Dopo un mese abbondante di gioco, cosa ne pensiamo? Pensiamo che Shenmue sia un'esperienza imprescindibile per un videogiocatore che voglia effettivamente provare qualcosa di nuovo e, molto probabilmente, voglia sapere e sperimentare sulla pelle la direzione potenziale che il mercato dei "giochi" sta per intraprendere. Shenmue non è libero, Shenmue non è perfetto, Shenmue non è esente da difetti, Shenmue non è quel Project Berkley che Suzuki sogna da anni. Lasciate perdere ogni poetica descrizione e ogni affezionata difesa, Shenmue presenta una serie di difetti potenzialmente accusabili veramente alta. Ma qui ci rifacciamo nuovamente al valente Game Designer citato poco fa: non ce la sentiamo di mettere in discussione neanche mezza delle virgole che rendono Shenmue il gioco che è, semplicemente perché Shenmue è una visione di Suzuki e noi non siamo Suzuki, né aspiriamo a tanto (per ora, bwahahahah!). Scelta discutibile forse, ma effettivamente dovuta, dal nostro punto di vista.
Anche in questo caso occorre probabilmente tornare all'ormai rodatissimo e arruginito paragone tra cinema e videogiochi, tra regista e game designer. Se in Shenmue ci si sente a volte tanto liberi, quanto altre volte incatenati e costretti dentro precise situazioni e parametri di svolgimento del gioco è semplicemente (semplicemente?) perché esiste un regista che vuole comunque che il giocatore viva particolari momenti in determinate maniere. E' discutibile una scelta simile? Assolutamente si, ma se si accetta e si convalida la tesi appena proposta e si avvicina un gioco come Shenmue a un film (come natura), allora va accettato quanto realizzato da Suzuki. A questo punto, però, noi come critici di videogiochi entreremmo ufficialmente in crisi mistica esistenziale post-adolescenziale: dobbiamo forse ricompilare da capo i criteri secondo cui analizzare un gioco/film? Difficile dirsi. Il fascino più che mai attuale dei videogiochi è probabilmente insito nella loro non statica situazione e natura. Sono un "qualcosa" di già definito in alcune loro forme, ma ancora infinitamente duttili e potenzialmente polimorfi in moltissime altre direzioni che potrebbero intraprendere.
Inevitabilmente Shenmue ha l'enorme pregio di spingere alla riflessione e allo studio sull'attuale e immediata futura natura dei giochi. Ed è merito non da poco... ne converrete.
ONE
Shenmue è quindi un titolo che offre a piene mani emozioni e stile: stile grafico, stile di gioco. Offre, riprende, rielabora, riesuma e accorpa idee che potrebbero sembrare fin troppo distanti tra di loro, ma, incredibile, funziona. Non va visto con gli occhi catalogatori del giocatore più abituato a criticare con le usuali "regole" un gioco. Ha una incidere e un evolversi lento? Dal mio punto di vista no, è semplicemente un'esperienza diversa da uno Skies of Arcadia, piuttosto che da un Final Fantasy. Quello che invece ho provato spesso e volentieri è stata un'autentica sensazione di inconsapevolezza su quello che sarebbe potuto succedere in una nuova giornata a Yokosuka.
E questo è quanto e, dal nostro punto di vista, non è poco.
Anche in questo caso occorre probabilmente tornare all'ormai rodatissimo e arruginito paragone tra cinema e videogiochi, tra regista e game designer. Se in Shenmue ci si sente a volte tanto liberi, quanto altre volte incatenati e costretti dentro precise situazioni e parametri di svolgimento del gioco è semplicemente (semplicemente?) perché esiste un regista che vuole comunque che il giocatore viva particolari momenti in determinate maniere. E' discutibile una scelta simile? Assolutamente si, ma se si accetta e si convalida la tesi appena proposta e si avvicina un gioco come Shenmue a un film (come natura), allora va accettato quanto realizzato da Suzuki. A questo punto, però, noi come critici di videogiochi entreremmo ufficialmente in crisi mistica esistenziale post-adolescenziale: dobbiamo forse ricompilare da capo i criteri secondo cui analizzare un gioco/film? Difficile dirsi. Il fascino più che mai attuale dei videogiochi è probabilmente insito nella loro non statica situazione e natura. Sono un "qualcosa" di già definito in alcune loro forme, ma ancora infinitamente duttili e potenzialmente polimorfi in moltissime altre direzioni che potrebbero intraprendere.
Inevitabilmente Shenmue ha l'enorme pregio di spingere alla riflessione e allo studio sull'attuale e immediata futura natura dei giochi. Ed è merito non da poco... ne converrete.
ONE
Shenmue è quindi un titolo che offre a piene mani emozioni e stile: stile grafico, stile di gioco. Offre, riprende, rielabora, riesuma e accorpa idee che potrebbero sembrare fin troppo distanti tra di loro, ma, incredibile, funziona. Non va visto con gli occhi catalogatori del giocatore più abituato a criticare con le usuali "regole" un gioco. Ha una incidere e un evolversi lento? Dal mio punto di vista no, è semplicemente un'esperienza diversa da uno Skies of Arcadia, piuttosto che da un Final Fantasy. Quello che invece ho provato spesso e volentieri è stata un'autentica sensazione di inconsapevolezza su quello che sarebbe potuto succedere in una nuova giornata a Yokosuka.
E questo è quanto e, dal nostro punto di vista, non è poco.