Sniper: Ghost Warrior 2

di Massimiliano Balistreri
Il panorama videoludico attuale é letteralmente intasato di titoli a sfondo bellico. Tra produzioni AAA come Call of Duty e Battlefield a farla da padrone ed uscite certamente meno ecclatanti ma pur sempre valide, milioni di affezionati del genere hanno, di fatto, l'imbarazzo della scelta.
In un contesto del genere cerca di inserirsi un titolo decisamente più specifico come Sniper: Ghost Warrior 2. Un gioco ovviamente dal budget decisamente più limitato rispetto ai 2 citati poco sopra ma non per questo, quantomeno sulla carta, condannato a fallire miseramente il suo scopo di immedesimarci in una delle figure più carismatiche di ogni contesto bellico: il cecchino.



Alzi la mano chi tra voi giocando ad un qualsivoglia simulatore bellico non abbia sgomitato per impersonare l'affascinante ruolo del fantasma nascosto tra la vegetazione, che colpisce da centinaia di metri di distanza, senza neppure essere visto.
Sulla carta Sniper: Ghost Warrior 2 rappresenta un'esperienza molto interessante, dandoci la possibilità di concentrare la nostra azione bellica tutta intorno a questa figura leggendaria, ma purtroppo non ci riesce nel migliore dei mondi, creando di fatto un'esperienza poco ispirata dal punto di vista narrativo, caratterizzata da ben poca varietà e molte situazioni già viste in altri giochi. A questo si aggiunge il fatto che ben poco viene lasciato allo spirito di iniziativa del giocatore, visto che ogni singola azione, sia essa andare in copertura, far fuoco o spostarsi, viene indicata dal gioco senza lasciare grande libertà di movimento nel portare a termine le missioni secondo pattern differenziati.
Teoricamente, il gioco offrirebbe anche alcuni aspetti di un approccio avanzato allo sniping, permettendo nell'esecuzione dei vostri tiri di tenere conto di parametri quali il vento e la differenza di piano tra la vostra posizione e quella del bersaglio. Il problema, però, é che la teoria si scontra purtroppo con la pratica, visto che si avrà sempre la non piacevole sensazione di far fuoco su dei manichini senza vita e senza intelligenza artificiale, coadiuvati come se non bastasse in tutto e per tutto dagli NPC che vi circondano in ogni momento e che solo ci manca che sparino al posto vostro.


Questa estrema linearità si manifesta di fatto nella mancanza di possibilità per il giocatore di poter portare a termine la missione in modi diversi, minando ovviamente la rigiocabilità in single player. Quando riuscirete a portare un buon colpo vedrete una specie di sequenza al rallentatore, in perfetto stile bullet time, che vi mostrerà il vostro proiettile andare a segno sul bersaglio. Non vedrete nulla di particolarmente violento o coreografico, visto che il gioco non prevede decapitazioni e smembramenti, semplicemente l'oggetto del vostro tiro si accascerà al suolo, il che alla lunga potrebbe risultare ripetitivo e poco gratificante, quantomeno per coloro che si immedesimano a pieno nel ruolo delineato dal gioco.
Se la modalità single player non soddisfa appieno a causa della troppa linearità e della IA degli antagonisti fin troppo elementare, purtroppo quella multiplayer non contribuisce in maniera drammatica a risollevare le sorti di un titolo che fa della mediocrità il suo carattere distintivo. Solo una modalità ed un paio di mappe rappresentano davvero poca cosa. La modalità nella fattispecie é un Team Deathmatch, nel quale due squadre (ciascuna delle quali é formata da un numero variabile di cecchini fino ad un massimo di 6) si affrontano in una sfida ad eliminazione. Il problema fondamentalmente nasce dalla natura dell'azione bellica del cecchino: il senso del cecchino si manifesta allorché i suoi avversari sono soldati in movimento che magari stanno portando attacchi ad altri soldati o sabotando mezzi ed impiantando bombe. Una sfida di cecchini contro cecchini, invece, rischia di diventare parecchio noiosa, facendovi passare interminabili minuti soltanto ad attendere che qualcuno degli avversari si muova, o sbagli un colpo, facendovi quindi capire dove si trova nascosto.



Dal punto di vista grafico Sniper: Ghost Warrior 2 utilizza una versione del Cry engine 3 scalata su Xbox 360 e non manca di mostrare tutti i limiti dei motori di nuova generazione quando vengono adattati alle console della generazione uscente. Si nota in generale una scarsa cura per il dettaglio, con alberi e altri elementi ambientali troppo bidimensionali per sembrare realistici. Alcune situazioni sono rese meglio ma in generale l'aspetto grafico con colpisce e non convince appieno, mostrando anche il fianco a parecchi difetti di bad clipping dello scenario, in particolare zoomando nel mirino da cecchino su alcune zone del paesaggio in cui individuare i vostri bersagli.