Sly Collection

di Davide Ottagono
Possiamo infatti vedere il procione come il vero precursore di Assassin's Creed e, ovviamente, di InFamous. La sua mania di arrampicarsi dappertutto si rivela ben presto vitale per arrivare all'uscita di ogni livello. Sta di fatto che vedere l'animaletto interagire con un'enorme quantità di elementi ambientali dava le sue soddisfazioni. Magari era il contesto a non convincere più di tanto. Si trattava di una banda di ladri che, in fin dei conti, non rubava. Al massimo si infiltrava in foreste maledette o in ridenti cittadine cinesi, ma gli mancava ancora quel lampo di genialità che dagli episodi successivi in poi gli avremmo trovato.

Parliamo ovviamente di Band of Thieves. Già dal sequel, la strada che Sly avrebbe intrapreso in futuro sarebbe stata chiarissima. É cambiato quasi tutto dal capostipite e, a nostro parere, in meglio. Il trio, che ora doveva vedersela nuovamente con una minaccia dal passato, aveva abbracciato la sua vera natura: quella di malefiche canaglie. Già il prologo, ambientato in un museo del Cairo, parlava abbastanza chiaro. Infiltrarsi nelle stanze piene di allarmi e sgusciare dietro ai custodi armati sembrava una missione impossibile per chiunque. Per chiunque, ma non per Sly, che ora fa parte di un gruppo compatto come non mai.



Le loro mosse, nuovamente coordinate da un Bentley in forma più che smagliante, li portano ben presto a scontrarsi con la temibile banda Claww. É così che gli amici d'infanzia si sposteranno per varie parti del globo, dall'India a Parigi, da Praga all'Alaska, in cerca di un bottino fuori dal comune. Lo stile da platform lineare si mescola a quello più free-roaming di un qualsiasi GTA. Il risultato é uno Sly sempre affascinante, ma con vere e proprie missioni singole sparse in città totalmente esplorabili. La libertà d'azione, unita alle doti innate del protagonista, creavano un fantastico mix di vecchio e nuovo, sorprendendo in più di un'occasione per inventiva. Fu da qui che, molti anni dopo, ripartì InFamous. Un'ottima base che Sly 3 limò ulteriormente, consacrando la saga una volta per tutte e concludendola nel migliore dei modi.

Honour Among Thieves, tassello finale della produzione, é in un certo senso il capitolo più oscuro della serie. E non parliamo certo delle ambientazioni, sempre ispiratissime e (per la prima volta) luminose, ma della trama vera e propria. Mai come ora si scaverà a fondo nel cuore dei personaggi, nella loro fedeltà verso gli amici, nel criptico passato della famiglia dei Cooper. Nonostante la base rimanga la stessa, con incarichi a sé stante immersi in aree aperte, la principale innovazione stava in una maggiore varietà. Considerate che il numero dei componenti della banda lievita esponenzialmente: rimarrete sicuramente stregati dai compiti tutti diversi tra loro. Si passerà dalla guida di macchinine telecomandate a quella di veri e propri aerei da battaglia, da gare ad insulti in stile Monkey Island a contest di canto, dalla scalata di “mostri” giganti a sezioni subacquee. Non c'é mai modo di annoiarsi e, nonostante il gioco duri un pelo in meno rispetto al secondo, si avrà sempre un motivo per restare incollati alla TV fino all'inatteso finale.

Sebbene parliamo di una saga vecchia praticamente un decennio, il cambio generazionale non l'ha per nulla affossata. Il lavoro svolto nella rimasterizzazione é epocale: qualche texture slavata non nega a Sly una certa magnificenza grafica anche nel nuovo millennio. Fluida, piena di stile e ancora bella da vedere, la Sly Trilogy riesce ad appagare visivamente anche chi si avvicina alla saga per la prima volta. Tra le altre aggiunte, segnaliamo il supporto al Move, con tanto di minigiochi esclusivi annessi per divertirsi in compagnia.