Slot Shots Pinball Ultimate Edition, la recensione del videogioco
Pinball FX 1 è uscito nel 2007 e dalla sua aveva Zen Studios che si è dimostrato fin da subito agguerrito a mordere il mercato con i suoi tavoli da flipper con i quali ha invaso il mondo si è tenuto anche una sorta di monopolio, nonostante abbiano fatto scelte discutibili con le ultime versioni, ma non è il caso di parlarne in questa occasione. Ecco la recensione di Slot Shots Pinball Ultimate Edition.
13 tavoli e non sentirli
L’incipit della recensione serviva a darvi una parallelo con un gioco che potrebbe essere suo diretto concorrente. Slot Shots Pinball Ultimate Edition sembra avere quel tipo di motore, ma non la fantasia e la voglia di stupire il suo pubblico. La palla d’acciaio per tradizione Zen Studios ha seguito moltissime evoluzioni dalle prime edizioni, ma tendenzialmente è sempre stata fortemente ancorata ad una scelta “arcade” poco dedita alla simulazione della pesantezza della biglia – anche se ci sono alcuni varianti ad hoc in cui hanno scelto di farla sentire molto di più – ma nel caso del gioco di questa recensione la nostra sfera ha una leggerezza che va addirittura ad essere maggiore della prima incarnazione di Pinball FX.
La fisica non deve necessariamente essere perfetta per divertire, ma è determinante anche per calcolare distanze, rilanci, rimbalzi e azioni sul campo. In questo caso gli sviluppatori non solo l’hanno tolta, ma sembra addirittura una palla di gomma piuma. La grafica scelta poi vuole essere realistica, ma con un motore grafico palesemente vecchio, con effettistica e modellazione che sembra ancorata ad una ventina di anni fa e non per un effetto retrò, ma proprio per risultare essere vecchio e basta. Perché non sfidare le retine dei giocatori con gli scintillanti effetti speciali della pixel art di FLARB LLC con XENOTILT che con un investimento certamente poco oneroso sono riusciti ad investire su un solo tavolo, un motore semplice e il risultato di creare situazioni continuamente nuove, missioni che si sovrappongono e che mantengono sempre alta la tensione del giocatore e che soprattutto rendono ogni partita unica.
In questo caso dei 13 tavoli a disposizione, solo pochissimi spiccano per qualcosa di originale e fuori dagli schemi (anche se di poco) e confesso che Super Vixel Land ha il suo perché, ma in generale i vari biomi sono o completamente spogli o pieni di strutture che visivamente si accavallano e non capite più dove si trovi la biglia perché i colori e le rampe sono tutte un po’ uguali e poco armoniche (vedi Bass Hunter).
Non si può certamente negare che sia fluido, non ci sono incertezze di alcun tipo nella rapidità in cui impartite i comandi, ma anche è anche curioso che alcune delle azioni delle sfere finiscano in strutture in cui il giocatore non vede cosa avvenga, ma che ci resti spesso per un po’ di tempo (perché??), dando un po’ quel risultato di far trovare il giocatore in una sorta di parco a tema anacronistico e abbandonato. Il mondo dei giochi indie è conscio che ci sarebbe bisogno di molti più giochi di flipper, ma devono essere fatti meglio, per quanto qualche tavolo, anche in questo caso, può offrire divertimento, dato che il costo del biglietto per portarsi a casa tutto è comunque basso e quell’intrattenimento sopra le righe, tutto sommato, lo regala.