Spec Ops: The Line
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Impegnati nella continua ricerca di infarcire la propria creatura di messaggi subliminali o del classico perbenismo tutto americano, il team di sviluppo di Spec Ops si é forse dimenticato di porre attenzione alla cosa più importante di tutte: il gioco stesso. Ecco il vero problema dell'ultimo nato di casa Take 2. Se, così come dichiarato dagli stessi sviluppatori, il gioco punta maggiormente sul versante sentimentale/umano della guerra (meglio, perché su tutti gli altri fronti perde senza troppe possibilità di recupero) ben poco si é fatto per rendere quantomeno godibile un titolo che si impegna ai minimi termini per cercare di andare oltre il classico “pippone” tutto stelle e strisce.
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Ovviamente non vi vogliamo rovinare nulla sui contenuti che troverete in Spec Ops e ci limiteremo a dire che l'avventura si svolgerà attorno alla figura di tre eroi (?) inviati in quel di Dubai allo scopo di indagare su un misterioso segnale di soccorso lanciato dal comandante del 33 battaglione, incaricato ad aiutare la popolazione nell'evacuazione della città dopo che delle incredibili tempeste di hanno praticamente inghiottito città e abitanti. Ovviamente però in ogni intrigo “made in USA” che si rispetti, non possono mancare le ingerenze della CIA, il che vi porterà a scoprire inaspettati retroscena sicuramente ben congegnati. Il problema di Spec Ops non é quindi nel background, o nella capacità di tenere il giocatore sul filo (narrativo) del rasoio.
Ma se, lo ribadiamo, il versante concettuale/narrativo del gioco pare funzionare, altrettanto non possiamo dire sull'impianto di gioco “pad alla mano”. Spec Ops si presenta, ma sicuramente avrete già visto le foto a corredo dell'articolo, come uno shooter in terza persona che spinge come un dannato sul pedale della violenza e sulla presenza quasi continua di situazioni piuttosto forti. Una violenza non gratuita, comunque, perché il fulcro del gioco vuole prendere in esame il costante distacco dalla realtà di soldati e graduati coinvolti nei conflitti bellici.
Un obbiettivo raggiunto, soprattutto sul finale del gioco, ma che ha il difetto di essere davvero poco "empatico" nei confronti di chi, pad alla mano, si ritrova a combattere furiosamente per ore (dalle sei alle otto, per la cronaca) per poi riscoprirsi "uomo" nel corso degli ultimi istanti di gioco. Certo, le scelte morali da compiere nel corso dell'avventura posso aiutare a delineare i propri principi etici ma ancora una volta Spec Ops non riesce a far immedesimare a tal punto il giocatore da renderlo veramente partecipe di quello che accade sullo schermo. Eppure gli sviluppatori infatti non si sono certo fatti pregare nel presentare senza troppe autocensure gli orrori della guerra moderna, con un ampio utilizzo di armi non esattamente convenzionali (come quelle al fosforo, per esempio) e i terrificanti effetti sulla popolazione inerme.
Così come non si sono tirati indietro nel far percorrere ai nostri protagonisti sterminate fosse comuni ricolme di corpi mutilati e orrendamente ustionati. Peccato però che tutto questo si innesti all'interno di un sistema di gioco deficitario, che risente di una intelligenza artificiale incoerente e che é incapace di mantenere alto il valore del messaggio (posto che ci sia, benintesi) all'interno di un gameplay che si dimostra fallace in quelli che invece dovrebbero essere i suoi punti di forza. Primo fra tutti un sistema di coperture che cerca di ripetere in tutto e per tutto quanto fatto da maestri come Gears of War, dimostrando però di aver probabilmente saltato qualche lezione. Non sarà difficile, infatti, trovare il vostro personaggio praticamente inerme davanti ai colpi avversari mentre voi pigiate furiosamente sul tasto A del pad per convincere il vostro alter ego a trovare rifugio dal fuoco nemico, così come, al contrario, capiterà di essere "calamitati" ad un riparo anche se il vostro intento era semplicemente quello di correre altrove.
Ovviamente non vi vogliamo rovinare nulla sui contenuti che troverete in Spec Ops e ci limiteremo a dire che l'avventura si svolgerà attorno alla figura di tre eroi (?) inviati in quel di Dubai allo scopo di indagare su un misterioso segnale di soccorso lanciato dal comandante del 33 battaglione, incaricato ad aiutare la popolazione nell'evacuazione della città dopo che delle incredibili tempeste di hanno praticamente inghiottito città e abitanti. Ovviamente però in ogni intrigo “made in USA” che si rispetti, non possono mancare le ingerenze della CIA, il che vi porterà a scoprire inaspettati retroscena sicuramente ben congegnati. Il problema di Spec Ops non é quindi nel background, o nella capacità di tenere il giocatore sul filo (narrativo) del rasoio.
Ma se, lo ribadiamo, il versante concettuale/narrativo del gioco pare funzionare, altrettanto non possiamo dire sull'impianto di gioco “pad alla mano”. Spec Ops si presenta, ma sicuramente avrete già visto le foto a corredo dell'articolo, come uno shooter in terza persona che spinge come un dannato sul pedale della violenza e sulla presenza quasi continua di situazioni piuttosto forti. Una violenza non gratuita, comunque, perché il fulcro del gioco vuole prendere in esame il costante distacco dalla realtà di soldati e graduati coinvolti nei conflitti bellici.
Un obbiettivo raggiunto, soprattutto sul finale del gioco, ma che ha il difetto di essere davvero poco "empatico" nei confronti di chi, pad alla mano, si ritrova a combattere furiosamente per ore (dalle sei alle otto, per la cronaca) per poi riscoprirsi "uomo" nel corso degli ultimi istanti di gioco. Certo, le scelte morali da compiere nel corso dell'avventura posso aiutare a delineare i propri principi etici ma ancora una volta Spec Ops non riesce a far immedesimare a tal punto il giocatore da renderlo veramente partecipe di quello che accade sullo schermo. Eppure gli sviluppatori infatti non si sono certo fatti pregare nel presentare senza troppe autocensure gli orrori della guerra moderna, con un ampio utilizzo di armi non esattamente convenzionali (come quelle al fosforo, per esempio) e i terrificanti effetti sulla popolazione inerme.
Così come non si sono tirati indietro nel far percorrere ai nostri protagonisti sterminate fosse comuni ricolme di corpi mutilati e orrendamente ustionati. Peccato però che tutto questo si innesti all'interno di un sistema di gioco deficitario, che risente di una intelligenza artificiale incoerente e che é incapace di mantenere alto il valore del messaggio (posto che ci sia, benintesi) all'interno di un gameplay che si dimostra fallace in quelli che invece dovrebbero essere i suoi punti di forza. Primo fra tutti un sistema di coperture che cerca di ripetere in tutto e per tutto quanto fatto da maestri come Gears of War, dimostrando però di aver probabilmente saltato qualche lezione. Non sarà difficile, infatti, trovare il vostro personaggio praticamente inerme davanti ai colpi avversari mentre voi pigiate furiosamente sul tasto A del pad per convincere il vostro alter ego a trovare rifugio dal fuoco nemico, così come, al contrario, capiterà di essere "calamitati" ad un riparo anche se il vostro intento era semplicemente quello di correre altrove.