Space Channel 5 Part 2
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Se nel primo episodio i fondali erano in Full Motion Video, stavolta tutti gli scenari e gli ambienti sono realizzati in 3D in tempo reale. Da questo punto di vista il lavoro svolto dai programmatori non è certo encomiabile: sprazzi di superficialità si notano in più punti, benché tutto l'engine grafico si muova senza problemi o rallentamenti di sorta. Intanto il numero di poligoni non è elevatissimo, inoltre le texture non spiccano certo per qualità, tanto che anche la protagonista non è aggraziata, rotondeggiante e ben modellata come dovrebbe essere. Il risultato evidenzia una cubettosità e una spigolosità che pensavamo di esserci lasciati alle spalle col passaggio ai 128 bit, ma che in questo gioco ritornano prepotentemente alla ribalta. Discorso a parte va fatto in relazione alle animazioni, semplicemente magnifiche. Va comunque apprezzato tutto questo tram tram di musica e colori, capace di mostrare balletti divertenti, simpatici e scenograficamente perfetti, che non hanno nulla da invidiare a scene dei più famosi musical.
Graficamente però manca qualcosa: manca qualche tocco di esibizionismo, le classiche trovate anche superflue che altro non fanno se non migliorare la cosmesi visiva del gioco. Una tiratina a lucido alle texture non avrebbe di certo fatto male, ma anche una cura maggiore nella realizzazione dei personaggi, troppo spigolosi e composti da un poligon count esiguo, avrebbe di certo giovato al reparto grafico. Un aspetto tecnico che da una parte premia il design, un mix tra futuristico e anni 60, ma che dall'altra a livello qualitativo rimane su livelli poco più che sufficienti.
Moderna e retrò...
No, non stiamo parlando di un'auto la cui pubblicità ha recentemente invaso i teleschermi, ma dell'atmosfera che si respira in questo gioco. L'ambientazione è infatti tipicamente futuristica, e si riscontra la presenza di tecnologiche postazioni, aerei e aeronavette avveniristiche, robot, Skyjet, androidi e quant'altro. Tuttavia i personaggi sono vestiti con un tipico abbigliamento anni '60. la nostra Ulalà oltre ad un classico taglio anni'60 color rosa shocking, sfoggia abitini e minigonne e zeppe tipici di quegli anni, e forse, un po' rivisitati in chiave futuristica.
I will never ever run away...
Le canzoni sono a tema, nulla da eccepire per le musichette, anche se manca il motivetto mitico, per intenderci quello da fischiettare mentre si va dal salumiere o che ti rimane in testa nei momenti di noia. Proprio pensando a questo aspetto bisogna ricordare un vero e proprio capolavoro uscito alcuni anni addietro per l'ormai defunta Psone che con la sua colonna sonora scolpì una pagina importante e fece salire alla ribalta il genere dei music/rythm games: ovviamente sto parlando di Bust a Groove. Ecco, pur essendo costituito da una buona colonna sonora, i motivetti e le canzoni difficilmente si imprimeranno nella nostra mente.
E' comunque il sonoro il vero protagonista, per forza di cose il reparto più curato, ma è quel che scaturisce dal connubio audio-visivo che crea l'atmosfera che Space Channel 5 offre a mani bucate.
Rez ci aveva impressionato per il suo astrattismo, Space Channel per la carica di simpatia che è in grado di offrire, o forse solo per la particolarità del titolo stesso. Le musiche coinvolgenti, i ritmi incalzanti, il lasciarsi trasportare dalla melodia, sono questi i punti di forza di un gioco che si basa su un gameplay semplice (ormai anche datato).
Purtroppo però il lavoro svolto dal team di Mizuguchi non è esente da pecche. Il rammarico per la mancanza di originalità in un prodotto da cui ci si aspettava una svolta, lo abbiamo già esternato nel commento. A occhio più critico, vanno aggiunte varie pecche. In primis trova posto la ripetitività: il fulcro del gioco non è altro che quello di premere 6 tasti in sequenza, ma è appunto la ripetizione di alcune scene per parecchie volte che causa depressione. Difficoltà elevata quindi, ma anche longevità ridotta ai minimi termini visto che i livelli totali sono cinque, una vera miseria per quanto ognuno sia ben curato e ottimamente realizzato. In definitiva un gioco non certo indirizzato agli hardocore gamers, ma sempre d'effetto per la vostra softeca.
Space Channel 5 Part 2
Space Channel 5 Part 2
Ti aspetti l'innovazione, la novità. Invece, proprio chi è stato capace di ridisegnare un genere, di dargli nuova linfa vitale, va a fallire miseramente. Stiamo parlando di Tezuya Mizuguchi, la geniale mente che sta dietro a progetti quali Sega Rally, Space Channel 5 e il psichedelico Rez. Se con l'astrattismo e l'ipnotismo di quest'ultimo era riuscito a far diventare il videogioco "arte", non si può dire lo stesso di Space Channel 5 part 2, dove la sua impronta si fa sentire in modo molto flebile, dove le novità e il saper uscire dagli schemi, o saperli solamente ridisegnare, costanti che hanno sempre caratterizzato le sue opere, qua non si notano affatto. La delusione è tanta. Perché quando Miyamoto non fa il "Miyamoto", o Yu Suzuki non fa il "Yu Suzuki", allora bisogna aspettare qualcun altro, e quando anche mister Mizuguchi non fa il ruolo di se stesso, allora qualcosa non va. Space Channel 5 part 2 è un gioco discreto, per carità, che ben sfrutta la caratterizzazione dei personaggi oltre a un'ottimo ritmo fornito da musiche di ottima fattura, tuttavia rappresenta una delusione, perché da una simile mente, madre di vere e proprie pietre miliari della storia dei videogames, ci si doveva aspettare ben altro. E' inutile ripeterlo, ma la non eccelsa longevità del titolo e la grafica non all'altezza di una produzione PS2 fanno piombare questo gioco nel settore dei "poteva essere ma ahimè non è stato". Per farsi perdonare e per confermare la stima che abbiamo in lui mister Mizuguchi dovrà fare un gioco nuovo del tutto, non solo per un quarto. E intanto noi aspettiamo...