Siren Blood Curse

Siren Blood Curse
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Il teatro del terrore é nuovamente Hanuda, villaggio sperduto nel bel mezzo della campagna giapponese, già location del primo Forbidden Siren. La vera e propria novità sta nel cast, stavolta non interamente composto da nipponici. Protagonisti delle vicende sono, infatti, i componenti di una piccola troupe televisiva americana, inviata sul posto dall'emittente Paranormal TV, con lo scopo di realizzare un servizio avente come tema i sacrifici umani, da mandare in onda durante la trasmissione “Incontri”. E di incontri ne faranno eccome i malcapitati reporter. La maggior parte dei quali saranno con gli “Shibito”, una sorta di zombie particolarmente arzilli, dei quali Hanuda é ormai infestata. on resta che armarsi di pale e picconi, facendosi strada tra i misteri di cui gronda la foresta circostante.

al contrario di quanto si possa pensare le Shibito femmina non sono meno combattive dei colleghi maschi. Girl power!
al contrario di quanto si possa pensare le Shibito femmina non sono meno combattive dei colleghi maschi. Girl power!
sporcarsi le mani sarà fondamentale per sopravvivere ad Hanuda
sporcarsi le mani sarà fondamentale per sopravvivere ad Hanuda
in questi casi il Sight-Jacking serve a ben poco
in questi casi il Sight-Jacking serve a ben poco
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Semplice o semplicistico!?
La procedura di snellimento dei controlli ha reso l'interazione con l'ambiente circostante alquanto immediata. Oltre al consueto analogico sinistro per muoversi sono presenti soltanto un tasto di attacco -in caso di armi da fuoco diventano due, uno per puntare e l'altro per far sparare-, uno per interagire con alcuni “hot spots” ed infine uno per chinarsi, in modo da intraprendere al meglio le numerose fasi “stealth” in cui saremo coinvolti.

Ad aiutarci in queste situazioni in cui la miglior cosa da fare é passare inosservati, é il “Sight-Jacking”, sorta di potere paranormale acquisito da coloro che hanno la sfortuna di risiedere ad Hanuda, mediante il quale é possibile vedere e sentire attraverso gli occhi e le orecchie dei personaggi presenti nelle vicinanze, siano essi spauriti umani oppure sanguinari Shibito. Proprio in quest'ultimo caso tale funzione svolgerà al meglio il proprio compito consentendoci di sgattaiolare tra uno Shibito e l'altro prevedendone le mosse. A facilitarci il compito l'introduzione di un utile visuale “split-screen” grazie alla quale potremmo muoverci ed al contempo controllare la visuale di chi ci dà la caccia.

Se da un lato non possiamo che essere felici di come la divisione dello schermo renda più maneggevole l'uso del Sight-Jacking, dall'altro non si può non costatare come tale scelta renda decisamente più agevole la nostra permanenza ad Hanuda. Inoltre é bene costatare come se in passato, proprio il Sight-Jacking, rappresentava la chiave di volta del gameplay di Forbidden Siren, in questo SBC questo non é più totalmente imprescindibile.

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L'impostazione marcatamente più action consente di attraversare alcuni livelli interamente a suon di badilate. Dal punto di vista del level-design SBC non offre spunti di particolare interesse, svolgendosi in aree di dimensioni tutto sommato limitate, dove il percorso da percorrere e le particolari azioni utili a superare alcune situazioni più delicate vengono scandite come nelle migliori sceneggiature, lasciando al giocatore il compito di interpretare il ruolo affidatogli senza molto spazio per l'improvvisazione.

D'altro canto non sarete certo assaliti dalla voglia di esplorare oppure di intrattenervi più del dovuto in compagnia degli abitanti del luogo. La prima cosa che vi verrà in mente sarà scappare. Correre via da tutto quell'orrore. Proprio nel creare tensione SBC raggiunge il suo obiettivo centellinando in modo sapiente gli intermezzi esplicativi e le fasi di gioco.
Ad inclinare l'incantesimo é un sistema ad obiettivi fin troppo pedissequo, il quale vi seguirà per tutto il gioco non lasciandovi praticamente mai nel dubbio su quale strada intraprendere, indicando anche una serie di target secondari che, francamente, avremmo preferito scoprire da soli.

Visivamente SBC non brilla per eccellenza, ma sfrutta sapientemente le ombre e l'oscurità con il duplice scopo di creare suspance nel giocatore e, allo stesso tempo, di mascherare furbescamente la pochezza di alcune textures che vanno a ricoprire gli ambienti circostanti.
Ad aggiungere appeal all'impatto grafico ci pensano una serie di filtri tendenti al grigio ed al marrone, attraverso i quali l'immagine che arriva ai nostri occhi appare volutamente sporca e poco nitida.

Decisivo ai fini dell'impatto emotivo é il comparto sonoro. Lo si capisce fin dai mugolii udibili al momento di avviare l'esecutivo del gioco, fino alle inquietanti cantilene scandite dagli Shibito in più di un'occasione. Anche gli azzeccati motivi musicali aiutano a comporre il quadro di desolazione e sconforto nel quale Hanuda galleggia. Una dimensione onirica e surreale. Caratteristiche rimaste intatte dal primo al terzo episodio della serie, e sulle quali si può saldamente poggiare l'ossatura, seppur atipica, di quest'ultimo episodio.

non sarà certo la vista di una pistola a fermare l'incedere di uno Shibito furioso
non sarà certo la vista di una pistola a fermare l'incedere di uno Shibito furioso
le luci illuminano sapientemente corpi e volti
le luci illuminano sapientemente corpi e volti
uno dei rari momenti di luce. Anche se sarebbe meglio dire di nebbia...
uno dei rari momenti di luce. Anche se sarebbe meglio dire di nebbia...


Siren Blood Curse
7.5

Voto

Redazione

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Siren Blood Curse

Siren: Blood Curse ci ha dunque piacevolmente colpiti non solo grazie ad una struttura narrativa capace di fare innovazione all'interno di un genere saturo come quello dei “survival horror” ma, soprattutto, per l'atmosfera del tutto peculiare, all'interno della quale muovono i passi gli innumerevoli protagonisti delle vicende.
Ma allora cosa impedisce alla “sanguinosa maledizione” di annoverarsi tra le “killer applications” di questa generazione!? In realtà il problema é alla radice, nell'approccio con cui Toyama ha pensato, e ripensato la sua creatura. Nel tentativo di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, il game designer nipponico, finisce per non accontentare completamente ne i neofiti, non del tutto a loro agio in un universo narrativo ancora troppo poco convenzionale, ne i fan di vecchia data, i quali potranno facilmente sentirsi traditi dalla piega “action” presa da questo terzo episodio.
Detto ciò, Siren: Blood Curse é comunque un titolo che non può mancare nella ludoteca del provetto cacciatore di zombie, guadagnandosi di diritto tale posto grazie ad una filosofia di fondo unica nel suo genere, capace di farci passare sopra ad una realizzazione tecnica lontana dall'essere ineccepibile.