Shenmue I & II HD Remaster
Circa 18 anni fa un pezzo di storia videoludica è stato scritto su Sega Dreamcast. Era l’anno di uscita di Shenmue, capolavoro indiscusso di quel visionario Yu Suzuki, che ha cambiato per sempre il genere degli action/adventure, ma soprattutto degli open world.
In attesa di giocare la conclusione (sarà davvero così?) dell’epopea di Ryo Hazuki, Sega ripropone in versione remaster i primi due capitoli della saga per permettere, a coloro che non hanno avuto modo di giocare gli originali, di mettersi in pari con una storia vera, pulsante ma soprattutto dai connotati estremamente realistici.
VITA VISSUTA
Perché la forza di Shenmue, riconoscibile ancora oggi nonostante i quasi due lustri sulle spalle, è quella di raccontare una storia di tutti i giorni; una vicenda di vendetta che attinge copiosamente e a piena mani dalla vita di tutti i giorni.
Nel viaggio che porterà Ryo a vendicare la morte del padre per mano del pericoloso Lan Di, si respireranno i sapori del cibo provenienti dai locali; si socializzerà con persone che vivono la loro routine; si vivrà la giornata in attesa di trovarsi nel luogo indicato e nel momento specifico. L’ambizione di Suzuki era quella di appassionare raccontando, ma soprattutto facendo giocare, la normalità della giornata. Diciotto anni fa molti furono rapiti dalla necessità di chiedere alle persone la locazione di un determinato posto, oppure di cercare qualcuno guardando le insegne sulle case. Si divertivano andando al porto a lavorare per racimolare qualche soldo, o aspettavano la sera per tornare a casa e poter salvare i progressi della giornata.
Questo moto ondoso di vita vissuta si innestava, con estrema precisione, all’interno di una componente narrativa che proseguiva senza alcun intoppo, raccontando di personaggi e momenti che sono rimasti nel cuore dei videogiocatori.
In tutto questo si innestava un gameplay ben stratificato per l’epoca: una convincete fase esplorativa, un sistema di combattimento che - giocoforza - non poteva non ispirarsi a quello di Virtua Figherts e l’introduzione di quei QTE che saranno, negli anni successivi, uno dei capisaldi di moltissime esperienze ludiche.
Tutto questo era inoltre accompagnato da una componente tecnica che, almeno all’epoca, faceva quasi gridare al miracolo, spremendo come non mai l’ottimo hardware di Dreamcast. Modelli poligonali, volti, routine della IA: tutto si muoveva con una perfezione e una semplicità a tratti disarmanti.
Poi arrivò Shenmue II, che riprendeva in tutto e per tutto i capisaldi del primo capitolo, andando però a sviluppare quello che nel primo episodio non era stato curato a sufficienza. La possibilità di utilizzare lo scorrere del tempo rapido (ma non ovunque), una storia più fitta e ramificata fatta anche di sotto trame, un ritmo più movimentato, ma soprattutto un ambiente ancora più vivo, profondo e pulsante.
MA OGGI NE VALE LA PENA?
Rispondendo alla domanda che apre questo paragrafo: la risposta è sì. Nonostante si tratti di una remaster decisamente poco brillante, la colletion di Shenmue I e II rimane uno di quei pezzi del puzzle fondamentali per arricchire la propria passione e la propria conoscenza ludica.
Peccato quindi vedere come sia stato trattato da coloro che si sono occupati di questo progetto. Sapevamo, o meglio, si sapeva, che il lavoro dietro a questo prodotto non si sarebbe configurato ai livelli di titoli come Crash Bandicoot, ma in alcuni casi le scelte apportate non ci hanno comunque convinto.
Texture che non sono state migliorate come dovevano, lasciando agli occhi dei giocatori - soprattutto per il primo episodio - modelli estremamente spigolosi e “invecchiati”; una frame rate bloccato a 30fps inspiegabile; un sistema di controllo che si limita ad introdurre il supporto allo stick analogico, senza un upgrade delle animazioni, e una risoluzione non appropriata all’interno dei filmati di gioco.
Tra questi elementi negativi ce ne sono altri apprezzati. In particolare la possibilità di salvare ovunque e la presenza (anche se non la compressione originale) sia della lingua inglese che giapponese.
Insomma, a fronte di altri lavori visti in questi ultimi anni sui fronti dei remake e delle remaster, qualcosa in più sarebbe stato logico aspettarselo. Rimane in ogni caso un prodotto che punta a saziare la sete, la curiosità e i buchi narrativi di coloro che non hanno messo mano o non si ricordano la trama originale, così da arrivare preparati a Shen Mue III. Speriamo molto presto!
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Redazione