Soul Calibur: Broken Destiny

di Tommaso Alisonno
Cominciando a giocare, però, ci si trova al cospetto di una mancanza ben più grave: la modalità “Arcade”. Non volendo inserire il gioco nella Storyline di SC, gli sviluppatori hanno deciso di non mettere le consuete “storielle” dei personaggi col relativo finale - difatti tutti i lottatori sono immediatamente disponibili e non c'é nulla da “sbloccare” se non gli elementi dell'editor. Ciò che più vi si avvicina é la modalità Sfida, suddivisa in Attacco, Difesa e Infinita, in cui vi troverete a contrastare rispettivamente cinque, otto o infiniti lottatori successivi, cercando di superarne il maggior numero possibile con la difficoltà che sale ad ogni scontro. Ma anche completando le prime due, non aspettatevi niente di più “appagante” di una scritta “Congratulazioni” al centro dello schermo.



In effetti, nell'idea degli sviluppatori, la modalità principale del gioco in singolo é la “Guanto di sfida”, che narra le vicende di un gruppo di guerrieri, capitanato da Hilde, di cui il giocatore entrerà a fare parte. Le prime prove a cui si é sottoposti in questa modalità avranno l'aria di una sorta di tutorial, perché faranno esplorare volta per volta i vari tipi di attacchi e di parate. In seguito però si scopre che la modalità segue questo concept per tutta la sua durata: ogni missione é suddivisa in una serie di “assalti” da parte dell'avversario, e il giocatore deve esclusivamente difendersi per pochissimi secondi fino a colpire sfruttando eventuali aperture. Tutto così: trentaquattro capitoli con due-quattro missioni ciascuno, ed anche se poi le missioni sono rigiocabili per cercare di superare gli assalti “successivi”, niente ci toglie dalla testa che ricorda molto più un allenamento intensivo che non una battaglia vera e propria - una sorta di proemio ad un robusto MultiPlayer che, come vedremo poi, non c'é.



L'ultima modalità per il giocatore singolo é la “Partita Rapida”, con cui il gioco simula per così dire una lobby online: da un elenco di lottatori potremo scegliere l'avversario, valutandone l'ipotetica forza vedendo il numero di vittorie e sconfitte che ha conseguito. Una volta sconfittolo, potremo fregiarci contro altri giocatori dello stesso titolo di cui si fregiava lui. Altri giocatori, però, che potremo affrontare esclusivamente in connessione ad-hoc: non é disponibile un servizio online. Arrivati a questo punto ci si chiede anche quanto possa essere appagante il variegato editor di personaggi, quando é quasi impossibile mostrare le proprie creazioni agli altri; tra l'altro, l'editor é solo estetico, con persino le varie armi che differiscono solo per la forma: manca totalmente qualsiasi elemento di RPG.

Concludendo, ci guarderemmo bene dal definire questo Soul Calibur Broken Destiny come un gioco brutto o deludente: la pregevolezza tecnica, sia intesa come “realizzazione” sia intesa come “completezza nei combattimenti”, é a dir poco egregia, ed é auspicabile che possa essere presa come punto di riferimento per lavori futuri, non solo su PSP. Le modalità proposte per il singolo non sono affatto male: l'idea di un allenamento intensivo é accattivante, le Sfide sono piuttosto complesse, l'emulazione di una lobby é ben fatta (riesce addirittura a imitare i giocatori Lamer che utilizzano ripetutamente le tecniche apparentemente più sbilanciate) e l'editor ricco.

Sarebbe bastato “tanto così” in più per farne un capolavoro, e quel “tanto così” risponde al nome di “modalità Arcade classica”, qualcosa insomma che spinga a giocarlo e rigiocarlo con tutti i personaggi, ottenendo volta per volta dei risultati appaganti. Da questo punto di vista, la mancanza del MultiPlayer online é una carenza secondaria. A prescindere, il gioco é un Must Have per gli appassionati di picchiaduro in generale e di Soul Calibur in particolare, ma i neofiti probabilmente preferiranno qualcosa di più semplice ed appagante...

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