Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

La recensione del dungeon crawler di Spike Chunsoft, un’esperienza dura e pura che non risparmia nulla ai videogiocatori, a costo di alienarli dall’esperienza

Shiren the Wanderer The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island  Recensione Switch

La serie di Mystery Dungeon (o Fushigi no Dungeon in madre patria) ha radici antiche nel panorama videoludico e ha attecchito all’interno di numerosi franchise, alcuni molto popolari, come Dragon Quest e Pokémon. Le avventure di Shiren the Wanderer nello specifico hanno origine su SNES, e se escludiamo porting e spin-off questo Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island è il sesto capitolo della saga (e infatti d’ora in poi per non slogarci la mascella lo chiameremo semplicemente Shiren 6 NdR), di cui non si avevano tracce da oltre un decennio, con l’ultimo episodio pubblicato nel 2010 su DS.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

Shiren 6, uscito in questi giorni in esclusiva Nintendo Switch, segna quindi il ritorno alla ribalta dell’eroe Shiren e del suo compagno di viaggio Koppa, il furetto parlante che ne fa le veci durante i dialoghi, ma anche un ritorno alle origini, come dimostra una formula di gioco vecchia scuola priva di attenuanti e aiuti alla guida, un’esperienza dalla difficoltà impervia, che non fa sconti a nessuno. Un vero e proprio roguelike insomma, di quelli che non si vedevano da tempo, in cui se si muore si torna al punto di partenza, senza armi, senza oggetti, con il livello azzerato; tempo buttato alle ortiche. Ma c’è qualcosa di stimolante in questa premessa, e in tal senso il titolo Spike Chunsoft si attesa come uno dei migliori esponenti del genere, ma andiamo con ordine. 

La storia prende piede prima degli eventi di Shiren the Wanderer 4: The Eye of God and the Devil's Navel, e vede Shiren e Koppa in viaggio verso la Serpentcoil Island del titolo, apparsagli in sogno, alla ricerca di un fantomatico tesoro nascosto nello stomaco di un mostro. I due raggiungono l’isola e si inerpicano sulle sue pendici per ritrovarsi faccia a faccia con la bestia in questione, ma proprio in quel momento Shiren viene colpito dalla proverbiale amnesia dei JRPG e perde tutti i suoi ricordi fino a quel momento. Sconfitto dall’orda di mostri, si ritrova con le saccocce svuotate e indebolito nella locanda lungo la costa; tocca ricominciare daccapo il viaggio, e stavolta senza memorie.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

Diciamo che il gioco poteva risparmiarsi questo espediente narrativo e farci iniziare la scalata per conto nostro, ma così è la vita (anche perché Koppa non ha perso la memoria, lui dovrebbe ricordare tutto, e invece è utile quanto una scarpa senza suole); se non altro ci spiega in modo diretto la “gimmick” di questo posto, che altro non è che la meccanica principale dell’esperienza: in caso di morte si viene ricacciati indietro, denudati e fiaccati nel corpo e nello spirito (soprattutto quello del giocatore). Tempo di rimboccarsi le maniche. 

Se avete giocato un qualunque Mystery Dungeon vi troverete subito a casa: Shiren 6 non fa nulla per reinventare la formula, anzi si limita a eliminare ogni forma di orpello e agevolazione, proponendo la formula di gioco classica nella sua forma più pura. Ogni sessione comincia al livello 1, inventario vuoto, tutto quello di cui abbiamo bisogno va procacciato all’interno del dungeon, sperando che il lancio dei dadi sia dalla nostra parte. Se va bene, si arriva in fondo e si può respirare in vista della prossima sfida; altrimenti, tabula rasa e si riparte, con una flebile trama che scorre in sottofondo, introducendo personaggi e contesti tramite brevi siparietti, e l’esperienza accumulata durante il cammino.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

Esperienza sì, ma c’è poco da fare quando il gioco non ha intenzione di farci proseguire. La progressione è a turni, i mostri muovono insieme a noi e il loro unico obiettivo è farci fuori; non si può sostare troppo a lungo in un piano perché la fame cresce e gli oggetti sono limitati, non si può correre troppo perché il livello dei nemici sale ben più in fretta del nostro, trovare il giusto bilanciamento è quasi impossibile e dobbiamo sperare che nei livelli siano comparse risorse sufficienti a salvare la pellaccia. 

I primi passi sono i più difficili: tante volte non siamo riusciti ad andare oltre i primi 5-6 piani perché non c’erano armi o scudi da equipaggiare, o ancora perché non c’era cibo e l’inedia ci ha steso. E proprio quando la situazione sembrava andare bene ecco spuntare trappole, covi di mostri e altre diavolerie pronte a rovinarci la festa. Risultato? Nulla di fatto, e non era neanche colpa nostra. Con il tempo si affinano i sensi, si sceglie con più accuratezza quali oggetti conservare e quali scartare, si capisce al volo quando una run è quella giusta, ma nel mezzo si intervallano dozzine di tentativi sprecati per cause esterne al comportamento del giocatore, che può solo cercare di fare ammenda con il poco che è riuscito a raccattare.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

Per gran parte dell’avventura poi Shiren sarà da solo in campo, esacerbando quel senso di abbandono che si prova dopo aver fallito per l’ennesima volta l’ascesa, eppure ci si addentra di nuovo sperando che stavolta sia quella buona, che capiti di nuovo quella situazione sfavorevole perché si è giunti a una soluzione, che quel cappero di mostriciattolo con infiniti attacco e difesa ma pochi punti vita e un bordello di punti esperienza si faccia vivo per lanciargli un sasso e fare cassa... In soldoni, Shiren 6 è divertente, impegnativo, infame, ma divertente, e potremmo continuare per ore (scandite in piccole sessioni, c’è un limite a tutto) la ricerca della run perfetta. 

L’interfaccia è semplice e chiara, i controlli sono intuitivi e immediati, c’è solo da concentrarsi sulla prossima mossa da compiere, passo dopo passo. C’è ovviamente il rovescio della medaglia: abbiamo già menzionato che il titolo si apprezza perlopiù in brevi stint, e questo perché subentra piuttosto rapidamente il fattore ripetitività, visto che saremo costretti a vedere gli stessi ambienti più e più volte, soprattutto i primi livelli, dove gran parte delle volte si decide il destino della sessione. Se poi ci si lascia andare allo sconforto dopo un paio di tornate sfortunate è finita, la voglia di riprovarci crolla a picco. Non è un’esperienza per tutti, poco ma sicuro.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

C’è in realtà un modo per cercare di tirarsi fuori d’impaccio dopo un game over, ed è affidarsi alle funzionalità online, inviando una richiesta di soccorso ad altri giocatori, che possono partire alla volta del nostro stesso dungeon nel tentativo di recuperare le nostre spoglie (ad ora nessuno ha risposto ai nostri richiami, ma vabbeh NdR). In caso di esito positivo noi potremo proseguire il viaggio, mentre al nostro salvatore andranno dei punti con cui prepararsi meglio per le spedizioni successive (purtroppo solo in questa modalità). Volendo è anche possibile provare a salvarsi da soli, ma non è affatto semplice, non avendo a disposizione i soliti intermezzi in cui riposarsi un attimo e fare scorte. La solfa è sempre quella, ma non dispiace avere un’alternativa a portata di mano, per non parlare della soddisfazione di aver dato una zampa a un compagno esploratore. 

Graficamente Shiren 6 adotta uno stile pseudo-chibi sempre più diffuso tra le produzioni non ad alto budget (ricorda molto Bravely Default II); funziona, è colorato e leggibile, ma non colpisce granché, e anzi risulta alquanto anemico e non rende giustizia agli splendidi artwork. Modelli e animazioni sono semplici, essenziali, mentre gli ambienti in compenso sono ricchi di dettagli, con alcuni scorci niente male e prestazioni solide sia in modalità fissa che portatile (sì, è un dungeon crawler a turni, ma non si sa mai con Switch). Personalmente non sarebbe stata male una presentazione in pixel art come i trascorsi episodi della serie (il primo su SNES in particolar modo per l’epoca era un gioiellino), o qualcosa di più realistico, come la trasposizione su Wii.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island – Recensione Switch

Molto buona la colonna sonora dal sapore orientale, che fa da sfondo alle nostre peripezie con melodie orecchiabili e ben orchestrate, perfette per l’atmosfera avventurosa, mentre i chiassosi effetti sonori sono stati ripresi di peso dai capitoli passati, spin-off compresi (e infatti ho provato una certa nostalgia del primo Pokémon Mystery Dungeon durante i dialoghi NdR); consigliamo giusto di abbassargli un po’ il volume, fanno un sacco di casino.

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island

Versione Testata: Switch

7.5

Voto

Redazione

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Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island

Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island è un gioco difficile da approcciare, frustrante a tratti, ma per i giocatori più caparbi ne varrà sicuramente la pena, perché sotto una scorza di difficile accesso si nascondono un’infinità di contenuti, conditi da funzionalità online intriganti e una formula che premia pianificazione e intelligenza tattica. Evitatelo come la peste però se siete alla continua ricerca di nuove sfide e nuovi panorami, qui la monotonia è di casa. 

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