Silpheed: The Lost Planet
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Spulciando nella povera ludoteca dello sfortunato add-on per Sega Megadrive chiamato Mega CD non si può non citare uno sparatutto che al momento della sua uscita, nel lontano (tecnologicamente parlando) 1993 fece parlare molto di sé: si tratta di Silpheed, un gioco dal concept estremamente classico (uno sparatutto), ma dotato di una grafica assolutamente fuori parametro per gli standard del tempo, permessa dall'innovativo utilizzo di filmati in full motion video che vanno a sostituire i normali fondali dei livelli, regalando un impatto grafico senza precedenti. A otto anni di distanza Game Arts rispolvera il suo vecchio cavallo di battaglia e lo ripropone su PlayStation 2 col titolo Silpheed: The Lost Planet
TERROR FROM THE OUTER SPACE
E' bello costatare l'ottimismo con cui i creatori di videogame pensano allo spazio profondo: ogni più remoto angolo del cosmo appare teoricamente popolato da una qualche razza di creature aliene che non hanno altro da fare nella loro noiosa esistenza che massacare dei poveri umani indifesi (o quasi). Tale cliché viene rigorosamente rispettato in Silpheed: The Lost Planet, in cui i terrestri (noi, in pratica) in un lontano futuro entrano in contatto con un misterioso virus spaziale in grado di impossessarsi di interi pianeti, assorbendone tutte le forme di vita e producendo pericolose creature biomeccaniche. Una versione più evoluta della varicella, in pratica, ma senza prurito. Fatto sta che per liberare uno di questi pianeti invasi dal virus viene spedito il prototipo della nuova nave da combattimento terrestre, frutto di anni e anni di studio: la Silpheed. Inutile dire che il vostro compito di giocatore é quello di impersonare il povero pilota di tale potentissima nave spaziale nel suo disperato tentativo di ripulire il pianeta e (possibilmente) di riportare a casa la cara pellaccia. Una trama leggermente poco innovativa che si traduce in otto frenetici livelli di pura, classica azione sparatutto con scrolling più o meno verticale. Ad aumentare le scarse probabilità di riuscita della missione concorre un efficiente sistema di scudi energetici montato sulla Silpheed, in grado di assorbire un certo numero di colpi (determinabile nell'avaro menu delle opzioni) prima di lasciar sgretolare la navicella in una nuvoletta di polvere cosmica, e un avanzato sistema di armamento che ci accingiamo a svelare in dettaglio
TERROR FROM THE OUTER SPACE
E' bello costatare l'ottimismo con cui i creatori di videogame pensano allo spazio profondo: ogni più remoto angolo del cosmo appare teoricamente popolato da una qualche razza di creature aliene che non hanno altro da fare nella loro noiosa esistenza che massacare dei poveri umani indifesi (o quasi). Tale cliché viene rigorosamente rispettato in Silpheed: The Lost Planet, in cui i terrestri (noi, in pratica) in un lontano futuro entrano in contatto con un misterioso virus spaziale in grado di impossessarsi di interi pianeti, assorbendone tutte le forme di vita e producendo pericolose creature biomeccaniche. Una versione più evoluta della varicella, in pratica, ma senza prurito. Fatto sta che per liberare uno di questi pianeti invasi dal virus viene spedito il prototipo della nuova nave da combattimento terrestre, frutto di anni e anni di studio: la Silpheed. Inutile dire che il vostro compito di giocatore é quello di impersonare il povero pilota di tale potentissima nave spaziale nel suo disperato tentativo di ripulire il pianeta e (possibilmente) di riportare a casa la cara pellaccia. Una trama leggermente poco innovativa che si traduce in otto frenetici livelli di pura, classica azione sparatutto con scrolling più o meno verticale. Ad aumentare le scarse probabilità di riuscita della missione concorre un efficiente sistema di scudi energetici montato sulla Silpheed, in grado di assorbire un certo numero di colpi (determinabile nell'avaro menu delle opzioni) prima di lasciar sgretolare la navicella in una nuvoletta di polvere cosmica, e un avanzato sistema di armamento che ci accingiamo a svelare in dettaglio