SOCOM Special Forces
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Ai tempi di PS2, quando l'organizzazione dell'online di Sony era ancora una realtà lontana, c'era un nome che riusciva a stagliarsi tra i contendenti (invero molto pochi, al tempo). Questo era Socom. Il Live di Microsoft era diventato il nuovo standard delle console, e la saga di Socom era proprio l'unico baluardo della casa giapponese ad avvicinarsi - anche se nei limiti della console - a nomi sacri del calibro di Halo. Cambio di generazione, cambio di panorama. I brand preferiti dal pubblico ormai sono altri; tra nuovi franchise e graditi ritorni, dà sempre un senso di nostalgia ritrovarsi davanti a piccole perle che hanno segnato un'epoca ormai scomparsa. Dopo il flop di Confrontation e la semi-delusione di MAG (solo quest'ultimo sviluppato dai Zipper, però), é tornato il momento in cui Socom fosse ri-accudito dai genitori originali. Che finalmente sia l'ora della rivalsa?
Nonostante sia palese che Forze Speciali, quarto capitolo del filone ufficiale, punti maggiormente all'online, é giusto far notare come siano presenti anche varie opzioni per il giocatore singolo. Per un motivo o per un altro, si parte sempre prevenuti che un titolo pensato per il multigiocatore debba avere per forza una campagna “riempitiva”. Forze Speciali, almeno in parte, riesce a distinguersi. La sceneggiatura di base, però, é quanto di più classico si possa trovare nel genere. Un gruppo di ribelli coreani, guidati da un misterioso leader, punta a rivoltare il governo. Nei panni di un ufficiale della NATO, perennemente accompagnato da almeno due spalle, dovremo far luce sulle vere intenzioni di questi terroristi, catapultandoci direttamente nel loro territorio. La missione si rivela presto più complessa del previsto, con capi militari che si vendono ai nemici, un piano di fondo che prevede il crollo dell'economia mondiale ed un protagonista che sembra nascondere più di una macchia nera nel proprio curriculum. Piuttosto classico, ma i numerosi filmati e l'ottima regia riescono comunque a far sorvolare sulla sensazione di già visto, fino a sfociare in un finale spiazzante e con qualche colpo di scena.
Il gameplay alla base é anch'esso ultra-collaudato, con visuale da sopra la spalla e solito sistema di copertura, ma considerare Socom 4 un normale TPS é sbagliato. Anche alle difficoltà più basse, infatti, si muore con un soffio. Caricare a testa bassa verso le linee nemiche si traduce quasi sempre in un Game Over, pur con le dovute precauzioni. Fin dall'inizio é chiaro che la presenza dei compagni di squadra non sia una semplice scelta di copione, e che quindi dovremo muoverci in perfetta simbiosi con loro per avere la meglio sui ribelli più con l'astuzia che con la forza bruta. Non aspettatevi chissà quale profondità tattica, ma il giusto necessario perché l'avventura richieda un pizzico di strategia senza mai risultare eccessivamente pesante. Il sistema generale ricorda molto quello di Hell's Highway, l'ultimo Brothers in Arms, tanto per citarvi l'esempio più recente.
Con le frecce direzionali potremo ordinare di tutto, dallo spostamento di uno o dell'altro team verso un riparo preciso al raggruppamento. Una volta appresi i comandi principali, starà al giocatore impegnarsi ulteriormente nell'approfondire le sue conoscenze. I tasti totali sono praticamente tre, ma allo stesso tempo aprono uno spaventoso universo di azioni correlate: potremo ordinare agli amici di acquattarsi, di muoversi velocemente, di tenere un nemico sottotiro fino a nuovo comando, di annullare l'azione in corso, di concentrare il fuoco su una pattuglia precisa e così via. Saranno i diversi tempismi di pressione a stabilire i conseguenti comportamenti dell'IA, anche se non sarà facile raccapezzarsi fin da subito.
Le arene concedono sempre abbastanza libertà di interpretazione. Il giocatore più navigato potrebbe capire fin da subito come posizionare furtivamente i propri uomini in modo che possano cogliere i nemici in un fuoco incrociato, mentre quello più “ignorantello” potrebbe benissimo scalare al minimo la difficoltà per tentare di re-interpretarlo come un banale sparatutto, togliendogli però uno dei suoi principali pregi. Anche le sporadiche sezioni stealth contribuiscono ad affaticare mentalmente l'acquirente, con impegnative missioni di infiltrazione degne del miglior sam Fisher. In generale, però, si ha spesso l'impressione di avere un solido gameplay senza un contorno all'altezza. La campagna manca di varietà (complici anche i pochissimi script) o di una qualunque variazione alla regola, graficamente - direzione artistica a parte - é piuttosto scarno e l'IA alleata non sempre si comporta al meglio, soprattutto se le viene lasciata “carta bianca”. La brevità é il neo più grande, come spesso accade in lavori simili: massimo 6 le ore richieste per arrivare ai titoli di coda. Fortunatamente, la rigiocabilità é abbastanza elevata, tra documenti segreti da scovare, statistiche da perfezionare, armamentario da potenziare ed una goduriosa difficoltà sbloccabile in cui cimentarsi.
Il gameplay rimane perfettamente invariato con il passaggio al multigiocatore, dal sistema di ripari alla progressione delle armi. Il numero di mappe é elevato, mentre l'ottima differenziazione delle modalità promette di non tediare troppo in fretta. Alla fine siamo di fronte ad uno sparatutto online piuttosto classico, basato più sull'abilità del giocatore che sulla libertà tattica. Ovviamente, spegnere il cervello non si rivelerà un'opzione furba in tutti i tipi di match, ma la composizione delle mappe e l'assenza di veicoli rende Forze speciali più un Gears of War che un Socom vero e proprio, premiando maggiormente il giocatore con una buona mira rispetto a quello più tattico. Le partite ospitano un massimo di 32 giocatori: i server si contraddistinguono per incredibile stabilità (ma del resto, dopo MAG, tutto é possibile), e al contempo il sistema di crescita del personaggio ci accompagna per tutta la carriera in rete, sorretto dalla solita mania per il collezionismo di medagliette virtuali. Oltre al solito (ed efficiente, dobbiamo dirlo) matchmaking, citiamo la possibilità di creare partite personalizzate per mezzo di una caterva di mini-opzioni. Insomma, potrete creare match per tutti i gusti, anche per i palati più hardcore, grazie all'apposita modalità “classica”. Presenti anche arene “da svuotare” in compagnia di amici, anche se manca il supporto locale.
Nonostante sia palese che Forze Speciali, quarto capitolo del filone ufficiale, punti maggiormente all'online, é giusto far notare come siano presenti anche varie opzioni per il giocatore singolo. Per un motivo o per un altro, si parte sempre prevenuti che un titolo pensato per il multigiocatore debba avere per forza una campagna “riempitiva”. Forze Speciali, almeno in parte, riesce a distinguersi. La sceneggiatura di base, però, é quanto di più classico si possa trovare nel genere. Un gruppo di ribelli coreani, guidati da un misterioso leader, punta a rivoltare il governo. Nei panni di un ufficiale della NATO, perennemente accompagnato da almeno due spalle, dovremo far luce sulle vere intenzioni di questi terroristi, catapultandoci direttamente nel loro territorio. La missione si rivela presto più complessa del previsto, con capi militari che si vendono ai nemici, un piano di fondo che prevede il crollo dell'economia mondiale ed un protagonista che sembra nascondere più di una macchia nera nel proprio curriculum. Piuttosto classico, ma i numerosi filmati e l'ottima regia riescono comunque a far sorvolare sulla sensazione di già visto, fino a sfociare in un finale spiazzante e con qualche colpo di scena.
Il gameplay alla base é anch'esso ultra-collaudato, con visuale da sopra la spalla e solito sistema di copertura, ma considerare Socom 4 un normale TPS é sbagliato. Anche alle difficoltà più basse, infatti, si muore con un soffio. Caricare a testa bassa verso le linee nemiche si traduce quasi sempre in un Game Over, pur con le dovute precauzioni. Fin dall'inizio é chiaro che la presenza dei compagni di squadra non sia una semplice scelta di copione, e che quindi dovremo muoverci in perfetta simbiosi con loro per avere la meglio sui ribelli più con l'astuzia che con la forza bruta. Non aspettatevi chissà quale profondità tattica, ma il giusto necessario perché l'avventura richieda un pizzico di strategia senza mai risultare eccessivamente pesante. Il sistema generale ricorda molto quello di Hell's Highway, l'ultimo Brothers in Arms, tanto per citarvi l'esempio più recente.
Con le frecce direzionali potremo ordinare di tutto, dallo spostamento di uno o dell'altro team verso un riparo preciso al raggruppamento. Una volta appresi i comandi principali, starà al giocatore impegnarsi ulteriormente nell'approfondire le sue conoscenze. I tasti totali sono praticamente tre, ma allo stesso tempo aprono uno spaventoso universo di azioni correlate: potremo ordinare agli amici di acquattarsi, di muoversi velocemente, di tenere un nemico sottotiro fino a nuovo comando, di annullare l'azione in corso, di concentrare il fuoco su una pattuglia precisa e così via. Saranno i diversi tempismi di pressione a stabilire i conseguenti comportamenti dell'IA, anche se non sarà facile raccapezzarsi fin da subito.
Le arene concedono sempre abbastanza libertà di interpretazione. Il giocatore più navigato potrebbe capire fin da subito come posizionare furtivamente i propri uomini in modo che possano cogliere i nemici in un fuoco incrociato, mentre quello più “ignorantello” potrebbe benissimo scalare al minimo la difficoltà per tentare di re-interpretarlo come un banale sparatutto, togliendogli però uno dei suoi principali pregi. Anche le sporadiche sezioni stealth contribuiscono ad affaticare mentalmente l'acquirente, con impegnative missioni di infiltrazione degne del miglior sam Fisher. In generale, però, si ha spesso l'impressione di avere un solido gameplay senza un contorno all'altezza. La campagna manca di varietà (complici anche i pochissimi script) o di una qualunque variazione alla regola, graficamente - direzione artistica a parte - é piuttosto scarno e l'IA alleata non sempre si comporta al meglio, soprattutto se le viene lasciata “carta bianca”. La brevità é il neo più grande, come spesso accade in lavori simili: massimo 6 le ore richieste per arrivare ai titoli di coda. Fortunatamente, la rigiocabilità é abbastanza elevata, tra documenti segreti da scovare, statistiche da perfezionare, armamentario da potenziare ed una goduriosa difficoltà sbloccabile in cui cimentarsi.
Il gameplay rimane perfettamente invariato con il passaggio al multigiocatore, dal sistema di ripari alla progressione delle armi. Il numero di mappe é elevato, mentre l'ottima differenziazione delle modalità promette di non tediare troppo in fretta. Alla fine siamo di fronte ad uno sparatutto online piuttosto classico, basato più sull'abilità del giocatore che sulla libertà tattica. Ovviamente, spegnere il cervello non si rivelerà un'opzione furba in tutti i tipi di match, ma la composizione delle mappe e l'assenza di veicoli rende Forze speciali più un Gears of War che un Socom vero e proprio, premiando maggiormente il giocatore con una buona mira rispetto a quello più tattico. Le partite ospitano un massimo di 32 giocatori: i server si contraddistinguono per incredibile stabilità (ma del resto, dopo MAG, tutto é possibile), e al contempo il sistema di crescita del personaggio ci accompagna per tutta la carriera in rete, sorretto dalla solita mania per il collezionismo di medagliette virtuali. Oltre al solito (ed efficiente, dobbiamo dirlo) matchmaking, citiamo la possibilità di creare partite personalizzate per mezzo di una caterva di mini-opzioni. Insomma, potrete creare match per tutti i gusti, anche per i palati più hardcore, grazie all'apposita modalità “classica”. Presenti anche arene “da svuotare” in compagnia di amici, anche se manca il supporto locale.