Sophie: The Echoes, un survival horror da dimenticare
Certi giochi non dovrebbero vedere la luce, non in queste condizioni
Ci sono giochi che a un primo sguardo incuriosiscono, persino al netto di limitazioni (in genere grafiche) evidenti anche solo da un trailer o alcuni screen. Si pensa che nonostante tutto una possibilità gliela si possa dare, che potrebbero nascondere un'esperienza forse non memorabile ma comunque piacevole. Di fatto esistono e personalmente ne ho anche trovati, cosa che tuttavia non si può dire per Sophie: The Echoes, opera prima di Working Game Studio che fin dai primissimi minuti risulta un'esperienza terribile e da cui stare alla larga.
Sophie: The Echoes - Il podcast
Le premesse narrative potevano anche essere interessanti, seppur non inedite: protagonista è una professoressa universitaria, moglie e madre, che non si fermerà davanti a niente per trovare suo marito e suo figlio scomparsi. Persino affrontare unità paramilitari e creature d'incubo, il tutto attraverso paesaggi distorti lungo i quali si celano i segreti custoditi dalla storia della sua famiglia. Chiudendo dunque un occhio sul fatto che una donna comunque possa e riesca a tenere testa a personale militare addestrato, l'incipit sembrava in ogni caso promettere qualcosa. Se nel bene o nel male, sarebbe toccato a noi scoprirlo.
Una volta avviato, però, sono emersi tanti di quei problemi da far sospettare che il gioco non sia stato testato nemmeno una volta. I bug si sono susseguiti ininterrotti e variavano persino da partita a partita: la musica a volte scompariva di colpo, non si potevano raccogliere le armi né per la prima volta né per ottenere caricatori aggiuntivi, ricaricando l'arma a volte l'indicatore dei proiettili veniva a mancare dall'interfaccia, il danno ai nemici variava su base completamente casuale (se colpito alla testa, un nemico poteva morire dopo uno come tre proiettili), l'uso del grimaldello era altrettanto inspiegabile e in certe occasioni glitchava andando a moltiplicarsi sullo schermo durante l'uso… Insomma, un pasticcio incredibile di cui vi ho citato una minima parte, in termini di bug, che rende difficile capire come sia stato possibile metterlo in vendita - e questo solo per quanto riguarda problemi tecnici di ogni possibile natura.
Se andiamo a vedere il gameplay, c'è da mettersi ugualmente le mani nei capelli. Raramente mi è capitato di vedere un'accozzaglia di meccaniche mal pensate e combinate assieme, dalla corsa di Sophie al sistema di puntamento, alla totale assenza di feedback per quanto riguarda i colpi ricevuti o inferti, fino alla più che discutibile idea di associare salto e interazione allo stesso pulsante - non è certo l'unico gioco a farlo ma proprio perché esistono molteplici esempi discutibili in tal senso, mi sorprende trovare chi ancora fa queste associazioni. Potrei soffermarmi a parlare anche del pessimo posizionamento dei nemici in relazione all'ambiente, della logica assurda per cui Sophie possa arrampicarsi su qualsiasi cosa (nel mio caso, mentre cercavo di fuggire da un gruppo di creature lungo un corridoio si è arrampicata su un supporto flebo), ma credo sia piuttosto evidente che niente sia stato davvero ragionato nel dare vita al gioco.
La sensazione è che siano state prese le più disparate meccaniche, tra stealth e azione, per combinarle assieme in modo disomogeneo con il risultato di avere un'esperienza ludicamente ingestibile, che tale sarebbe rimasta anche senza la quantità enorme di bug. Poi certo, questi non migliorano il quadro generale ma è evidente come Sophie: The Echoes sia al più la bozza di un progetto che non un gioco vero e proprio. Forse un anno in più di lavoro potrebbe portarlo a un livello sufficiente ma andrebbe comunque rivisto dalle fondamenta perché non c'è un solo aspetto che funzioni.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Sophie: The Echoes, un survival horror da dimenticare
Terribile sotto ogni punto di vista, da quello estetico al gameplay passando al lato tecnico tra prestazioni e quantità incalcolabile di glitch e bug, Sophie: The Echoes è l'idea di un gioco più che un'esperienza completa in sé. Il team di sviluppo dovrebbe riprenderlo in mano e come minimo dedicarvisi un altro anno: nel frattempo, è assolutamente da evitare.