Shenmue II

di Gamesurf Staff
Particolarmente interessante é la possibilità di bloccare le braccia di un attaccante, mentre colpiamo con un calcio un altro avversario per poi passare dalla chiave articolare alla proiezione e scaraventare a terra il nemico: questo sistema di controllo é molto affascinante e potrebbe costituire da solo la base per un eventuale picchiaduro a scorrimento
Il motore tridimensionale in fase di combattimento é stato ottimizzato, e appare ora meno impreciso e più veloce rispetto a Shenmue I acquistandone in giocabilità, anche se il framerate é ancora bloccato a trenta quadri al secondo (comprensibili, considerata la mole di poligoni che il Dreamcast é chiamato a gestire). Sempre a proposito di lotta, Shenmue II é anche la storia della maturazione marziale di Ryo, che capirà proprio in questo episodio di essere solo all'inizio della sua lunga crescita come karateka

Incontrando i maestri di cui la patria delle arti marziali é ricca, imparerà nuove micidiali tecniche con cui creare uno stile di combattimento personalizzato, scegliendo per diverse associazioni leva/pulsante tra due o più tecniche, esattamente come avveniva, per chi ancora se lo ricorda, in Panza's Kick Boxing
I Quick Timer Event tornano in pompa magna, asservendo sia le fasi lavorative, che altre scene chiave dove irrompono con un notevole effetto sorpresa
Ma i QTE non intervengono più solo nei momenti prestabiliti, come durante gli inseguimenti, ma anche per gestire situazioni comuni, come per impedire che Ryo perda l'equilibrio camminando a ridosso di un burrone, cosa che può essere anche evitata del tutto camminando al sicuro
PLOT E PERSONAGGI
Shenmue II é massiccio: si pensi che, se il primo episodio includeva solo il primo capitolo delle vicende di Ryo, questo ne incorpora ben cinque (su un totale previsto di dicitto)!
Di conseguenza la densità degli eventi, il numero di incontri e di personaggi rilevanti ai fini della trama é aumentato in modo veramente considerevole, così come la longevità generale, che certo non é aiutata da una difficoltà assolutamente distante dai confini della frustrazione (e per questo giudicabile sia positivamente che negativamente, a seconda dei punti di vista) e da uno svolgimento di tipo lineare