Silent Hunter 5
di
Marco Modugno
Cominciamo male, herr kommandant! Il ritorno della saga di Silent Hunter, giunta qui al suo quinto capitolo, sui ponti metallici dei battelli sommergibili della Kriegsmarine non poteva partire sotto peggiori auspici. Il rilascio del gioco, che avevamo testato in una versione preview sui difetti della quale, per la stima che nutriamo da sempre per Ubisoft, non avevamo voluto calcare la mano, avrebbe dovuto a nostro giudizio essere spostato di almeno un paio di mesi, tanti sono i problemi, tutt'altro che di poco conto, che affliggono la prima “uscita in mare” di SH5.
Più nefasto dell'uccisione di un albatros, un fortunale forza otto di bachi tecnici, problemi di controllo difetti si abbatte con violenza sul gameplay del titolo appena uscito, più letale di una tempesta invernale nello Stretto di Bering.
E' così che quello che nelle idee di Ubi Romania avrebbe dovuto, e che aveva tutti i numeri potenziali per diventare, una vera pietra miliare del genere, capace di portare una ventata d'innovazione in grado di addolcire l'aria viziata e gravida di sudore rancido e olio bruciato che si respira a bordo dei battelli in immersione, rischia di affondare miseramente prima ancora di riuscire a completare la crociera inaugurale.
Del fatto che l'ambientazione riprenda il tema della guerra in Atlantico, permettendoci d'indossare l'uniforme di un comandante tedesco a partire dalle prime facili missioni nel Baltico all'inizio della guerra in Europa, abbiamo già detto diffusamente nella nostra preview ed é inutile ripeterci. La scelta del teatro atlantico di operazioni aveva fatto trepidare d'attesa i cuori degli appassionati della comunità Subsim.com, così come i nostri connazionali di Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici. La guerra sottomarina condotta dagli U-Boot agli ordini dell'ammiraglio Doenitz in Atlantico, con la tecnica dei branchi di lupi, costituisce un richiamo per gli addetti ai lavori che nessuno scontro tra battelli americani e giapponesi nelle acque del mar Giallo, potrà mai avere, con buona pace del Duca e del suo Squalo Tonante. Per questo la comunità dei sommergibilisti virtuali di mezzo mondo aveva scorto nel quinto capitolo di SH quel riscatto possibile da un SH4 tutto sommato meno amato e apprezzato, e quanto meno un ritorno ai fasti del terzo capitolo della serie, il più amato.
I presupposti ci sono dopotutto. A partire dalla maggiore accessibilità anche ai principianti del titolo, che l'elevato grado di personalizzazione dei parametri di difficoltà rendono possibile. All'inizio del gioco ci si deve obbligatoriamente confrontare, infatti, con un lungo questionario che ci permette di selezionare uno dopo l'altro i parametri di realismo più o meno rigoroso con cui disputare la nostra campagna. Il risultato, che si opti per un'impostazione drasticamente arcade dei settaggi oppure che si pretenda l'impossibile in termini di realismo dal gioco, al punto di limitare le riserve di aria compressa per emergere, o i tempi di ricarica delle batterie, varia parecchio. E se al livello di difficoltà inferiore tutto quello che dovremo fare per sopravvivere é tenere d'occhio l'orizzonte quando siamo in emersione e tenerci lontani dai guai dopo aver effettuato un attacco con siluri, le cose sim complicano inserendo un grado di realismo superiore, costringendoci, come d'altronde accadeva anche nei precedenti capitoli della saga, ad imparare in fretta ad andare per mare e a combattere, pena una precoce sepoltura in una liquida e gelida tomba subacquea.
Un'altra innovazione che aveva fatto spalancare gli occhi, e venire l'acquolina in bocca, era l'aspetto RPG che finalmente metteva piede in maniera significativa a bordo del nostro U-Boot, a partire dalla possibilità per il nostro alter ego in uniforme da capitano di spostarsi con una visuale in prima persona stile FPS nei vari compartimenti del battello, fermandosi a colloquiare con ufficiali, sottufficiali e comuni, e potendo apprezzare, nel corso della campagna, l'approfondimento del rapporto con ciascuno, con l'aprirsi di nuove opzioni di dialogo o semplicemente fermandosi accanto per ascoltare qualche pettegolezzo scambiato in quadrato o in cambusa. Aggiungiamoci il morale dell'equipaggio ad influenzarne le prestazioni e la possibilità di veder crescere le loro capacità con il procedere della storia ed ecco che era davvero lecito sentirsi prossimi ad una svolta epocale che spezzasse, finalmente (lo dico in qualità di portavoce dei casual gamers, categoria bistrattata che, tuttavia, ha diritto di esistere, visto quanto spende annualmente a beneficio delle società di produzione e distribuzione di hardware e software), l'atmosfera di eccessivo tecnicismo che da sempre caratterizza i simulatori puri come Silent Hunter, intesi e pensati per un ristretto pubblico di addetti ai lavori.
Invece, dopo poco che si gioca, si scopre che, se davvero il team romeno di Ubisoft aveva voglia di allargare la fascia potenziale d'utenza, avrebbe fatto bene a prevedere un vero tutorial, o quanto meno un manuale tecnico come quelli di una volta (stampato su carta, e chissenefrega se bisogna abbattere qualche betulla per farlo! Basta ripiantarle, poi, invece di costruire villini a schiera sui terreni di rimboschimento come usa qui da noi). Tutto quello che avete é una prima missione facilitata in cui farete il tiro al cargo disarmato davanti alle coste polacche, nel 1939, per poi passare fin dalla seconda missione ad incontri ravvicinati con un nemico ostinato, ostile ed agguerrito che darà filo da torcere a quanti di voi non hanno passato l'ultimo triennio con l'orecchio incollato alla cuffia dell'idrofono.
E l'approccio RPG, pure quello, si trasforma da grande opportunità per il gameplay a trappola mortale per i vostri nervi. Il vostro alter ego, infatti, penalizzato da un sistema di controllo imperfetto e da un frame rate a dir poco vergognoso (scordatevi di ottenere più di 20 fps, anche se utilizzate macchine aggiornate e potenti), barcollerà impacciato da un compartimento all'altro, facendovi venire un urto di nervi ben più micidiale delle bombe di profondità dei cacciatorpediniere inglesi. Finirà che gestirete tutto tramite comandi interfaccia, provvedendo ad installare quanto prima il mod già rilasciato da Subsim.com che disabilita il morale dell'equipaggio (visto che non potete far fucilare il vostro ufficiale in seconda, quando per l'ennesima volta si rifiuterà inspiegabilmente di salire in coperta e armare il cannone da 88 per finire una nave silurata).
Se il gameplay altalena tra momenti esaltanti nelle fasi più strettamente navali e i problemi della vita a bordo di cui sopra, la tecnica di SH5, o perlomeno di questa versione 1.1.5 rilasciata in commercio, presenta falle tali che nessuna pompa di sentina é in grado di smaltirne l'effetto.
Sul nuovo sistema di protezione Ubisoft, che impone di giocare anche in single player perennemente collegati a Internet qui preferiamo tacere, rimandando a quanto scritto nel commento in fondo. Meglio concentrarci sull'inadeguatezza di un motore grafico che appare ancora in versione decisamente Beta. Il frame rate, lo dicevamo poco fa, é inaccettabile nel 2010, le compenetrazioni grafiche frequenti e disturbanti (vedere i nostri uomini ignorare i marosi che li sommergono sul ponte, mentre sparano con il cannone prodiero, ed il nostro sommergibile che beccheggia come un turacciolo mentre i caccia britannici filano in acqua come se avessero la chiglia zavorrata con il cemento, non é cosa che fa bene alle nostre pupille fosche di vecchi lupi di mare!).
Se il sonoro strappa in zona Cesarini la sufficienza, quindi, grazie ad un doppiaggio inglese (sottotitoli in italiano) discreto e ad un set di effetti speciali dignitosi (ma soprattutto, diciamolo, grazie all'ottima colonna sonora di Jason Graves, il premiato compositore delle spettacolari musiche di Dead Space, regalata in CD nella Collector's Edition del gioco), la grafica proprio non ce la fa. Giudizio definitivo rimandato a settembre, quando i tempi per l'uscita di una patch che provveda davvero a sistemare i troppi, davvero troppi, bachi di sistema presenti, saranno maturi, permettendo ai sommergibilisti in rete di trasferire definitivamente i propri effetti personali dal battello americano di SH 4 sul mai troppo rimpianto Tipo VII della Kriegsmarine, finalmente davvero pronto ad affrontare i rigori della guerra in Atlantico.
Nel frattempo, anche se il prezzo di vendita é sceso a livelli quasi di offerta speciale, suggerisco ad appassionati e non di aspettare e tenersi informati dell'evolversi della situazione sui siti e sui forum dedicati. In attesa che una versione patchata del gioco riesca a liberarsi dello scotto della troppa fretta nel mettere in commercio il gioco, meritandosi qualcosa in più di una risicata sufficienza che assegnamo, stavolta, più come premio alla carriera del team romeno di Ubisoft che per merito effettivo.
Più nefasto dell'uccisione di un albatros, un fortunale forza otto di bachi tecnici, problemi di controllo difetti si abbatte con violenza sul gameplay del titolo appena uscito, più letale di una tempesta invernale nello Stretto di Bering.
E' così che quello che nelle idee di Ubi Romania avrebbe dovuto, e che aveva tutti i numeri potenziali per diventare, una vera pietra miliare del genere, capace di portare una ventata d'innovazione in grado di addolcire l'aria viziata e gravida di sudore rancido e olio bruciato che si respira a bordo dei battelli in immersione, rischia di affondare miseramente prima ancora di riuscire a completare la crociera inaugurale.
Del fatto che l'ambientazione riprenda il tema della guerra in Atlantico, permettendoci d'indossare l'uniforme di un comandante tedesco a partire dalle prime facili missioni nel Baltico all'inizio della guerra in Europa, abbiamo già detto diffusamente nella nostra preview ed é inutile ripeterci. La scelta del teatro atlantico di operazioni aveva fatto trepidare d'attesa i cuori degli appassionati della comunità Subsim.com, così come i nostri connazionali di Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici. La guerra sottomarina condotta dagli U-Boot agli ordini dell'ammiraglio Doenitz in Atlantico, con la tecnica dei branchi di lupi, costituisce un richiamo per gli addetti ai lavori che nessuno scontro tra battelli americani e giapponesi nelle acque del mar Giallo, potrà mai avere, con buona pace del Duca e del suo Squalo Tonante. Per questo la comunità dei sommergibilisti virtuali di mezzo mondo aveva scorto nel quinto capitolo di SH quel riscatto possibile da un SH4 tutto sommato meno amato e apprezzato, e quanto meno un ritorno ai fasti del terzo capitolo della serie, il più amato.
I presupposti ci sono dopotutto. A partire dalla maggiore accessibilità anche ai principianti del titolo, che l'elevato grado di personalizzazione dei parametri di difficoltà rendono possibile. All'inizio del gioco ci si deve obbligatoriamente confrontare, infatti, con un lungo questionario che ci permette di selezionare uno dopo l'altro i parametri di realismo più o meno rigoroso con cui disputare la nostra campagna. Il risultato, che si opti per un'impostazione drasticamente arcade dei settaggi oppure che si pretenda l'impossibile in termini di realismo dal gioco, al punto di limitare le riserve di aria compressa per emergere, o i tempi di ricarica delle batterie, varia parecchio. E se al livello di difficoltà inferiore tutto quello che dovremo fare per sopravvivere é tenere d'occhio l'orizzonte quando siamo in emersione e tenerci lontani dai guai dopo aver effettuato un attacco con siluri, le cose sim complicano inserendo un grado di realismo superiore, costringendoci, come d'altronde accadeva anche nei precedenti capitoli della saga, ad imparare in fretta ad andare per mare e a combattere, pena una precoce sepoltura in una liquida e gelida tomba subacquea.
Un'altra innovazione che aveva fatto spalancare gli occhi, e venire l'acquolina in bocca, era l'aspetto RPG che finalmente metteva piede in maniera significativa a bordo del nostro U-Boot, a partire dalla possibilità per il nostro alter ego in uniforme da capitano di spostarsi con una visuale in prima persona stile FPS nei vari compartimenti del battello, fermandosi a colloquiare con ufficiali, sottufficiali e comuni, e potendo apprezzare, nel corso della campagna, l'approfondimento del rapporto con ciascuno, con l'aprirsi di nuove opzioni di dialogo o semplicemente fermandosi accanto per ascoltare qualche pettegolezzo scambiato in quadrato o in cambusa. Aggiungiamoci il morale dell'equipaggio ad influenzarne le prestazioni e la possibilità di veder crescere le loro capacità con il procedere della storia ed ecco che era davvero lecito sentirsi prossimi ad una svolta epocale che spezzasse, finalmente (lo dico in qualità di portavoce dei casual gamers, categoria bistrattata che, tuttavia, ha diritto di esistere, visto quanto spende annualmente a beneficio delle società di produzione e distribuzione di hardware e software), l'atmosfera di eccessivo tecnicismo che da sempre caratterizza i simulatori puri come Silent Hunter, intesi e pensati per un ristretto pubblico di addetti ai lavori.
Invece, dopo poco che si gioca, si scopre che, se davvero il team romeno di Ubisoft aveva voglia di allargare la fascia potenziale d'utenza, avrebbe fatto bene a prevedere un vero tutorial, o quanto meno un manuale tecnico come quelli di una volta (stampato su carta, e chissenefrega se bisogna abbattere qualche betulla per farlo! Basta ripiantarle, poi, invece di costruire villini a schiera sui terreni di rimboschimento come usa qui da noi). Tutto quello che avete é una prima missione facilitata in cui farete il tiro al cargo disarmato davanti alle coste polacche, nel 1939, per poi passare fin dalla seconda missione ad incontri ravvicinati con un nemico ostinato, ostile ed agguerrito che darà filo da torcere a quanti di voi non hanno passato l'ultimo triennio con l'orecchio incollato alla cuffia dell'idrofono.
E l'approccio RPG, pure quello, si trasforma da grande opportunità per il gameplay a trappola mortale per i vostri nervi. Il vostro alter ego, infatti, penalizzato da un sistema di controllo imperfetto e da un frame rate a dir poco vergognoso (scordatevi di ottenere più di 20 fps, anche se utilizzate macchine aggiornate e potenti), barcollerà impacciato da un compartimento all'altro, facendovi venire un urto di nervi ben più micidiale delle bombe di profondità dei cacciatorpediniere inglesi. Finirà che gestirete tutto tramite comandi interfaccia, provvedendo ad installare quanto prima il mod già rilasciato da Subsim.com che disabilita il morale dell'equipaggio (visto che non potete far fucilare il vostro ufficiale in seconda, quando per l'ennesima volta si rifiuterà inspiegabilmente di salire in coperta e armare il cannone da 88 per finire una nave silurata).
Se il gameplay altalena tra momenti esaltanti nelle fasi più strettamente navali e i problemi della vita a bordo di cui sopra, la tecnica di SH5, o perlomeno di questa versione 1.1.5 rilasciata in commercio, presenta falle tali che nessuna pompa di sentina é in grado di smaltirne l'effetto.
Sul nuovo sistema di protezione Ubisoft, che impone di giocare anche in single player perennemente collegati a Internet qui preferiamo tacere, rimandando a quanto scritto nel commento in fondo. Meglio concentrarci sull'inadeguatezza di un motore grafico che appare ancora in versione decisamente Beta. Il frame rate, lo dicevamo poco fa, é inaccettabile nel 2010, le compenetrazioni grafiche frequenti e disturbanti (vedere i nostri uomini ignorare i marosi che li sommergono sul ponte, mentre sparano con il cannone prodiero, ed il nostro sommergibile che beccheggia come un turacciolo mentre i caccia britannici filano in acqua come se avessero la chiglia zavorrata con il cemento, non é cosa che fa bene alle nostre pupille fosche di vecchi lupi di mare!).
Se il sonoro strappa in zona Cesarini la sufficienza, quindi, grazie ad un doppiaggio inglese (sottotitoli in italiano) discreto e ad un set di effetti speciali dignitosi (ma soprattutto, diciamolo, grazie all'ottima colonna sonora di Jason Graves, il premiato compositore delle spettacolari musiche di Dead Space, regalata in CD nella Collector's Edition del gioco), la grafica proprio non ce la fa. Giudizio definitivo rimandato a settembre, quando i tempi per l'uscita di una patch che provveda davvero a sistemare i troppi, davvero troppi, bachi di sistema presenti, saranno maturi, permettendo ai sommergibilisti in rete di trasferire definitivamente i propri effetti personali dal battello americano di SH 4 sul mai troppo rimpianto Tipo VII della Kriegsmarine, finalmente davvero pronto ad affrontare i rigori della guerra in Atlantico.
Nel frattempo, anche se il prezzo di vendita é sceso a livelli quasi di offerta speciale, suggerisco ad appassionati e non di aspettare e tenersi informati dell'evolversi della situazione sui siti e sui forum dedicati. In attesa che una versione patchata del gioco riesca a liberarsi dello scotto della troppa fretta nel mettere in commercio il gioco, meritandosi qualcosa in più di una risicata sufficienza che assegnamo, stavolta, più come premio alla carriera del team romeno di Ubisoft che per merito effettivo.
Silent Hunter 5
6
Voto
Redazione
Silent Hunter 5
La sensazione che abbiamo ricavato dalle ore di gioco con questa nuova versione di Silent Hunter é quella di un titolo pubblicato in tutta fretta, carico di bug e problemi legati a scelte di gameplay decisamente discutibili. La sufficienza assegnata é più un premio alla carriera per la software house. A questo uniamo ovviamente la scellerata scelta del publisher legata ai nuovi DRM introdotti proprio su questo titolo e su Assassin's Creed 2 che esige una connessione perenne ai server Ubisoft per la continua "validazione" del gostro gioco. Se la linea cade, a casa nostra o presso il server della software house, il gioco salva e disconnette in automatico la partita. Poco male, dite voi? Provate a ripeterlo dopo un'intera serata di imprecazioni spese nel tentativo di mantenere stabile la connessione per più di cinque minuti. Poco importa che il problema sia del mio router o di Ubisoft: lasciateci giocare in pace almeno a casa nostra, per favore!