Smash Court Tennis Pro Tournament

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru

Inutile dire che per quel che concerne le simulazioni tennistiche, la serie Virtua Tennis apparsa sull'ormai semi scomparso Dreamcast, possa essere considerata una delle poche perle in un mare ricco di titoli non troppo esaltanti: prima infatti dell'uscita del capolavoro Sega, i titoli tennistici non avevano mai raggiunto un simile livello qualitativo, tant'è che il mercato in un certo senso stagnava e non riusciva a proporre la simulazione definitiva.

Quello di cui mi accingo a parlarvi, non è la conversione del titolo Sega per la consola Sony, bensì Smash Court Tennis, gioco targato Namco arrivato al terzo capitolo di una serie caratterizzata da una giocabilità tipicamente arcade, che cercherà di arricchire una categoria di giochi che su PS2 contava i titoli sulle dita di una mano monca.

Inevitabile un breve excursus storico per erudirvi sui due predecessori: Smash Court Tennis, e Smash Court Tennis 2 (conosciuto in Europa col titolo di Anna Kournikova's Tennis). Questi due titoli, entrambi usciti sulla ormai obsoleta Playstation si differenziavano da tutti gli altri giochi tennistici per impostazione e stile grafico. Mentre infatti tutti gli altri tennis-game proponevano le reali fattezze dei giocatori e un'impostazione più simulativa (se realmente si può parlare di simulazioni tennistiche), la serie NAMCO si distingueva per una spiccata impostazione di tipo arcade, ma soprattutto per uno stile grafico cartoonoso, con coloratissimi campi di gioco dalle ambientazioni più disparate (la strada, l'acquario, la piscina) e con personaggi deformed, con la testa sproporzionata rispetto al resto del corpo al fine di un risultato finale davvero simpatico e delizioso da vedere. E
Furono infatti questi due fattori, uniti ad una giocabilità d'altri tempi a sancirne il successo e ad incoronarlo come miglior gioco di tennis su Psone.



Ora, a diversi anni di distanza, questo terzo capitolo della serie cambia in un certo senso rotta, per approdare su lidi differenti: innanzitutto bisogna dire che il reparto grafico si è rivoluzionato; lo stile cartoonoso è stato soppiantato e sostituito da delle ricostruzioni reali dei vari campioni, nonché dalle ricostruzioni fedeli di ambientazioni realmente esistenti.

Purtroppo però in quanto a realizzazione tecnica, forse sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa in più, visto che la ricostruzione dei vari player è a tratti altalenante. Questi infatti, per un certo verso propongono un numero di poligoni esiguo (Pete Sampras assomiglia più a Tom Hanks), da un altro offrono delle animazioni davvero soddisfacenti. Il merito di ciò va dato al motion capture, che per l'occasione è stato utilizzato in maniera egregia dai programmatori, ma non finisce qua. I vari player infatti sono differenziati uno dall'altro da differenti routine d'intelligenza, tant'è che ognuno propone un particolare stile di gioco che lo contraddistingue (fedele alla controparte reale), nonché le movenze tipiche del tennista:
un realismo che trasuda quindi a ogni passo del giocatore.