Siren Blood Curse

Siren Blood Curse
di
Vedi Hanuda e poi muori
E' facile ipotizzare come una nutrita fetta di lettori si farà tentare dalla diffusa prassi di andarsi a leggere commento finale e voto, evitando in blocco tutto il sottoscritto papiro di informazioni più o meno utili a quella che poi sarà la fruizione vera e propria del prodotto. Magari, ingolositi dalla valutazione più che buona, alcuni di questi si recheranno dal loro negozionate di fiducia, reclamando una copia di Siren: Blood Curse. Niente di più sbagliato.

in questi casi il Sight-Jacking serve a ben poco
in questi casi il Sight-Jacking serve a ben poco
sporcarsi le mani sarà fondamentale per sopravvivere ad Hanuda
sporcarsi le mani sarà fondamentale per sopravvivere ad Hanuda
non fatevi ingannare dalla postura, é molto più rapido di quando pensiate
non fatevi ingannare dalla postura, é molto più rapido di quando pensiate


Per chi ha avuto la pazienza di leggere almeno fino a questo punto, é presto svelato l'arcano. Siren: Blood Curse -d'ora in poi abbreviato SBC per comodità- non é disponibile in edizione “fisica” e non lo sarà almeno fino a natale 2008. Fino ad allora per godere dell'ultima creazione della sezione Entertaiment di Sony Computer, sarà “sufficiente” connettersi al PSN Store e, previo pagamento, sarà possibile scaricare l'intero gioco o, a scelta, i quattro episodi che lo vanno a comporre singolarmente. La ragione per cui sufficiente é stato virgolettato é rintracciabile nella mole del materiale disponibile tramite digital delivery. Ma se i 9 giga di dati sono ampiamente giustificati dal fatto che SBC é a tutti gli effetti un gioco completo, meno comprensibili sono le ragioni per le quali i dodici episodi che vanno a scandire l'avventura, necessitino di una separata procedura di download e d'installazione, rendendo così l'iter notevolmente tedioso anche per i giocatori più pazienti.
Chiusa la doverosa parentesi tecnica sulla inusuale distribuzione di SBC passiamo al titolo in sostanza.

Nonostante il nome non susciti il clamore di altri compagni di genere, saranno in molti a ricordarsi i due precedenti episodi di Forbidden Siren, editi per PlayStation 2, con i quali Sony aveva spaventato migliaia e migliaia di giocatori in tutto il mondo. Migliaia, non milioni, perché Forbidden Siren é ben ricordato soprattutto dai gamer dal palato fine e dalla grande tenacia. Le motivazioni!? Un gameplay lontano dall'essere “user friendly” unito ad una curva di difficoltà decisamente alta, la quale rendeva un'esperienza di gioco, a tratti, frustrante. Ed é proprio a questo punto che entra in campo Blood Curse. La terza incarnazione della sirena si muove seguendo un sentiero ben delineato: rendere accessibile ad un largo bacino d'utenza una serie dalle indubbie qualità artistiche, con la speranza di metterne a frutto il potenziale.

L'arte del cliffhanger
Chiarite le intenzioni resta il passo più grande: come mettere in pratica tutto ciò?
Gli accorgimenti implementati per rendere SBC più appetibile al pubblico occidentale sono stati innumerevoli. Si va dall'introduzione di un sistema di fitti checkpoint fino allo sfoltimento dei comandi, passando per una secca svolta in quello che era il caratteristico impianto narrativo della saga. Proprio questo elemento di novità acquista maggior rilevanza se si prendono in esame i precedenti della serie.


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Il primo Forbidden Siren ha certamente lasciato traccia di sé principalmente per due motivi. Il primo é la peculiare metodica con cui il plot procedeva, effettuando veri e propri salti mortali tra spazio e tempo, per mezzo dei quali le singole vicende andavano a ricostruire pian piano, come in un puzzle, il panorama d'insieme, talvolta in modo decisamente criptico. Se la brevità delle singole parti di trama é rimasta intatta, così come la possibilità di utilizzare diversi personaggi all'interno della storia -in Blood Curse possiamo utilizzarne addirittura dieci- a cambiare é lo sviluppo temporale con cui procede la narrazione.

I dodici episodi componenti SBC sono infatti disposti in successione cronologica, mentre rimane lo sbalzo di location tra una “puntata” e l'altra. Parlare di “puntate” attingendo al vocabolario televisivo é quanto mai azzeccato, considerato come la procedura di narrazione rimandi esplicitamente a quella dei serial televisivi americani. Ciò é particolarmente evidente nel “previous” e nel “coming soon” con i quali ogni episodio si apre e si chiude. Si meritano una menzione particolare i “cliffhanger” - colpi di scena utilizzati per catturare l'attenzione dello spettatore- con cui si legano gli episodi e grazie ai quali viene ricalcato il meccanismo che ci instilla la maniacale curiosità verso l'appuntamento successivo con il nostro serial preferito.

In precedenza abbiamo asserito come Forbidden Siren abbia alla base dei sui successi due punti fondamentali, identificando il primo dei due con la struttura narrativa. Ebbene il secondo é l'atmosfera claustrofobica che pervade tutte le vicende. A far mancare l'ossigeno non é però la collocazione delle vicende in spazi angusti, ma la pesantezza dell'aria che avvolge tutte le nostre gesta, sensazione che va a sfociare in un senso di disagio ed angoscia difficilmente descrivibile. Tale elemento di disturbo é stato ben trasposto in questa ultima incarnazione di Siren, nonostante la forte opera di contaminazione occidentale sia presente anche in quella che é, fattualmente, la trama di SBC.

cosa c'é di peggio di fronteggiare uno Shibito!?...fronteggiare due Shibito!
cosa c'é di peggio di fronteggiare uno Shibito!?...fronteggiare due Shibito!
se sperate che svenga beh, sperate male!
se sperate che svenga beh, sperate male!
non fatevi incantare dall'immagine fiabesca, la bambina é senz'altro fuori posto
non fatevi incantare dall'immagine fiabesca, la bambina é senz'altro fuori posto


Siren Blood Curse
7.5

Voto

Redazione

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Siren Blood Curse

Siren: Blood Curse ci ha dunque piacevolmente colpiti non solo grazie ad una struttura narrativa capace di fare innovazione all'interno di un genere saturo come quello dei “survival horror” ma, soprattutto, per l'atmosfera del tutto peculiare, all'interno della quale muovono i passi gli innumerevoli protagonisti delle vicende.
Ma allora cosa impedisce alla “sanguinosa maledizione” di annoverarsi tra le “killer applications” di questa generazione!? In realtà il problema é alla radice, nell'approccio con cui Toyama ha pensato, e ripensato la sua creatura. Nel tentativo di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, il game designer nipponico, finisce per non accontentare completamente ne i neofiti, non del tutto a loro agio in un universo narrativo ancora troppo poco convenzionale, ne i fan di vecchia data, i quali potranno facilmente sentirsi traditi dalla piega “action” presa da questo terzo episodio.
Detto ciò, Siren: Blood Curse é comunque un titolo che non può mancare nella ludoteca del provetto cacciatore di zombie, guadagnandosi di diritto tale posto grazie ad una filosofia di fondo unica nel suo genere, capace di farci passare sopra ad una realizzazione tecnica lontana dall'essere ineccepibile.