Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga

Shin Megami Tensei Digital Devil Saga
In un mondo vagamente postatomico, che riassume in sé molti elementi "rubati" per così dire a varie culture più o meno desertiche, sei tribù lottano per la supremazia. L'obiettivo però non è la conquista, quanto un premio mistico promesso dalla misteriosa settima tribù: il raggiungimento del "Nirvana", un qualcosa di talmente superno che ai comuni mortali non è dato neppure di conoscere di cosa realmente si tratti. Le cose però subiscono un violento scossone il giorno in cui una sorta di enorme bozzolo si schiude liberando una luce intensa che tramuta quasi tutti gli abitanti in demoni, creature dai poteri mai visti prima e che diventano più forti cibandosi di altri demoni. Inoltre, là dove c'era il bozzolo giace addormentata una ragazza dai capelli di un colore mai visto: neri. Sarà Serph, leader della tribù degli Embryon, a raccogliere la ragazza e a cercare di fare chiarezza sull'accaduto.

Serph in giro per un Dungeon: la minimappa in basso a destra, eventualmente espandibile, sarà la vostra più fedele amica
Serph in giro per un Dungeon: la minimappa in basso a destra, eventualmente espandibile, sarà la vostra più fedele amica
Scena di combattimento: gli esagoni azzurri in alto a destra sono le azioni a nostra disposizione
Scena di combattimento: gli esagoni azzurri in alto a destra sono le azioni a nostra disposizione
Una scena filmata: il gatto sulla destra costituirà un elemento molto misterioso
Una scena filmata: il gatto sulla destra costituirà un elemento molto misterioso

Cominciamo subito col dire che questo Digital Devil Saga è il primo capitolo di una serie di due, il cui secondo episodio è solo recentemente approdato sul territorio americano (ed è quindi lecito attendersi perlomeno un altro po' di tempo prima della conversione europea). Il gioco appartiene alla serie "Shin Megami Tensei", di cui fanno parte i due Persona per PS1 ed il recente, molto applaudito, Lucifer's Call: siamo fondamentalmente al cospetto della serie di JRPG dell'accoppiata Atlus-Ghostlight, e un po' come FinalFantasy e DragonQuest per la Square-Enix non c'è correlazione storica tra i vari titoli della serie (salvo per i due DDS, come accennato) ma solo una considerevole mole di similitudini tecniche, stilistiche ed ambientative. Il gioco, pertanto, è un JRPG, un gioco di ruolo alla giapponese, vale a dire una sorta di avventura in cui gestiremo un gruppo di personaggi, capitanati in questo caso dal buon Serph, attraverso una trama piuttosto ben demarcata, assistendo alla loro progressione di poteri ed esperienza man mano che sconfiggono nemici via via più potenti.

In questo genere di giochi riveste un'importanza primaria il sistema di combattimento: come gli altri SMT, questo DDS propone degli scontri a turni in cui ciascuno schieramento ha a disposizione un quantitativo di azioni pari al numero di membri che lo compongono, salvo eccezioni. Determinate azioni possono aumentare o diminuire questo quantitativo, come ad esempio effettuare un attacco particolarmente efficace contro il nemico o, viceversa, fare un "autogol" sbagliando totalmente strategia. Nella stragrande maggioranza dei casi, i personaggi del party attivo assumeranno forma di demone automaticamente all'inizio dello scontro, ma talvolta saranno "presi di sorpresa", o comunque sarà sempre possibile riassumere forma umana: per quanto infatti questa forma sia meno efficace nel combattimento standard, potrà utilizzare alcune abilità specifiche che in determinate situazioni possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Sempre a proposito di abilità, c'è da dire che su questo punto gli sviluppatori hanno optato per una notevole possibilità di personalizzazione. I personaggi partiranno, questo è vero, con determinate abilità preimpostate, ma in seguito potranno liberamente scegliere da un elenco le abilità da "scaricare", a patto di possedere i requisiti necessari, che poi altro non sono se minimi di livello o altre abilità. Le abilità così selezionate vengono dunque poste in "apprendimento" ma ancora non sono disponibili: solo sconfiggendo, o preferibilmente divorando, avversari si potrà riempire l'apposita barra ed avere finalmente le abilità sbloccate. A tal uopo, il gioco propone di tanto in tanto delle vere e proprie "cacce al demone" in cui è possibile guadagnare una gran quantità di "mantra", il nutrimento dei demoni.

Il primo esagono, lampeggiante, indica un'azione extra dovuta ad un attacco particolarmente efficace
Il primo esagono, lampeggiante, indica un'azione extra dovuta ad un attacco particolarmente efficace
Heat, Gale e Cielo impegnati in battaglia
Heat, Gale e Cielo impegnati in battaglia
Queste "mucche" non devono essere per nessun motivo sottovalutate
Queste "mucche" non devono essere per nessun motivo sottovalutate

Tecnicamente, DDS sfrutta praticamente in toto il motore di Lucifer's Call, con qualche miglioria. I modelli 3D sono realizzati in un ottimo Cell-Shading, molto dettagliato nello stile particolarmente "ricercato" e curato dal punto di vista degli effetti di luce ed ombra. Gli ambienti sono realizzati invece con una grafica più tradizionale, ma il taglio fumettoso e le tinte pastello fanno sì che la differenza sia quasi impercettibile. L'unico difetto, se di difetto si può parlare, risiede nel fatto che una buona parte del parco-mostri è preso pari pari da Lucifer's Call, tanto che chi ha giocato il titolo fratello non avrà difficoltà a ricordare i vari attacchi e le varie difese di molte delle creature. Assolutamente niente da eccepire per quanto concerne l'audio: ad una colonna sonora ottima si affiancano, finalmente, degli ottimi doppiaggi, anche se ancora una volta noi Italioti dovremo rinunciare alla localizzazione e sorbirci l'intera pappardella in Inglese. Forse per un problema di conversione dai 60 ai 50 Hz, capita molto spesso che il video abbia un visibile ritardo sull'audio: ciò non compromette la giocabilità, ma è comunque fastidioso.
La giocabilità ha due facce, una evidente e una subdolamente nascosta. Quella evidente è la semplicità immediata, dato che tutti i comandi vengono impartiti mediante menù estremamente user-friendly e sono comprensivi di finestra esplicativa: l'unico ostacolo è la dimestichezza con le varie sigle ed abbreviazioni, ma con la pratica tutto diventa automatico. La faccia nascosta è invece una delicatezza piuttosto marcata nel contesto delle battaglie: dimenticarsi di curare il party tra uno scontro e l'altro potrebbe comportare grosse perdite di tempo se non addirittura il game over, senza contare che dovrete sempre premunirvi di possedere gli antidoti ai numerosi status che quasi tutti gli avversari sono capaci di causare ai vostri personaggi; infine, il quantitativo di le abilità equipaggiabili sarà sempre piuttosto esiguo (all'inizio solo quattro per personaggio), e di norma insufficiente a fare fronte a tutte le possibili situazioni, costringendovi spesso ad "arrabattarvi" per emergere vittoriosi.

Gli scontri casuali sono decisamente troppo frequenti, o per meglio dire calibrati male (a volte completate uno scontro solo per iniziarne un altro dopo appena tre passi contati), ed essendo il gioco strutturato principalmente a dungeon ricchi di deviazioni, bivi e trappole varie, sarà bene mettere in conto ogni volta almeno un'ora e mezza di gioco a disposizione se volete essere sicuri di compiere effettivi progressi. Per questi motivi la trama, che è tra l'altro piuttosto lineare e permette pochissime se non nessuna digressione, tende a ristagnare, e quando giungete al termine del dungeon a volte dovete fare un attimo mente locale per ricordarvi i motivi per cui l'avete affrontato. Insomma, in poche parole, la giocabilità è concettualmente semplice ma alla lunga molto impegnativa, e il game over (soprattutto contro i boss) non è affatto qualcosa di raro.
Se riuscite a entrare nel vivo dell'azione e le sfide, quelle vere, non vi spaventano, il gioco sarà però capace di regalarvi moltissime ore di avventura, anche se la cognizione del fatto che sia solo il primo capitolo di una saga comporterà ovviamente un finale piuttosto sospeso nell'aere. Se siete degli appassionati di JRPG, con particolare predilezione per la serie di SMT, troverete sicuramente questo Digital Devil Saga di vostro gradimento; in tutti gli altri casi forse fareste meglio a rivolgervi a titoli più "alla mano".

Le prime trasformazioni possono essere dolorose, e soprattutto psicologicamente traumatiche
Le prime trasformazioni possono essere dolorose, e soprattutto psicologicamente traumatiche
Scena di combattimento: gli esagoni azzurri in alto a destra sono le azioni a nostra disposizione
Scena di combattimento: gli esagoni azzurri in alto a destra sono le azioni a nostra disposizione
Serph in giro per un Dungeon: la minimappa in basso a destra, eventualmente espandibile, sarà la vostra più fedele amica
Serph in giro per un Dungeon: la minimappa in basso a destra, eventualmente espandibile, sarà la vostra più fedele amica
11
Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga
7

Voto

Redazione

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Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga

Un'ambientazione postatomica, una trama misteriosa ed esoterica mista al cybertecnologico, personaggi particolareggiati ed un conflitto di natura religiosa. Tutto ciò alla base di questo primo capitolo della Saga dei Diavoli Digitali, un gioco che può stimolare un discreto interesse, ma contemporaneamente suscitare non poche perplessità, complici una forse eccessiva linearità ed un "ingolfarsi" della trama a causa della struttura principalmente studiata intorno all'abuso del cliché dei Dungeon. A prescindere da ciò, un prodotto delicato e competitivo, specie nelle battaglie, dedicato ad un pubblico di estimatori ed appassionati.

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